Cataratta: i sintomi e quando serve l’intervento

La cataratta è un’opacizzazione del cristallino, la lente naturale situata tra l’iride e il corpo vitreo.

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresenta la principale causa di cecità e ipovisione a livello mondiale, anche se nella maggior parte dei casi è affrontabile e risolvibile grazie ad un intervento chirurgico.

Approfondiamo l’argomento con il dottor Andrea Aretti, oculista presso Humanitas Medical Care di Busto Arsizio.

Che cos’è la cataratta?

La cataratta è un’opacizzazione del cristallino, che riduce la sua trasparenza e compromette il passaggio della luce attraverso l’occhio.

Esistono diverse tipologie di cataratta: la cataratta senile, legata all’invecchiamento, è la più comune; esistono poi forme congenite nei bambini, giovanili, traumatiche e anche secondarie a patologie generali (ad esempio il diabete) e a terapie sistemiche e/o locali (come trattamenti steroidei).

Quali sono i sintomi della cataratta?

I sintomi più comuni della cataratta sono:

  • visione offuscata
  • maggiore sensibilità alla luce e abbagliamento
  • percezione attenuata dei colori
  • continua necessità di cambiare gli occhiali da vista.

In alcuni casi, chi soffre di presbiopia può temporaneamente notare un miglioramento della visione da vicino, dovuto a modificazioni del cristallino con la cosiddetta “miopizzazione”. Con l’avanzare della cataratta è possibile osservare un riflesso giallastro/biancastro attraverso la pupilla.

Calo della vista e cataratta: quando sono correlati?

Il calo della vista è strettamente legato alla presenza della cataratta, dato che l’opacizzazione del cristallino ostacola il passaggio della luce e altera la qualità della visione.

La riduzione del visus può essere lenta, come accade nelle forme nucleari, oppure più rapida, come nelle cataratte sottocapsulari.

Quali sono le cause della cataratta?

La principale causa è l’invecchiamento, che comporta un indurimento e un’opacizzazione progressiva del cristallino. Esistono però altri fattori che possono contribuire:

  • diabete
  • carenze nutrizionali
  • traumi oculari
  • esposizione a radiazioni ionizzanti
  • difetti ereditari o congeniti.

Anche alcuni farmaci, come i cortisonici, possono favorirne la comparsa.

Nei bambini, forme congenite possono derivare da infezioni o infiammazioni avvenute durante la gravidanza, come la rosolia.

Cataratta: come avviene la diagnosi?

La diagnosi viene effettuata dall’oculista tramite visita completa con strumenti specifici.

L’esame alla lampada a fessura, preferibilmente dopo instillazione di collirio midriatico, permette di valutare la sede e l’estensione dell’opacità.

La cataratta può interessare il nucleo centrale del cristallino (cataratta nucleare), le zone periferiche (cataratta corticale) o la capsula posteriore (cataratta sottocapsulare posteriore). In base alla localizzazione e alla progressione, la riduzione della vista può manifestarsi in modo graduale o più precoce.

Come si cura la cataratta?

L’unico trattamento disponibile è l’intervento chirurgico.

L’intervento per la cataratta viene consigliato quando la riduzione della vista è quantitativamente e qualitativamente significativa, andando a limitare le attività quotidiane della persona, spesso in età avanzata. Esistono poi altri fattori che possono incidere sulle tempistiche e sulla necessità di intervento, come particolari condizioni corneali (cornea guttata) oppure patologie retiniche.

Oggi si utilizza prevalentemente la tecnica della facoemulsificazione: il cristallino viene frantumato con ultrasuoni, aspirato e sostituito con una lente artificiale (IOL).

L’operazione si esegue prevalentemente in anestesia topica e comporta un recupero rapido grazie a incisioni corneali di ridotta entità (si parla di valori di poco più di 1 millimetro). Per trattare la cataratta è possibile anche utilizzare il laser a femtosecondi, che consente incisioni ancora più precise ripetibili, oltre ad una frammentazione meno traumatica del cristallino.

Quali accorgimenti mantenere dopo l’operazione di cataratta?

Dopo l’intervento di cataratta è fondamentale seguire alcune indicazioni per favorire la guarigione e ridurre il rischio di complicazioni.

Bisogna evitare di strofinare l’occhio operato e di dormire sullo stesso lato, in modo da non esercitare pressioni involontarie.

È importante instillare regolarmente i colliri prescritti dal medico e astenersi da sforzi fisici come il sollevamento di pesi.

Nei giorni successivi all’intervento è molto importante indossare gli occhiali da sole, specie perché la sensibilità alla luce aumenterà parecchio.

Ancora, fondamentale è non esporsi ad ambienti polverosi e a non entrare in contatto con sostanze irritanti come fumo di sigaretta, sapone o shampoo.

Infine, è essenziale rispettare i controlli programmati con l’oculista; fondamentale la visita nell’immediato post operatorio dove verrà definito l’eventuale iter con controlli a tempistiche adeguate per il singolo caso clinico. Generalmente una visita oculistica a circa 30 giorni verrà consigliata come valutazione conclusiva post-operatoria.

Dopo l’intervento, quando si torna a guidare o a lavorare?

La ripresa funzionale post intervento è soggettiva e dipende dall’entità della cataratta, dalle necessità chirurgiche intraoperatorie e da eventuali patologie concomitanti. Generalizzando, sin dai giorni successivi si potrà avere un progressivo e significativo miglioramento della qualità e quantità di visione con una stabilizzazione del recupero a circa 30 giorni dall’intervento. La prima settimana post intervento è raccomandato riposo fisico e lavorativo, successivamente si potrà avere una graduale ripresa delle attività quotidiane, sempre rispettando le accortezze indicate precedentemente con ritorno alle normalità giornaliera circa un mese dopo l’intervento.

Dottor Andrea Aretti
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Via Alberto da Giussano, 9, Busto Arsizio, VA, Italia
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