Cos’è il reflusso gastroesofageo?
Il reflusso gastroesofageo è una condizione cronica causata dal reflusso retrogrado di contenuti gastrici nell’esofago, associata a sintomi come bruciore retrosternale e rigurgito. Il passaggio di acido dallo stomaco all’esofago avviene fisiologicamente durante la giornata, soprattutto dopo i pasti ma nella maggior parte dei casi sono del tutto asintomatici. Se questi eventi superano una determinata soglia in termini di frequenza e durata, si parla di una vera e propria patologia.
Quali sono le cause del reflusso gastroesofageo?
Il reflusso gastroesofageo è una patologia causata da vari fattori: alimentari, anatomici, funzionali, ormonali e farmacologici. Il tono dello sfintere esofageo inferiore (zona di passaggio tra esofago e stomaco) costituisce una barriera pressoria contro il reflusso ed è il componente più importante del meccanismo antireflusso. Quando la pressione della zona si riduce, per esempio durante il passaggio di acqua o cibo, il materiale acido e non-acido risale dallo stomaco all’esofago (anche in condizioni normali). Se la quantità e la durata del reflusso superano una determinata soglia, ci si trova di fronte alla malattia da reflusso gastroesofageo. La pressione della giunzione tra esofago e stomaco mostra variazioni diurne evidenti ed è influenzata dalla dieta, dagli ormoni circolanti e da determinati farmaci. Un aumento della pressione intra-addominale, come nelle persone in sovrappeso e nelle donne in gravidanza, predispone maggiormente al reflusso.
Tra gli alimenti che possono causare il reflusso ci sono: formaggi grassi, fermentati e piccanti; carni grasse e affumicate, insaccati; salse e sughi preconfezionati; cioccolato; caffè; agrumi; pomodoro; cipolla, aglio, menta; alcolici e superalcolici, bevande gassate.
Infine, tra le cause di reflusso gastroesofageo indichiamo anche l’obesità, la presenza di ernia iatale e una digestione lenta.
Quali sono i sintomi del reflusso gastroesofageo?
I sintomi tipici di questo disturbo sono:
- Bruciore dietro lo sterno (pirosi retrosternale) che si può irradiare anche posteriormente fra le scapole o al collo fino alle orecchie
- Rigurgito acido (percezione di liquido amaro o acido in bocca).
I sintomi si possono presentare in modo continuativo durante la giornata, oppure in modo intermittente. Ad esempio, il reflusso può verificarsi al risveglio, dopo i pasti e durante la notte (tipicamente da mezzanotte alle 3) o solo in posizione sdraiata e mentre ci si piega in avanti (per esempio per allacciare le scarpe).
I sintomi “atipici” sono:
- Asma
- Difficoltà a digerire, nausea
- Dolore toracico (simile a quello di natura cardiaca)
- Laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce
- Otite media (soprattutto nei bambini)
- Sensazione di nodo alla gola con difficoltà di deglutizione
- Singhiozzo.
I sintomi tipici (bruciore dietro il petto e rigurgito acido in bocca) sono già sufficienti per fare una diagnosi di malattia da reflusso gastroesofageo. Se dopo un breve periodo di terapia con gastroprotettori non si ottengono risultati o si evidenziano “segnali di allarme” come dimagrimento, debolezza, anemia, è necessario eseguire alcuni test diagnostici.
Fra gli esami utili per diagnosticare questa patologia ci sono:
- Gastroscopia (EGDS): consente di esaminare l’esofago, lo stomaco e il duodeno, attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile nel quale è incorporata una telecamera e un sottile canale, attraverso il quale è possibile far passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie).
- pH-impedenziometria delle 24 ore: si posiziona un sondino piccolo e sottile che, passando attraverso il naso, arriva fino all’esofago ed è connesso a un palmare. L’esame dura 24 ore e consente il monitoraggio della quantità di materiale refluito (sia acido che non acido) nell’esofago.
- Manometria esofagea: l’esame consiste nell’introduzione di una sonda attraverso il naso e la somministrazione di acqua in piccoli sorsi. Può essere utile per valutare l’eventuale presenza di anomalie della motilità dell’esofago (peristalsi).
- Esame radiologico del tubo digerente: il paziente deve bere una piccola quantità di liquido di contrasto biancastro, che permette di visualizzare l’anatomia dell’esofago, dello stomaco e del duodeno
Come trattare il reflusso gastroesofageo?
La terapia iniziale per il reflusso gastroesofageo si basa su un’adeguata educazione alimentare (evitando gli alimenti che possono favorirlo (come cioccolata, menta, caffè, alcolici, pomodoro, agrumi, cibi fritti) e uno stile di vita corretto, con la riduzione del peso corporeo ed evitando il fumo e gli alimenti che potrebbero peggiorare l’acidità come cioccolata, menta, caffè, alcolici, pomodoro, agrumi. Evitare il consumo di bevande fredde “da frigorifero”.
Importanti anche alcune norme comportamentali come evitare pasti abbondanti, di coricarsi subito dopo i pasti mentre è importante mangiare lentamente e masticare bene.
Se i disturbi permangono nonostante le correzioni alimentari, vengono prescritti dei medicinali che possono essere:
- Antiacidi: neutralizzano l’acido nello stomaco. Hanno un’azione rapida ma sono utili solo come rimedio sintomatico, non essendo in grado di guarire la mucosa esofagea da eventuali erosioni (esofagite). L’abuso di queste sostanze può inoltre determinare seppure saltuariamente, soprattutto se utilizzati per lungo tempo, problemi di dissenteria o stipsi.
- Farmaci che bloccano la secrezione di acido: gli inibitori della pompa protonica (omeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo) hanno un’azione iniziale un po’ più lenta rispetto agli H2 antagonisti utilizzati in precedenza fino a qualche decennio orsono (comincia dopo 48 ore).
- Farmaci che riducono la produzione di acido: gli H2 antagonisti (famotidina) sono rapidi e il loro effetto dura più a lungo rispetto agli antiacidi standard.
- Farmaci procinetici (stimolano la motilità esofago-gastrica): vengono utilizzati per migliorare lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco, contrastando il reflusso di materiale, soprattutto dopo i pasti. Questi farmaci (domperidone, metoclopramide, levosulpiride), in una piccola percentuale di casi, possono presentare effetti indesiderati se utilizzati per lungo periodo, come tremori, disturbi neurologici (metoclopramide), allungamento del tratto QT all’elettrocardiogramma (domperidone, eritromicina), ed aumento dei livelli di prolattina (domperidone, levosulpiride).
La chirurgia per il trattamento del reflusso gastroesofageo è considerata una misura “estrema” ed è riservata a pazienti che non rispondono ai farmaci e che presentano contemporanei problemi anatomici, come ernie iatali di grandi dimensioni.
Come prevenire il reflusso gastroesofageo?
Le misure preventive consistono nel mantenere o perseguire un peso corporeo idoneo e nel condurre una dieta equilibrata, evitando, alimenti ricchi di grassi o “reflussogeni” (come cioccolata, menta, caffè, alcolici, pomodoro, agrumi, cibi fritti). È importante anche evitare il fumo e mantenere uno stile di vita attivo.
La visita gastroenterologica consiste in una valutazione delle problematiche gastroenterologiche esistenti che possono riguardare molteplici aspetti quali malattie dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino tenue, del colon, del retto, del pancreas, delle vie biliari.

Ultimo aggiornamento: Novembre 2025
Data online: Marzo 2017