Crioablazione renale

Crioablazione renale

Si tratta di una tecnica chirurgica che prevede la distruzione delle cellule tumorali presenti nel rene mediante congelamento e trasformandole in tessuto cicatriziale. Può essere una valida alternativa terapeutica all’asportazione della massa tumorale presente nell’organo.

Che cos’è la crioablazione renale?

E’ una tecnica chirurgica che consiste nel distruggere un tumore presente nel rene, tramite congelamento delle cellule tumorali. La lesione renale viene punta con specifici aghi– introdotti tramite intervento a cielo aperto, laparoscopico o percutaneo – che raffreddano i tessuti sino a sterminare le cellule tumorali. Morendo, queste fanno  spazio a del tessuto cicatriziale.

Qual è l’ospedalizzazione richiesta?

La pratica prevede il ricovero ospedaliero. L’intervento – che a seconda dei casi può richiedere un’anestesia generale o locale, dura solitamente tra i 90 e 120 minuti.

Rispetto alla tumorectomia renale classica – tecnica che prevede l’asportazione dell’intera massa tumorale – presenta il vantaggio di non richiedere il “clampaggio” (ovvero la chiusura temporanea al fine di evitare perdite di sangue) dei vasi renali. Può essere altresì eseguita con approcci meno invasivi rispetto all’intervento a cielo aperto, sia per via laparoscopica che per via percutanea. Se impiegata in modo appropriato, i suoi risultati – in termini di percentuali di cura – sono paragonabili a quelli della tumorectomia renale.

La crioablazione renale è un intervento doloroso e/o pericoloso?

Il trattamento è considerato sicuro e le complicanze serie sono rare (es. emorragie intra e post operatorie). L’effetto collaterale più comune è il dolore post-operatorio, che però è solitamente lieve e ben controllabile dalle terapie antalgiche.

Chi può sottoporsi al trattamento?

Possono ricorrere a tale tipo di intervento soggetti affetti da tumori di piccole dimensioni (fino a 3 cm di diametro), chi soffre di deficit della funzionalità renale o chi ha un solo rene anche con lesioni multiple. L’accesso percutaneo è altresì dedicato a tutti quegli individui che presentano una controindicazione all’intervento.

Follow up

Dopo l’intervento è necessaria un’ospedalizzazione. La durata media della degenza post-operatoria è di 3 o 4 giorni. Entro quattro settimane dall’intervento può essere eseguita una RMN addominaleal fine di verificare l’efficacia del trattamento ed escludere quindi eventuale complicanze. L’esame viene di solito ripetuto ogni sei mesi nel primo anno e poi, per escludere recidive, una volta all’anno per i successivi 5 anni.

Sono previste norme di preparazione?

Il paziente deve presentarsi in ospedale con gli esiti di tutti gli esami già effettuati, seguendo le indicazioni fornite dal medico circa l’alimentazione e i farmaci abitualmente assunti.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono da intendersi come indicazioni generiche e non sostituiscono in alcuna maniera il parere dello specialista.