Implantologia orale
L’inserimento di impianti endo-ossei ha come scopo quello di creare del supporto per le protesi che devono sostituire i denti mancanti. Gli impianti trovano utilizzo nella sostituzione o di un singolo dente o di molti denti vicini (in mancanza di pilastri naturali), oppure per ancorare protesi mobili che sarebbero altrimenti poco stabili per la mancanza di cresta ossea.
Perché è utile un impianto endo-osseo?
Senza l’ausilio degli impianti non sarebbe possibile:
- protesizzare più denti in assenza di pilastri naturali precludendo la possibilità di ponti fissi
- risparmiare i denti vicini ad un singolo elemento, dovendo così costruire un ponte
- ancorare protesi mobili poco stabili.
In cosa consiste l’impianto endo-osseo?
Dopo l’anestesia si incide la mucosa nella zona implantare, nella quale verrà creata la sede deputata all’impianto con l’ausilio di frese calibrate. Si inserisce quindi il dispositivo e si suturano i tessuti sopra di esso.
Si attende l’integrazione dell’impianto, che resta sommerso per un periodo compreso tra i 3 ed i 12 mesi. Successivamente si procederà ad eseguire un ulteriore piccolo opercolo al fine di portare alla luce l’impianto.
Esistono alternative terapeutiche?
Ad oggi la protesi su impianti è quanto di più avanzato l’odontoiatria possa offrire dal punto di vista tecnico. Le alternative coinvolgono, in alcuni casi, i denti adiacenti alla zona da protesizzare per la costruzione di ponti.
È un trattamento rischioso?
I rischi sono assimilabili a quelli di una semplice estrazione, come la sovrainfezione della ferita ed il sanguinamento. Va anche considerato il rischio di coinvolgimento di strutture anatomiche vicine al campo chirurgico. La struttura anatomica nell’arcata superiore che può essere interessata è il seno mascellare (cavità che si trova posteriormente al naso e sopra le radici dei denti e che, se coinvolta, può causare sinusite).
Per l’arcata inferiore, il rischio maggiore è correlato al contatto con il nervo alveolare inferiore, il cui coinvolgimento può determinare un’anestesia temporanea o persistente che si estende fino all’angolo del labbro (in caso di lesione), e formicolii o scosse elettriche (nel caso di compressione).
E’ infine da contemplare il rischio – sebbene in bassa percentuale ma comunque presente – di fallimento dell’osteointegrazione con la perdita dell’impianto.
È fondamentale avvertire sempre gli operatori di non utilizzare guanti di lattice qualora si dubiti o si sia certi di allergia a questo materiale.
Disclaimer
Le informazioni riportate sono da intendersi come indicazioni generiche e non sostituiscono in alcuna maniera il parere dello specialista.