L’intestino crasso è la parte finale dell’intestino e, in generale, dell’apparato digerente. Si sviluppa dalla valvola ileo-cecale (detta anche valvola di Bauhin, dal cognome del medico svizzero che la identificò nel XVI secolo) all’orifizio anale. L'intestino crasso è composto da 3 tratti: l’intestino cieco (porzione che nasce e si estende lateralmente e a fondo cieco), il colon (ossia il proseguimento dell’intestino tenue) e il retto o intestino retto (ovvero il tratto finale dell’intestino, quello che sbocca verso l’esterno tramite l’orifizio anale). Il compito dell’intestino crasso è quello di concludere il processo digestivo attraverso assorbimento, fermentazione ed evacuazione degli alimenti ingeriti.
Che cos’è l’intestino crasso?
L’intestino crasso, estensibile e lungo circa 1,5 m, è posizionato in modo da circondare l’intestino tenue rispetto al quale presenta una lunghezza minore (1,5 m contro i circa 7 m di quello tenue), un maggior calibro e una maggiore fissità.
Pr quanto riguarda il calibro, l’intestino crasso ha una circonferenza iniziale di 28 cm che si riduce gradualmente a 14 per aumentare di nuovo a 17-19 cm a livello della prima parte del retto (ampolla rettale). Il calibro diminuisce ancora nella parte finale del retto, il canale anale, ovvero il tratto rettale comunicante con l’esterno dell'organismo e preposto all’evacuazione.
A cosa serve l’intestino crasso?
Se il compito di tutto l’intestino è quello di concludere la digestione iniziata dalla bocca (grazie all’azione combinata della masticazione e della saliva) e proseguita nello stomaco (tramite l’azione dei succhi gastrici); la funzione principale dell’intestino crasso è quella di assorbire acqua ed elettroliti, consentire l’accumulo degli scarti alimentari non digeribili, occuparsi della loro decomposizione e della loro eliminazione all'esterno dell'organismo.
Oltre a permettere il compimento del processo digestivo, l’intestino crasso ha anche il compito di assorbire elementi specifici (per esempio sodio e cloro) e alcune vitamine generate dalla flora batterica locale (soprattutto la vitamina K).