29 settembre 2021, Giornata Mondiale del Cuore

Il 29 settembre è la Giornata Mondiale del Cuore, una ricorrenza promossa dalla World Heart Federation per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Le cause delle patologie cardiache possono non essere modificabili, come la familiarità, il sesso o l’età, ma esistono alcuni fattori su cui si può intervenire, a partire dallo stile di vita e dalle abitudini alimentari del paziente.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Sara Anna Cioccarelli, cardiologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano Premuda.

Le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte in Italia

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel mondo occidentale e anche in Italia, dove muoiono più di 230 mila persone all’anno per ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari.

A partire dai 40 anni si incomincia a registrare un’incidenza significativa di eventi, che ha il suo picco nella fascia di età compresa tra gli 85 e gli 89 anni.

È opinione diffusa che le malattie cardiovascolari riguardino soprattutto gli uomini, ma, anche se con un ritardo nel presentarsi di almeno 10 anni, le donne dopo la menopausa sono colpite da eventi cardiovascolari addirittura più degli uomini, spesso con un quadro clinico meno evidente ma talora anche più grave.

Quand’anche il paziente riesca a superare l’evento acuto, questi diviene quasi inevitabilmente un malato cronico, destinato a un progressivo peggioramento funzionale e della qualità della vita, con un costo, anche economico, per la società.

Si stima infatti che quasi 1/4 della spesa sanitaria nazionale sia attualmente destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare, spesa che si stima possa addirittura raddoppiare nei prossimi 10 anni.

I fattori di rischio: cosa possiamo fare per il nostro cuore?

In questo scenario piuttosto sconfortante, un ruolo fondamentale è quello dei fattori di rischio cardiovascolari, che, modificabili o non modificabili, sono coinvolti nella genesi delle malattie cardiovascolari, aumentando la probabilità di eventi cardiaci, e che addirittura, se associati, moltiplicano la possibilità di una persona di sviluppare malattie.

Da qui discende l’importanza della prevenzione per combattere le malattie cardiovascolari. I fattori di rischio possono essere classificati in modificabili  (fumo, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, basso colesterolo HDL, diabete, eccessivo consumo di alcol, dieta ricca di grassi e ipercalorica, ridotta attività fisica) e non modificabili (sesso, età, familiarità, storia di malattia cardiovascolare pregressa).

Sulla base dei fattori di rischio un soggetto può essere considerato a basso, medio o elevato rischio cardiovascolare. L’identificazione e il trattamento dei fattori di rischio sono essenziali per proteggere il proprio cuore, basti pensare che la maggior parte degli eventi cardiovascolari è evitabile attraverso una buona attività di prevenzione.

Per questo è fondamentale conoscere il proprio rischio cardiovascolare, per attivare di conseguenza un adeguato piano di esami diagnostici e di interventi terapeutici mirati.

Un paziente a basso rischio, ad esempio, riceverà dal medico solo degli incoraggiamenti a condurre una vita sana, all’insegna dello sport e della corretta alimentazione; mentre un paziente ad elevato rischio, cioè affetto da più condizioni che lo predispongono a sviluppare una malattia cardiovascolare, oltre a seguire i consigli relativi alla modifica del proprio stile di vita, dovrà iniziare un trattamento farmacologico volto a controllare tali fattori. Parliamo ad esempio di farmaci utili a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, a controllare i valori di pressione arteriosa, o a curare il diabete. La possibilità che pazienti ad alto rischio abbiano già in atto una malattia cardiaca è molto elevata: spesso infatti questa si può presentare in modo del tutto asintomatico, ed è per questo che è necessario in tal caso sottoporsi a test diagnostici approfonditi, quali test da sforzo, ecocardiogramma da stress, risonanza magnetica, Tac coronarica.

Prendersi cura del proprio cuore: l’importanza della prevenzione

Non esistono indicazioni precise in termini di prevenzione per fasce di età, ma strategie diagnostiche per fasce di rischio, tanto  più “aggressive” e approfondite quanto più alto è il rischio del paziente. Ed è per questo che è importante affidarsi al cardiologo che sappia studiare un percorso diagnostico ad hoc per ogni paziente.

In linea di massima, per persone a basso rischio cardiovascolare è consigliabile effettuare una visita cardiologica ogni 5 anni per gli uomini sotto i 40 anni e per le donne sotto i 50 anni.

Se si svolge un qualsiasi tipo di attività fisica, anche non agonistica, è opportuno sottoporsi a un elettrocardiogramma annuale, eventualmente accompagnato da una visita cardiologica.  

Come si svolge la visita cardiologica ?

Il paziente viene accolto dallo specialista che in un primo momento raccoglierà il maggior numero di informazioni possibili sulla storia e lo stile di vita: alimentazione, fumo, attività fisica, patologie pregresse o attuali, familiarità per cardiopatie, terapie in corso. Il medico procederà poi all’auscultazione del cuore e alla misurazione della pressione arteriosa.

La visita prevede poi l’esecuzione di un elettrocardiogramma, che, in modo del tutto indolore, registra l’attività elettrica del cuore.

La visita dura circa 30 minuti e consente di valutare il grado di rischio cardiovascolare del paziente ed eventualmente di elaborare strategie in grado di ridurre la probabilità di insorgenza di malattie cardiovascolari che potrebbero talora addirittura rivelarsi fatali.

Specialista in Cardiologia
Dott.ssa Sara Anna Cioccarelli
Visite ed Esami
Visita cardiologica

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