Appendicite, attenzione ai sintomi

L’appendicite è l’infiammazione acuta dell’appendice, un piccolo viscere localizzato sul colon destro all’estremità inferiore dell’intestino crasso.

È un’infezione molto comune che può verificarsi in tutte le età ma che si presenta più frequentemente in soggetti giovani.

Se non adeguatamente trattata, questa patologia può evolvere fino a perforare la zona dell’intestino e portare ad una peritonite. È necessario conoscere bene i sintomi per intervenire prima dell’insorgere di gravi complicazioni.

Ne abbiamo parlato con il dottor Marco Platto, medico di chirurgia generale presso Humanitas Mater Domini di Castellanza e il centro Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.

Che cos’è l’appendicite?

L’appendice è un prolungamento dell’intestino che si trova a livello del cieco, situato generalmente nella parte destra dell’addome. Non si conosce con esattezza il suo ruolo ma si pensa che rivesta un’importante funzione di protezione dell’intestino dalle infezioni. Viene anche considerata un processo involutivo della sacca intestinale degli erbivori.  

Quali sono i sintomi dell’appendicite?

I sintomi sono:

1) Dolore addominale. Di solito in pieno benessere, talvolta dopo un periodo  prodromico di uno-due giorni di disturbi dispeptici (inappetenza, cefalea, nausea). Successivamente il paziente viene colpito prima da un dolore di tipo colico e poi continuo, che si localizza nella parte inferiore destra dell’addome (fossa iliaca destra), in alcuni casi irradiati alla coscia omolaterale e alla regione lombare.

2) Nausea e vomito.

3) L’alvo si chiude progressivamente prima alle feci e poi ai gas.

4) Febbre (38-38,5°C).

Quali sono le cause?

Il fattore determinante di maggiore importanza è l’ostruzione del lume dell’organo, causato raramente da un’angolazione o una torsione del viscere e, frequentemente, da un corpo estraneo (coprolito). La creazione di una camera chiusa favorisce la moltiplicazione batterica, mentre l’aumento della pressione endoluminale causa stasi e, successivamente, ischemia, con la creazione di un terreno favorevole per l’invasione parietale dei germi.   

Diagnosi e trattamento

La diagnosi inizialmente è clinica: la sede del dolore, la contrattura muscolare durante la valutazione, la nausea e il vomito a cui si associano alterazioni degli esami del sangue con aumento della conta dei globuli bianchi (leucocitosi) e della proteina C reattiva (PCR).

Possono riscontrarsi delle difficoltà nella diagnosi se la sede dell’appendice non è tipica ma si colloca dietro al colon (retrocecale) o dietro al fegato (sottoepatica).

Per un corretto inquadramento diagnostico può essere eseguita un’ecografia addome e, in un secondo momento, una TAC addominale.

Il trattamento, nelle forme lievi e iniziali, può essere effettuato con terapia antibiotica ad ampio spettro.    

Quando si rende necessario l’intervento?

Nella maggior parte dei casi si rende necessaria l’esecuzione dell’intervento chirurgico di appendicectomia. Solo in una percentuale più ridotta, nelle forme più lievi, è possibile eseguire un tentativo di trattamento conservativo con terapia antibiotica ad ampio spettro associato a stretto monitoraggio clinico e laboratoristico.

In che cosa consiste l’intervento?

L’intervento chirurgico si effettua con tre incisioni: una sovraombelicale, una in fianco sinistro l’ultima sovrapubica.

Con questi tre accessi l’appendice viene sezionata a livello della sua base di impianto e asportata.

Nei casi più gravi, anche se sempre più raramente, l’intervento in laparoscopia deve essere interrotto ed è necessario provvedere a un’incisione con accesso addominale classico.

L’accesso mini-invasivo permette tempi di recupero più rapidi e nell’arco di 24-48 ore il paziente può rientrare a domicilio.

Specialista in Chirurgia Generale
Dott. Marco Platto
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