Aritmie cardiache: come riconoscerle e quando preoccuparsi?

Le aritmie cardiache indicano le alterazioni del ritmo del cuore che batte troppo velocemente (tachicardia), troppo lentamente (bradicardia) rispetto alla velocità normale (range 60-100 battiti al minuto) o in maniera irregolare (aritmia).

Nella maggior parte dei casi le aritmie cardiache non sono pericolose ma, se si avverte un battito cardiaco anomalo, è meglio farsi visitare da uno specialista, per verificare lo stato di salute del proprio cuore ed impostare un eventuale trattamento.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Elvira Renzullo, cardiologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Bresso.

Quali sono le cause delle aritmie cardiache?

Le aritmie cardiache sono molto varie e si possono dividere in due gruppi: le aritmie sopraventricolari e le aritmie ventricolari. La maggior parte delle aritmie sono sopraventricolari, si verificano quindi nelle camere cardiache atriali situate sopra ai ventricoli (la pompa del cuore). 

Tali aritmie comprendono: 

  • Aritmie da rientro nodali o atrio-ventricolari
  • Fibrillazione atriale
  • Flutter atriale 
  • Tachicardia atriale

Le aritmie sopraventricolari di solito non sono immediatamente pericolose per la vita del paziente ma richiedono una valutazione cardiologica per impostare un adeguato percorso diagnostico e terapeutico. 

Le aritmie ventricolari invece originano dai ventricoli. Queste ultime, molto più rare, se non trattate, possono condurre a situazioni di emergenza quali arresto cardiaco e morte cardiaca improvvisa. Le cause di aritmie cardiache sono molteplici. Possono verificarsi inaspettatamente senza ragione apparente e a qualsiasi età, ma con il progredire dell’età aumenta anche il rischio di sviluppare alcune forme di aritmia. In molti casi sono causate da malattie cardiovascolari come l’ipertensione arteriosa, l’infarto cardiaco, le malattie valvolari o l’insufficienza cardiaca. Anche gli squilibri ormonali (disturbi tiroidei), le droghe o alcuni farmaci possono causare un disturbo del ritmo cardiaco.

Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?

I sintomi di un’aritmia dipendono dal tipo di disturbo del ritmo cardiaco. Una bradicardia (ritmo cardiaco troppo lento) può manifestarsi con vertigini, debolezza, affaticabilità dopo minimi sforzi e perdita di coscienza; una tachicardia (ritmo cardiaco troppo veloce) può manifestarsi con palpitazioni, battiti fortemente accelerati, sensazione di cuore in gola. Alcune persone che hanno aritmie avvertono un polso irregolare, battiti fuori posto, mancanza di respiro, stanchezza, sudorazione e sensazione di peso sul petto. In alcuni casi le persone non si accorgono della loro aritmia cardiaca e il riscontro di quest’ultima risulta occasionale. 

I disturbi possono verificarsi sotto forma di crisi e risultare della durata di poche ore oppure perdurare per diversi giorni o essere permanenti nel tempo.

Quando è necessario rivolgersi a uno specialista?

La comparsa dei sintomi citati sopra, soprattutto se continui o reiterati e associati al riscontro di polso accelerato, rallentato o irregolare, devono essere valutati da uno specialista mediante una visita cardiologica.

Come avviene una visita cardiologica?

La visita cardiologica comprende la raccolta della storia clinica del paziente che fornisce molti indizi. L’esame obiettivo, la misurazione del polso e l’auscultazione cardiaca possono dare ulteriori informazioni. Per una diagnosi più precisa è necessario eseguire un elettrocardiogramma (ECG) che rappresenta la registrazione dell’attività elettrica cardiaca in quel momento. Come ulteriori accertamenti possono essere richiesti l’ECG Holter (registrazione dell’attività elettrica cardiaca per 24-48 ore), l’ecocardiografia (esame che definisce la struttura cardiaca) o ulteriori indagini elettrofisiologiche.

Come si curano le aritmie cardiache?

Le aritmie cardiache sono un insieme di disturbi del ritmo molto variegato, pertanto i trattamenti sono altrettanto vari e dipendono dal tipo di aritmia presente.

Le tachicardie sopraventricolari si possono trattare con farmaci o mediante un intervento chirurgico. Quest’ultimo è rappresentato dall’ablazione transcatetere che consiste nell’eliminare quei circuiti elettrici anomali responsabili dell’aritmia attraverso l’inserimento di un catetere che da una vena della gamba o del braccio arriva al cuore direttamente.

Nei casi in cui invece il ritmo cardiaco è troppo lento (bradicardia) può essere impiantato un pacemaker che rappresenta un generatore di impulsi che opera aiutando o sostituendosi completamente al lavoro del nostro sistema elettrico. Al contrario quando il ritmo cardiaco è troppo rapido e minaccioso per la vita (tachicardia ventricolare), può essere impiantato un defibrillatore, ovvero un dispositivo che riesce ad avvertire quando c’è un aritmia veloce e pericolosa e la interrompe trasmettendo uno shock elettrico al cuore.

Cardiologia
Dr.ssa Elvira Renzullo
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