Bruxismo e roncopatia: c’è un legame?

Il bruxismo, quel gesto involontario che si manifesta soprattutto la notte, mentre si dorme, in cui si digrignano i denti, sfregando le arcate dentali una sull’altra o stringendo con una certa forza le mascelle, può causare diversi disturbi.

Tra i più diffusi, oltre all’usura dei denti, anche dolore alla mandibola, mal di testa e persino dolori alla schiena.

In alcuni casi potrebbe essere legato ad un’altra patologia ‘del sonno’: la roncopatia

Il bruxismo: un campanello d’allarme da non sottovalutare

Secondo gli esperti il bruxismo deve essere un campanello d’allarme per molti specialisti da non sottovalutare. Gli odontoiatri, tra i primi ad accorgersi di questa patologia dei pazienti perché legata ai denti e alla loro usura, possono e devono approfondire con un’anamnesi accurata e diagnostica e la collaborazione in équipe con altri specialisti anche l’eventuale presenza di una roncopatia. 

“Il bruxismo è considerato una patologia neurologica del sonno che ha un forte legame con le apnee ostruttive del sonno – spiega il dottor Fabrizio Salamanca -. Il russamento e le apnee ostruttive del sonno sono spesso associati al bruxismo. Una buona  valutazione da parte degli odontoiatri, insieme ad una polisonnografia ed una endoscopia del sonno (sleep endoscopy), può aiutare a intercettare e risolvere molti casi di roncopatia, patologia molto diffusa tra gli uomini e tra le donne (specie dopo la menopausa) ma non rara neppure tra i bambini, che nel lungo periodo può essere la causa di importanti ripercussioni sulla salute come ipertensione,cardiopatie, sonnolenza diurna che può causare incidenti stradali ed infortuni sul lavoro”.

Roncopatia e bruxismo: se il bite da solo non basta

In molti casi il bruxismo viene curato semplicemente e in modo efficace con l’utilizzo di bite personalizzati per i pazienti: si tratta di piccoli “apparecchi” odontoiatrici che vengono utilizzati di notte e sono una forma di protezione per le arcate dentali, evitando il digrignamento dei denti.

In altri casi, invece – spiega l’esperto – l’approccio deve prevedere terapie combinate

Per indagare quale sia l’approccio terapeutico migliore, il medico potrebbe richiedere per il paziente un esame endoscopico come lo sleep endoscopy, che si esegue in ospedale: durante un sonno indotto, il medico esegue la manovra di “pull-up mandibolare”, portando manualmente la mandibola leggermente in avanti di qualche millimetro (simulando quindi un dispositivo orale) e capendo così subito se una terapia con il bite può ridurre o annullare sia il russamento che le apnee ostruttive del sonno

Spesso si assiste ad un decremento della patologia, ma non ad una sua risoluzione definitiva. In questi casi si procede anche con un intervento chirurgico mininvasivo associato. Grazie alla sleep endoscopy, il chirurgo riesce anche capire a quale tipo di intervento sottoporre il paziente e in quale sede delle vie aeree. “Nei casi in cui il bruxismo e la roncopatia sono più gravi, la terapia combinata di chirurgia e terapia odontoiatrica con dispositivi chiamati MAD (Mandibular Advancement Device) simili ad un bite, risulta certamente la più valida soluzione – spiega lo specialista -, a volte persino migliore della terapia ventilatoria assistita con la macchina respiratoria (CPAP) consigliata nei casi di grave roncopatia”.

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