Cadute con sci e snowboard, le mani sono spesso le prime a pagarne i danni

Nella mano sono presenti ben 27 ossa, oltre a numerosi legamenti, muscoli, tendini, articolazioni, tutto racchiuso in uno spazio relativamente ristretto, dal polso alla punta delle dita.

Una serie di strutture altamente specializzate ma anche decisamente delicate, che richiedono una grande attenzione, volta a preservarne la salute. Questo nella vita di tutti i giorni, ma ancor più quando, nella stagione invernale, ci dedichiamo a sport che possono rappresentare un pericolo evidente per le mani, come ad esempio lo sci e lo snowboard.

Quanto vengono coinvolte le mani negli incidenti che si creano sulle piste innevate?

L’abbiamo chiesto al dottor Matteo Tegon, chirurgo della mano di Humanitas Castelli e Humanitas Medical Care di Bergamo.

«Gli incidenti che riguardano le mani sono numerosi. Quando si cade, non è una novità, si tende infatti a cercare di attutire il trauma con il suolo aiutandosi con gli arti superiori. Questo comporta il forte rischio di procurarsi fratture a carico di polso e mano – in particolare di fratture che riguardano il radio, lo scafoide, i metacarpi e le falangi – oltre che lesioni ai legamenti».

Questo tipo di incidente può riguardare sia chi pratica sci, sia chi pratica snowboard?

«Sì, sono fratture o lesioni tipiche di tutti e due gli sport. Gli sciatori, inoltre, corrono anche un altro rischio, quello della rottura del legamento collaterale ulnare – che sta alla base del pollice e stabilizza le prese – che è causata dall’impugnatura della racchetta che, impuntandosi nella neve, fa leva verso l’esterno provocando un movimento rapido e incontrollato che provoca la lacerazione. Infortunio che non a caso viene chiamato “lesione dello sciatore”».

Si può in qualche modo cercare di prevenire questi infortuni? Come possiamo cercare di evitarli?

«Ci si fa male per vari motivi, spesso anche solo per una piccola disattenzione. Ma nella maggior parte dei casi ci facciamo male perché siamo privi di un’adeguata preparazione atletica, che quando si praticano sport di questo tipo non deve mai mancare. Un altro motivo per cui ci facciamo male è il fatto che osiamo troppo, tendiamo a superare i limiti delle nostre capacità, problema che può riguardare sia gli atleti professionisti, sia quelli che possiamo definire “della domenica”, indipendentemente dalla loro età».

Come ci si deve comportare dopo una caduta non particolarmente rovinosa con sci o snowboard? È sempre il caso di recarsi al più vicino Pronto Soccorso per sottoporsi ai dovuti controlli?

«Bisogna valutare la situazione post-caduta. Nel caso di un trauma lieve che ha procurato un leggero gonfiore, un dolore contenuto e una minima limitazione dei movimenti, può bastare anche una cura fai-da-te, applicando ghiaccio sulla zona colpita ed evitando di svolgere attività pesanti. Se però, in casi come questi, il dolore si prolunga per qualche giorno è consigliabile farsi vistare da un medico che valuterà la situazione ed eventualmente consiglierà l’assunzione di farmaci o proporrà l’esecuzione di esami per approfondimenti».

E se la caduta ha avuto invece un alto impatto?

«In questo caso, soprattutto in presenza di grandi ematomi se non addirittura di versamenti di sangue o, peggio ancora, deformità del profilo anatomico – come ad esempio dita non in asse o polso che assume la posizione detta “a dorso di forchetta” – è necessario recarsi senza indugio al più vicino Pronto Soccorso per sottoporsi a una radiografia seguita da un’attenta valutazione ortopedica».

Chirurgia Plastica
Dr. Matteo Tegon
Visite ed Esami
Visita ortopedica della mano o del polso

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