Camminare scalzi fa bene per i piedi piatti

Nel bambino i piedi piatti sono un fattore quasi sempre fisiologico e, quindi, rappresentano una fase della loro normale evoluzione, sulla quale si deve intervenire solo nei casi di particolari patologie. Pertanto, non bisogna preoccuparsi. Crescendo, plantari e supporti serviranno a ben poco per risolvere il problema; meglio praticare dell’attività fisica adeguata.

Il professor Nicola Portinaro, Direttore della Cattedra di Ortopedia e Traumatologia dell’Università Statale di Milano e responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia pediatrica in Humanitas, cerca di tranquillizzare i genitori dei bambini con i piedi piatti.

Che cosa s’intende per “piede piatto”?

“Un piede è piatto quando l’arco interno è diminuito, oppure è inesistente o addirittura appoggiato al terreno. Questa particolare conformazione del piede può essere dovuta a squilibri muscolari, alterazioni ossee, conformazione fisiologica”, spiega il professore.

Al momento della nascita il piede è naturalmente piatto e la volta plantare si forma nel corso degli anni. La visita dal pediatra e dall’ortopedico è importante, però, per diagnosticare eventuali problemi e per poterli trattare subito, se necessario; tuttavia una fotografia reale del piede è possibile solo più tardi.

Aggiunge il professore: “Crescendo, il piede cambia e assume la conformazione definitiva intorno ai 12-13 anni. Maturando, si forma l’arco plantare, fondamentale per dare la spinta nella fase del passo come in una leva meccanica”.

È possibile intervenire in qualche modo sull’evoluzione del piede?

“Difficilmente si può influenzare l’evoluzione del piede con plantari, tutori o altri supporti. Invece, sono molto più utili il movimento e l’attività fisica: basta confrontare i piedi di chi è cresciuto facendo sport e di chi è stato più sedentario”, afferma il dottore.

Fa bene camminare a piedi nudi?

Camminare scalzi aiuta, ma la cosa importante è la superficie su cui ci si muove. Se questa è liscia, come il pavimento di casa, non fa molta differenza camminare con le scarpe o a piedi nudi.

“Per la maturazione del piede, invece, sono preferibili i terreni sconnessi, come l’erba o la spiaggia del mare (paradossalmente anche saltare sul letto fa bene), e questo perché non si stimolano solo il movimento e il controllo di flessione ed estensione del piede, ma anche i movimenti laterali”, sostiene il professor Portinaro.

Quando è necessario, invece, l’intervento chirurgico?

“Se intorno ai tredici anni il problema persiste, è possibile effettuare un intervento mini invasivo, che consiste nell’inserimento di una vite nel calcagno per correggere la forma e, quindi, anche la funzione di leva. Il vantaggio è che non si devono portare gessi dopo l’operazione e i tempi di recupero sono molto brevi: dopo circa una settimana il paziente riesce a camminare liberamente”, conclude il professore.

 

 

I numeri di Humanitas
  • 12.000.000 Visite
  • 1.000.000 pazienti
  • 7.300 professionisti
  • 190.000 ricoveri
  • 12.000 medici