Come funziona la consulenza nutrizionale per i DCA?

Dopo la pandemia da COVID-19, i disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono aumentati di circa il 40% nel nostro Paese. Solo in Italia, si stima infatti che siano circa 3 milioni gli adolescenti che soffrono di dipendenza da cibo, anoressia, bulimia o binge eating (alimentazione incontrollata), ovvero un ragazzo su tre.

Questi numeri pongono l’attenzione sull’importanza di prevenire e trattare queste condizioni precocemente, per evitare il rischio permanente che questi disturbi possono provocare al nostro organismo (i DCA sono la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali).

La consulenza nutrizionale per i DCA consente non solo di impostare una dieta, stabilendo una distribuzione corretta dei pasti, ma anche di insegnare regole comportamentali che aiutino i ragazzi ad affrontare eventuali problemi legati al cibo.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Michela Seniga, nutrizionista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.

Da cosa nasce un disordine alimentare?

È una patologia a carattere multifattoriale, che non vede un’unica causa come evento scatenante ma spesso è la risultante della compresenza di diversi fattori, quali motivi fisici, psicologici, biologici, genetici e sociali.

A questi vanno poi associati potenziali fattori di rischio quali:

·    età precoce e tipica del cambiamento fisico (infanzia e adolescenza),

·    presenza di disturbi dell’alimentazione e nutrizione in famiglia,

·    tentativi pregressi di dietoterapia o gestione del peso,

·    compresenza di patologie relative sia alla salute mentale (depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, agiti impulsivi) che complicanze metaboliche (diabete)

·    attività fisica extracurriculare strutturata e finalizzate alla realizzazione di una fisicità specifica (ginnastica artistica, danza)

·    importanti cambiamenti nella vita

Quali sono i disturbi del comportamento alimentare più diffusi?

Secondo i dati riportati dall’Istituto Superiore della Sanità, in merito ad un censimento che ha coinvolto tutti i centri per la cura dei DCA in Italia, la maggior parte dei pazienti sono donne (nel 90% dei casi); il 59% hanno tra i 13 e 25 anni di età, il 6% hanno meno di 12 anni. 

L’anoressia nervosa rappresenta il 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%.

Quando una persona è anoressica?

L’anoressica è caratterizzata da un’elevata perdita di peso (sotto l’85% del normale per la propria età, sesso e altezza), conseguente al rifiuto ad assumere cibo per paura di ingrassare (anche quando si è sottopeso).

L’anoressia si manifesta in due modi:

·    con la riduzione costante della quantità degli alimenti ingeriti

·    con abbuffate e successiva eliminazione del cibo tramite vomito autoindotto, pillole lassative e diuretiche, o eccessiva attività fisica

Quando si parla di bulimia?

Le caratteristiche tipiche del comportamento bulimico sono:

·    abbuffate di cibo in un arco di tempo limitato

·    sensazione di non riuscire a smettere di mangiare

·    forte stress emotivo

Dopo aver mangiato in modo così eccessivo, la persona bulimica generalmente si sente in colpa e tende ad adottare comportamenti per eliminare le calorie ingerite, vomitando o ingerendo pillole diuretiche e lassativi.

Cos’è il binge eating?

Il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating) si caratterizza per la presenza di episodi di abbuffate ricorrenti che non terminano con episodi bulimici (vomitando): le persone che ne sono colpite sentono il bisogno urgente di consumare enormi quantità di cibo in un breve lasso di tempo, anche se non sono affamate, provando una sorta di gratificazione o consolazione.

Cosa devo fare se penso di avere un DCA?

Il primo passo è rivolgersi al medico di famiglia o al pediatra che vi permetterà di avere una prima valutazione ed eventualmente diagnosi del caso; sarà lui stesso ad indicarvi a quali servizi di rete regionale rivolgervi. 

Lo stesso Ministero della salute, a seguito dell’emergenza Covid-19 e dell’incessante incremento dei casi di DCA, ha previsto una piattaforma online per la localizzazione dei centri specialistici finalizzati alla cura e al trattamento di disturbi alimentari, che devono includere la presa in carico del paziente a livello multidisciplinare (medico psichiatra, internista, psicologo e nutrizionisti). La valutazione presso i primi membri dell’equipe permette di individuare l’approccio migliore per il paziente e il grado di intervento delle singole figure professionali.

A cosa serve una consulenza nutrizionale?

Il nutrizionista che ha acquisito esperienza nel campo dei disturbi alimentari deve avere un approccio comprensivo della difficoltà che le pazienti con DCA hanno con il cibo.

Durante il colloquio anamnestico si cerca di valutare l’adeguatezza o meno delle abitudini alimentari della paziente (che sia una sportiva, lavoratrice, uomo, donna o bambino/a), sondare eventuali selettività alimentari su base calorico (con rischio di carenze di minerali e classi vitaminiche) e iperattività sia a scopo compensatorio che di modifica del proprio aspetto fisico.

Cosa succede durante il primo incontro con la specialista?

Durante il primo incontro verrà valutato lo stato nutrizionale del paziente, per capire il grado di intervento e il tipo di monitoraggio di cui avrà bisogno. Successivamente, verranno rilevati i suoi parametri antropometrici (peso, altezza, BMI, percentile in caso di minori) e valutate la sua storia (anamnesi) alimentare, lo stato di idratazione, eventuali modalità disfunzionali o condotte compensatorie.

A seguito di questa prima valutazione verrà stilato un piano alimentare personalizzato, atto a ripristinare i fabbisogni minimi necessari.

Parallelamente, verranno intrapresi percorsi di educazione nutrizionale.

Quali sono gli obiettivi della consulenza nutrizionale?

Migliorare i segni della malnutrizione. Spesso un’alimentazione mal equilibrata (sia per eccesso che per difetto) si manifesta con segnali assecondabili ad altre cause, basti pensare alla caduta dei capelli, fragilità delle unghie, alterazione dell’umore, pallore, stanchezza, secchezza della cute. Iniziare un percorso nutrizionale vuol dire migliorare il proprio stile di vita in modo del tutto incondizionato dalle mode alimentari del momento, ma sempre con una base di personalizzazione e scientificità.

Cosa succede dopo?

Obiettivo ultimo è ri-costruire il proprio rapporto con il cibo. Parlare di sana alimentazione sembra un concetto ormai acquisito da tutti. Emerge sempre più infatti il tema dell’identità alimentare: approcciarsi a numerosi percorsi dietetici può paradossalmente allontanarci da quelli che realmente sono i nostri gusti, preferenze e tendenze alimentari (per esempio eliminiamo carne e derivati perché meno “sani” dei legumi). Ri-costruire un rapporto con il cibo vuol dire prima di tutto rispettarsi, capire come organizzare la propria giornata alimentare e in che momento prevedere eventuali cibi occasionali, sapendo di poter avere pieno accesso ad ogni alimento.

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