Conoscere la gastroscopia al di là di paure e pregiudizi

La gastroscopia è un esame diagnostico e operativo che consente di esplorare l’interno del tratto gastroenterico superiore e permette di effettuare alcuni interventi.

Si tratta di una procedura invasiva e molto temuta dai pazienti: è il momento di conoscerla meglio.

Ne abbiamo parlato con il Dottor Paolo Omodei, responsabile della Sezione Autonoma di Gastroenterologia Clinica presso l’Istituto Clinico Humanitas.

Come avviene la gastroscopia?

Attraverso la bocca viene introdotta una sonda flessibile (di diametro massimo di 9 millimetri) nell’esofago, nello stomaco e nel duodeno. Le fibre ottiche poste all’estremità della sonda trasmettono le immagini a video con una risoluzione di qualità elevata.

Il paziente deve essere a stomaco vuoto, pertanto si prescrive il digiuno nelle 8-12 ore precedenti l’esecuzione dell’esame.

Grazie al miglioramento della tecnologia e degli strumenti operativi, la procedura non risulta essere dolorosa. In ogni caso, nell’Istituto Clinico Humanitas il paziente viene sedato per via endovenosa. Oltre a ciò, prima dell’inizio della gastroscopia si procede con una lieve anestesia a livello orale per mezzo di uno spray anestetico.

Terminato l’esame, il paziente può lasciare l’ospedale dopo 1 ora circa (il tempo varia a seconda del tipo di sedativo somministrato) e può mangiare dopo 20 minuti (si consigliano alimenti freddi o a temperatura ambiente).

Quali sono le possibili complicazioni?

Le complicanze sono rare e riguardano:

  •      la perforazione del tessuto (che richiede un tempestivo intervento chirurgico) dovuta alla fuoriuscita della sonda dalle pareti dell’esofago o dello stomaco;
  •      il sanguinamento del tessuto (generalmente controllabile per via endoscopica) a causa di una gastroscopia operativa.

Per quali motivi si esegue?

La gastroscopia è necessaria per esaminare le patologie che riguardano il rivestimento interno e la mucosa dell’esofago, dello stomaco, del bulbo duodenale e della prima parte del duodeno.

In particolare, si effettua:

  •      in seguito a persistenti disturbi digestivi e a reflusso di materiale acido dallo stomaco verso l’esofago;
  •      per sospetta celiachia, cioè intolleranza al glutine (le analisi del sangue non sono sempre sufficienti a tal proposito);
  •      per eseguire biopsie.

Si interviene con la gastroscopia anche in situazioni di emergenza:

  •      per fermare il sanguinamento di ulcere duodenali o gastriche e l’emorragia provocata da varici esofagee e/o gastriche;
  •      in seguito all’ingestione di caustici (acidi e candeggina);

·      per estrarre corpi estranei, come avviene nel caso di ingestione di piccoli oggetti da parte dei bambini.

 

 

 

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