Cosa succede alle emorroidi durante la gravidanza e il parto?

Sebbene le emorroidi possono comparire in entrambi i sessi e a qualsiasi età, sono molto comuni sia nelle donne in corso di gravidanza che di puerperio, specie a partire dal terzo trimestre di gestazione. Pur non  essendo completamente note, le cause sono in messe in relazione sia a fenomeni vascolari, quali l’aumento di flusso sanguigno nell’area pelvica e soprattutto l’aumentata stasi venosa; sia a fenomeni meccanici, quali la presenza del feto in utero; sia a fenomeni bioumorali, quali le variazioni ormonali che possono influire sulla regolarità intestinale. La causa è spesso attribuibile all’aumento del flusso sanguigno nell’area pelvica, alla pressione dell’utero in espansione, al bambino in crescita, o alla stitichezza provocata dagli ormoni. Si tratta di una condizione, infatti, molto comune che tende a peggiorare dopo le spinte durante il travaglio con conseguenze importanti sulla salute della neomamma. Come si può intervenire?

Ne abbiamo parlato con il dott. Leonardo Lenisa, specialista in chirurgia generale presso Humanitas San Pio X e l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.

Cosa sono le emorroidi?

Le emorroidi sono dei cuscinetti di tessuto morbido vascolare che si trovano nel canale anale. Fisiologicamente, svolgono diverse funzioni, come il controllo della continenza e l’evacuazione e la loro presenza non viene avvertita. Tuttavia, in certi casi, possono andare incontro a processi di trasformazione e quindi gonfiarsi e prolassare, scivolando verso l’esterno.

Vengono tradizionalmente classificate in quattro stadi, a seconda della loro gravità:

·   I stadio: emorroidi interne non prolassanti

·   II stadio: emorroidi prolassanti ma spontaneamente riducibili

·  III stadio: emorroidi prolassanti che richiedono la riduzione manuale

·  IV stadio: emorroidi costantemente prolassate

Come si possono riconoscere le emorroidi?

I sintomi tipici della malattia emorroidaria in fase acuta sono dolore (specialmente durante la defecazione o mentre si è seduti); perdite di sangue (generalmente dopo la defecazione); prurito accompagnato da forte disagio; gonfiore e presenza di corpi morbidi esterni all’ano; irregolarità della continenza e dell’evacuazione.

È possibile prevenire le emorroidi durante la gravidanza? 

La gravidanza è un fenomeno fisiologico che comporta trasformazioni corporee anche dal punto di vista bio-umorale, ormonale e fisico. In particolare le modificazioni ormonali determinano in generale un aumento della congestione vascolare venosa di diversi distretti, ivi compreso quello emorroidario. È per tale motivo che talvolta già nel primo trimestre si possono avere sintomi legati alla congestione emorroidaria. Nel terzo trimestre invece prevalgono i sintomi legati all’occupazione del feto nell’addome della mamma: per questo motivo è importante assumere durante il sonno posizioni che attenuino la compressione della vena cava da parte del feto, prediligendo la posizione sul fianco, preferibilmente sinistro.

Le emorroidi peggiorano sempre dopo il parto? 

Anche il momento del parto è una fase che sollecita molto gli organi perineali: conseguentemente anche il plesso emorroidario può esserne coinvolto presentando transitori fenomeni acuti di prolasso o infiammazione locale che in genere regrediscono nei giorni o nelle settimane successive.

Come è possibile trattarle?

La terapia dei sintomi emorroidaria si avvale dell’utilizzo di fitoterapici ad uso topico (Ruscus aculeatus, Hamamelis, ecc) e farmaci vasoprotettori (Diomina, Bromelina, ecc), fino all’uso di antinfiammatori specifici (Cortisone, Mesalazina). 

Non tutti i prodotti possono essere usati in gravidanza o durante l’allattamento, per questo motivo il “fai da te” può presentare dei rischi. È sempre meglio consultare lo specialista per conoscere il trattamento più indicato a seconda della fase della gravidanza o in caso di allattamento al seno. 

Cosa fare se si sta allattando? 

È sempre importante avere un’alimentazione varia ed equilibrata e soprattutto mantenere un adeguato apporto di liquidi, specie nel periodo estivo. Bisogna infatti ricordare che la produzione di latte può superare il litro, e pertanto, è importante, per il mantenimento dell’equilibrio intestinale, bere molto. Poi si possono utilizzare, sotto controllo dello specialista, farmaci e integratori, sempre ricordando che una parte di essi può venire assorbita a livello sistemico ed entrare nel latte materno.

Quando è necessario ricorrere all’intervento chirurgico? 

L’intervento chirurgico diventa una risorsa quando persistono i sintomi emorroidari nonostante i reiterati tentativi di controllo dei sintomi con la dieta ed i trattamenti conservativi.

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Dr. Leonardo Lenisa
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