Covid e lockdown: gli effetti collaterali sulla psiche di bambini e giovani. L’intervento in Senato della dott.ssa Mauro, psicologa Humanitas Medical Care

La dott.ssa Marcella Mauro, psicologa e pedagogista Humanitas Medical Care, è intervenuta direttamente dalla Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama – sede del Senato della Repubblica Italiana – in occasione della conferenza dal titolo “Covid e lockdown, gli effetti collaterali sulla psiche dei bambini e dei giovani”. 

“La pandemia che stiamo vivendo – ha spiegato la dott.ssa Mauro – ha determinato un brusco cambiamento nell’ambiente dell’apprendimento, e le limitate interazioni e attività sociali hanno generato una situazione insolita per lo sviluppo di bambini e adolescenti: sono numerosi ormai gli studi che ne dimostrano l’impatto negativo”. 

Il distanziamento sociale impoverisce la dieta del nostro cervello emotivo 

“Non avere contatti fisici, reali, con i propri pari, impoverisce la dieta del nostro cervello emotivo. Il contatto fisico in generale, e l’abbraccio in particolare, sono fondamentali per lo sviluppo fisico ed emotivo: il contatto pelle a pelle – come baci e abbracci – innesca una risposta biologica nel cervello del bambino che consente uno sviluppo più rapido e sano, consolidando lo sviluppo cognitivo e sociale. Ancor prima delle parole, è con l’abbraccio che impariamo a comunicare. Con l’abbraccio il bambino si sente amato dai genitori, nonni o amici: questo gli dà maggiore sicurezza in se stesso e forza interiore. 

Il contatto fisico migliora anche l’empatia e la capacità di relazionarsi con gli altri bambini: si tratta di un gesto istintivo per gli esseri umani. 

L’effetto più immediato dell’abbraccio, a livello fisico, è un aumento dei livelli di ossitocina: sostanza che produce sentimenti di calma e soddisfazione. Quando litigano, i bambini sono soliti far pace con un abbraccio, non con le parole, che ancora non padroneggiano bene. L’abbraccio, infatti, disattiva l’area del cervello responsabile della paura. 

Anche in adolescenti e preadolescenti, età in cui avrebbero bisogno di scambiarsi la stessa aria e le stesse vibrazioni, il distanziamento sociale ha importanti effetti negativi”. 

L’importanza delle routine perdute 

“È comunemente noto che le routine fanno bene ai bambini e sostengono il loro sviluppo. Tuttavia, in tempi incerti come questi, le famiglie lottano duramente per riuscire a mantenerle. I momenti di routine in famiglia scandiscono il tempo e danno un’identità di appartenenza e sicurezza, promuovendo nel contempo anche la connessione tra i membri. Così accade anche nell’ambiente scolastico: i rituali danno ai bambini un senso crescente di sé stessi come membri di un insieme più grande. L’orario di entrata a scuola, la campanella dell’intervallo, l’orario di uscita con i compagni: momenti talvolta anche negativi, ma che danno la certezza del ripetersi regolare degli eventi. Anche noi adulti ne portiamo il ricordo”. 

Ansia e incertezza per paura della malattia: come parlarne con i bambini 

“Gli adulti non si rivolgono quasi mai ai bambini quando parlano del virus e della pandemia in corso, nella convinzione di proteggerli, tenendoli lontani da quei discorsi. Ma i più piccoli sentono ugualmente ciò che si cerca di nascondergli. I bambini sono ben sintonizzati sugli stati emotivi degli adulti, e l’esposizione a comportamenti allarmanti, inspiegabili, imprevedibili, è percepita da loro come una minaccia, con conseguente stato d’ansia. Hanno bisogno di informazioni oneste sui cambiamenti, soprattutto all’interno della loro famiglia. 

Quando queste informazioni vengono a mancare, i bambini cercano comunque di dare un senso alle situazioni da soli. Tra i due e i sette anni circa, la comprensione è influenzata dal pensiero magico: un concetto che descrive la convinzione del bambino che gli animali e le cose inanimate abbiano una volontà, a cui attribuisce i suoi stessi vissuti: ogni cosa può influire sulle altre, isolando però così tutte le regole logiche su cui si basa il pensiero dell’adulto. Il pensiero magico consente ai bambini di dare un senso al mondo e a ciò che accade, ciò che gli permette di credere a “babbo natale” o alle magie. Si tratta però di una risposta potentissima, se consideriamo che tutti i bambini sentono la frustrazione e l’impotenza del loro essere piccoli, in un mondo che non è a loro misura. 

In questo caso, avendo i bambini una scarsa comprensione di come si diffonde la malattia, il rischio è quello che finiscano con il rimproverare se stessi, arrivando addirittura a vedere la malattia di un familiare come una punizione per un loro cattivo comportamento”. 

La didattica a distanza 

“L’emergenza ha obbligato una parte significativa di insegnanti e studenti a riorganizzare le proprie interazioni per adattarle alle esigenze della didattica a distanza. Nonostante io sia sempre stata una sostenitrice dell’uso della tecnologia come strumento didattico e formativo, e avendo il privilegio di sentire la viva voce dei ragazzi, ho capito quanto sia stato problematico il passaggio a una didattica totalmente a distanza senza un’adeguata preparazione e strutturazione della scuola.

La didattica a distanza  può essere un mezzo alternativo di educazione molto efficace per lo studente maturo e autodisciplinato, è tuttavia un ambiente di apprendimento inadatto per gli studenti più piccoli e ancora dipendenti dell’adulto. L’educazione asincrona online dà agli studenti il controllo sulla loro esperienza di apprendimento e permette la flessibilità degli orari di studio; tuttavia, questo pone una maggiore responsabilità da parte loro.

Per partecipare con successo alla didattica a distanza , gli studenti devono essere ben organizzati, auto-motivati e possedere un alto grado di capacità di gestione del tempo per tenere il passo con il ritmo del corso. 

Gli ultimi sviluppi delle neuroscienze ci aiutano a capire quanto e perché le lezioni a distanza, come sono ora, non funzionano come dovrebbero. L’essere umano è progettato per connettersi con gli altri, le strutture sociali del nostro cervello sono di gran lunga prevalenti: si pensi solo all’esistenza dei nostri neuroni a specchio, sviluppati meccanismi per rilevare le intenzioni altrui, le emozioni, fondamentali per sviluppare  i comportamenti imitativi. 

Nelle aule virtuali, i nostri neuroni a specchio faticano moltissimo. Non è possibile utilizzare il contatto visivo, leggere i messaggi non verbali, cogliere le sfumature del linguaggio: tutti strumenti utilizzati anche per generare attenzione congiunta, potenziare l’impegno del gruppo stesso e la creatività.

Altro punto non meno importante: viene meno l’interazione dell’individuo con l’ambiente fisico.

L’uso esclusivo della tecnologia può generare un senso di assenza di luogo (la classe)  che ha un impatto diretto sulla nostra memoria autobiografica e sulla nostra identità personale. Davanti a una lezione in video, che si ripete sullo schermo giorno dopo giorno,si affievolisce il senso di appartenenza dello studente a quella scuola e a quella classe.

Gli studi delle neuroscienze suggeriscono che i processi di apprendimento all’interno di una piattaforma di Smart learning, pur avendo enormi potenzialità, necessitano di un serio lavoro di progettazione didattica”.

Scuola, neuroscienze, sanità e politica: insieme per la salute dei più piccoli 

“Per concludere, una sinergia vincente forma alla resilienza: proteggere e mantenere la salute della nostra futura generazione di adulti è possibile solo se la scuola, le neuroscienze, il sistema sanitario e la politica fanno squadra. 

La resilienza aiuta le persone a gestire tutto, dalle piccole delusioni ai grandi traumi della vita, dovrebbe essere alimentata e implementata da programmi di salute pubblica nei bambini e negli adolescenti che vivono in zone colpite da calamità come le epidemie. Se correttamente sostenuti i bambini e gli adolescenti possono superare una condizione di disagio e stabilizzarsi dal punto di vista emotivo e fisiologico”.

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