Coxartrosi, la sedentarietà è la prima causa

La coxartrosi o artrosi dell’articolazione dell’anca è uno dei disturbi più comuni tra quelli che colpiscono le articolazioni. 

Ne abbiamo parlato con il dottor Giovanni Furnari, ortopedico di Chirurgia Protesica e Ricostruzione Biologica Articolare anche in Humanitas Medical Arese.

Tra i sintomi principali e più lamentati anche dai pazienti, ci sono rigidità e dolore nella zona dell’articolazione dell’anca e nelle zone vicine che risentono dell’infiammazione.

La sedentarietà, prima causa della coxartrosi

La sedentarietà, è tra le cause principali di artrosi. Tuttavia è ancora largamente diffusa l’idea che in caso di dolore a un’articolazione, il riposo sia la soluzione. “In realtà – ha spiegato il medico – specie se lo stile di vita è sedentario, le articolazioni ne risentono: l’inattività porta all’irrigidimento delle articolazioni che non si usano (anche, ginocchia, caviglie, in particolar modo) con conseguente dolore al movimento. Inoltre, la sedentarietà è anche tra le principali cause di obesità, altro importante fattore di rischio per lo sviluppo di artrosi, purtroppo, anche in giovane età”.

Ecco perché sport e attività fisica regolare hanno un’azione preventiva dell’artrosi dell’anca mentre nel caso in cui l’artrosi sia già iniziata contribuisce a rallentare la patologia: “ bastano 30 minuti al giorno di camminata a passo svelto, che corrispondono a circa 4000 passi al giorno”, ha detto Furnari. In generale, è bene scegliere uno sport che non generi traumi e sollecitazioni troppo pesanti alle articolazioni, come il nuoto, la bicicletta, pilates, yoga, oltre alle camminate.

La diagnosi

Per la diagnosi di coxoartrosi, dopo un’accurata anamnesi e una visita obiettiva da parte dello specialista, l’ortopedico utilizza solitamente dell’imaging, cioè la diagnostica per immagini, che si avvale dei raggi X semplici del bacino nella proiezione anteroposteriore, grazie a cui è possibile valutare lo stato di salute della cartilagine e cambiamenti strutturali, oltre che per i follow-up. In alcuni casi, il medico potrebbe richiedere anche altri accertamenti tra cui la risonanza magnetica dell’anca e l’ecografia dell’anca.

Il trattamento

“Se l’artrosi è nella fase iniziale -l’usura e degenerazione della cartilagine che nell’anca ricopre la testa del femore non ha ancora provocato il contatto tra le componenti ossee dell’articolazione (osteoartrosi)- gli interventi possono essere di tipo rigenerativo, con terapie biologiche innovative che prevedono l’uso di fattori di crescita e cellule mesenchimali autologhe, prelevate dallo stesso paziente a cui vengono poi infiltrate, e di tipo conservativo, con fisioterapia per il rinforzo muscolare”, ha spiegato Furnari. 

Quando invece “il dolore è talmente fastidioso da influire sulla quotidianità del paziente, limitando anche semplici movimenti come allacciarsi le scarpe o salire in auto in aggiunta alla sensazione di “rigidità” nei movimenti basilari – sottolinea il dottor Furnari – diventa fondamentale la visita specialistica ortopedica per la diagnosi definitiva e per programmare al meglio l’intervento di protesi”.

“Con le nuove tecniche sviluppate ed il lavoro di un team dedicato, la mininivasività del gesto chirurgico e il risparmio dei tessuti associato all’utilizzo di impianti protesici sempre più “customizzati” sulle caratteristiche specifiche del paziente, si è in grado di raggiungere in tempi brevissimi, nell’ordine di un paio di giorni l’obiettivo principale per il paziente, ovvero il ritorno alle attività quotidiane, oltre che possibile sin da subito, a circa un paio di ore dall’intervento di protesi, camminare in autonomia con l’ausilio di due stampelle”.

 

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