Disturbi specifici di apprendimento, in estate è importante mantenersi in esercizio

I risultati ottenuti grazie ai percorsi di trattamento che riguardano la riabilitazione dei disturbi di apprendimento sono troppo preziosi per essere vanificati durante i mesi estivi, periodo in cui bambini e ragazzi sono più liberi sia dagli impegni scolastici che sportivi.

La posizione degli addetti ai lavori, in questo senso, è più che chiara: «L’indicazione che noi logopedisti solitamente diamo alle famiglie dei bambini che hanno difficoltà di apprendimento, o che hanno già ottenuto una certificazione di DSA – sottolinea la dottoressa Valeria Locatelli, dell’Ambulatorio Logopedia di Humanitas Medical Care di Bergamo – è che durante l’estate non si debba interrompere del tutto il lavoro, anche se faticoso, eseguito durante i mesi precedenti. L’obiettivo è quello di cercare di arrivare pronti al prossimo settembre, quando si ripresenteranno situazioni in grado di mettere a dura prova i ragazzi dal punto di vista scolastico».

Partiamo dall’inizio, dottoressa, di quali tipologie di problemi stiamo parlando?

«Ci riferiamo in questo caso a bambini e ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento, ovvero di lettura o comprensione del testo, di scrittura, che a sua volta può riguardare l’ortografia o la grafia, o matematiche. Se invece pensiamo ai bambini più piccoli, che hanno frequentato l’ultimo anno della scuola materna, non parliamo di difficoltà di apprendimento ma di difficoltà di natura metafonologica, legate cioè all’analisi e all’utilizzo dei suoni che compongono le parole e che rappresentano i prerequisiti alle abilità di letto-scrittura».

Che cosa vuol dire mantenere durante l’estate i risultati raggiunti nel corso dell’anno? Come si può raggiungere questo risultato?

«Ogni bambino ha, in base alle sue caratteristiche, bisogni specifici e sulla base di quelli è importante darsi degli obiettivi da raggiungere attraverso un programma riabilitativo personalizzato. Possiamo dire che se durante l’anno i bambini e le famiglie hanno molti impegni da affrontare oltre la scuola – per esempio le attività ludiche o sportive – e quindi diventa difficile trovare una routine e uno spazio quotidiano per eseguire gli esercizi, in estate questo problema non sorge: i bambini sono generalmente più liberi e per questo può valere la pena trovare momenti da dedicare al lavoro specifico sulla lettura, sulla scrittura o sulla grafia, a seconda di quale sia la difficoltà da affrontare».

Il ruolo della famiglia è quindi fondamentale…

«Sì, lo è sempre, nell’arco dell’intero anno scolastico e ancor di più in questi mesi estivi. Durante l’estate è importante che la famiglia faccia da mediatore tra il desiderio e la necessità di riposarsi e l’importanza di mantenere attivo con regolarità il lavoro riabilitativo. Ci sono famiglie che tendono a sospendere, per l’estate, il percorso riabilitativo per agevolare il riposo estivo del ragazzo e famiglie che, al contrario, approfittano dell’assenza dei numerosi impegni per dedicarsi con più attenzione al potenziamento delle abilità fragili dei figli. Da parte nostra, l’indicazione è quella di proseguire regolarmente, in ambulatorio e a casa, il lavoro al fine di favorire i processi di apprendimento e di generalizzazione delle competenze apprese. Molto dipende anche dalla durata della vacanza: per i bambini le cui vacanze si protraggono per tutta l’estate, diamo indicazione a svolgere alcuni esercizi di “mantenimento”, utili a non perdere, anzi rinforzare, le competenze acquisite. Anche per quanto concerne i compiti scolastici l’indicazione è quella di svolgerli con regolarità nel corso dell’intera estate, senza concentrarli tutti in un solo periodo.

Ci può fare qualche esempio in relazione agli esercizi di massima che possono essere eseguiti durante le vacanze?

«Per quanto riguarda i disturbi di apprendimento abbiamo oggi a disposizione vari software che possono aiutare le famiglie: il bambino esegue al pc o al tablet gli esercizi indicati, ad esempio per migliorare la correttezza e la rapidità di lettura, e noi clinici abbiamo la possibilità di verificare che l’esercizio proceda nel migliore dei modi. Per quanto riguarda le difficoltà legate al linguaggio, invece, è fondamentale la presenza costante di un famigliare per poter svolgere al meglio gli esercizi.

La perdita dell’esercizio influisce quindi sulla capacità di affrontare le difficoltà. Ma se tutto viene fatto per bene c’è un momento in cui si può pensare di essere guariti?

«Per definizione, l’espressività dei disturbi di apprendimento varia in funzione del momento in cui si effettua la valutazione ed è scorretto pensare ai DSA come a qualcosa di statico. Piuttosto, una volta fatta la diagnosi, i DSA sono da intendere come difficoltà che si modificano durante la crescita, viste le numerose interazioni tra i processi cognitivi e linguistici con l’esercizio svolto, ma che hanno effetti persistenti nella vita del ragazzo, soprattutto se non riconosciute tempestivamente. Non è possibile quindi affermare che un ragazzo con diagnosi di DSA guarisca, piuttosto la manifestazione delle sue difficoltà si modifica. La presa in carico logopedica può considerarsi terminata nel momento in cui il ragazzo è in grado di far fronte adeguatamente e autonomamente alle richieste scolastiche, con il supporto degli strumenti compensativi individuati in sede di diagnosi.

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