Dolore cronico: nuovo ambulatorio di Terapia Antalgica in Humanitas Medical Care Milano Domodossola

Oltre il 25% degli italiani è affetto da dolore cronico e molti di essi necessitano di cure per tutta la vita. Si tratta, quindi, di una condizione che va al di là del sintomo, configurandosi come una vera e propria malattia. Da qui l’importanza della terapia antalgica il cui obiettivo è quello di offrire al paziente la soluzione più idonea che gli consenta di controllare il dolore in maniera più o meno definitiva e, di conseguenza, gli garantisca una vita qualitativamente migliore.

Ne abbiamo parlato con il dottor Fabio Intelligente, specialista in anestesia e rianimazione, responsabile del nuovo ambulatorio di Terapia Antalgica per il dolore Cronico in Humanitas Medical Care Milano, via Domodossola.

Qual è l’approccio della terapia antalgica?

“L’approccio della terapia antalgica è quello di cercare di gestire al meglio il dolore, utilizzando metodi e tecniche differenti a seconda della causa”, afferma lo specialista.

Il dolore è un sintomo trasversale a tantissime patologie che, a prescindere dalla causa, va gestito. “Quando da acuto diventa persistente, continuo, addirittura cronico, chiaramente anche i livelli di disturbo e condizionamento del paziente (in termini di movimento e di possibilità di svolgere le proprie attività) aumentano in funzione di esso, con conseguente impatto negativo sulla qualità di vita”, afferma il medico. Ecco perché la letteratura scientifica definisce il dolore cronico come “malattia dolore”.

Chi, nello specifico, può aver bisogno del terapista del dolore?

“Tutti i soggetti che presentano condizioni e patologie, sistemiche o localizzate, caratterizzate da dolore persistente, cronico o ricorrente”, riferisce lo specialista.

I più frequenti sono:

  • mal di schiena;
  • lombo-sciatalgia;
  • ernia discale;
  • torcicollo;
  • cervicalgia;
  • fibromialgia;
  • neuropatia diabetica;
  • neuropatia a seguito del fuoco di sant’Antonio;
  • dolori post-chirurgici;
  • artrosi.

Vi sono, poi, pazienti che non possono subire un intervento chirurgico, a volte perché sono troppo giovani, e necessitano di una terapia per il controllo del dolore in attesa di trovarsi nella condizione clinica migliore per poter eventualmente essere operati in futuro.

Per la cura del dolore, quali sono le tipologie di intervento utilizzate?

“A seconda del tipo di dolore, da quanto tempo dura, dal livello di compromissione della qualità della vita del paziente, si ricorre a differenti tipologie di trattamento: farmacologica, interventistica (infiltrazioni eco-guidate, procedure mini-invasive a scopo antalgico, radiofrequenze pulsate ecc.), a cui si possono affiancare terapie complementari mirate a gestire il dolore a livello locale”, spiega il dottore.

Le terapie per il dolore potrebbero escludere totalmente un eventuale intervento chirurgico?

“Assolutamente no – afferma l’esperto e prosegue: – Le terapie antalgiche possono permettere, eventualmente, di evitare un intervento chirurgico ma, qualora esso fosse necessario, non precludono assolutamente questa opportunità in un secondo momento”. I trattamenti per il dolore non vanno mai ad alterare l’anatomia, ma a migliorare la condizione locale.

La terapia antalgica rientra nelle competenze dell’anestesista?

Le procedure per il dolore in genere sono appannaggio degli anestesisti che, però, si siano specializzati in questo ambito. Infatti, non tutti questi specialisti si occupano di terapia del dolore e hanno le competenze per farlo. “Personalmente, possiedo una certificazione internazionale (FIPP- Fellow of Interventional Pain Practice del World Institute of Pain) che, ad oggi, solo una ventina di medici vantano in Italia”, riferisce l’esperto.

In che senso la terapia antalgica si può definire un approccio multidisciplinare?

Il dolore non controllato condiziona direttamente o indirettamente lo stile di vita di chi ne soffre.

A seconda dei casi il dolore può soggettivamente compromettere allo stesso modo la qualità di vita di un giovane che non riesce a svolgere attività sportiva come quella di un anziano a cui potrebbe risultare difficile passeggiare, fare la spesa o svolgere le autonomie quotidiane tra le mura domestiche.

L’ampio spettro di ripercussioni non solo cliniche ma anche psicologiche, economiche e sociali legate al dolore non controllato aprono un contesto articolato e multidisciplinare nella gestione di tali pazienti.

Controllare in modo efficace il dolore di un paziente richiede la capacità di riconoscere e trattare contemporaneamente i differenti aspetti che concorrono alla sindrome dolorosa. Pertanto, il terapista del dolore ha talvolta la necessità di avviare e coordinare un percorso multidisciplinare, ricorrendo, se necessario, anche all’ausilio di specialisti affini (fisiatra, psicologo, neurologo, neurochirurgo, ortopedico) al fine di ottimizzare il controllo del dolore e la miglior qualità di vita del paziente nel più breve tempo possibile.

Allo stesso modo, la poliedricità della terapia antalgica deriva dal fatto che essa si basa su un approccio farmacologico utilizzando diverse categorie di farmaci, quindi non solo i classici analgesici, come antinfiammatori e oppiacei, ma anche antidepressivi e antiepilettici, a cui è possibile, se indicato, associare i trattamenti infiltrativi o interventistici mini-invasivi. Inoltre, “essa affronta e gestisce tutta una serie di aspetti psicologici ed emotivi che possono ricoprire un ruolo importante nell’ottenere risultati positivi all’interno del quadro riabilitativo”, spiega il dottore.

I trattamenti per il dolore si avvalgono di particolari macchinari o tecnologie?

“Le procedure infiltrative o mini invasive, sono quasi tutte eseguite sotto guida ecografica o radiologica, in modo da poter visualizzare direttamente le strutture anatomiche da trattare e di raggiungerle in modo preciso, riducendo i rischi e ottimizzando i risultati”,  “Sul piano tecnico e tecnologico, disponiamo di aghi e cateteri atraumatici, dotati di punte stimolanti mediante cui è possibile eseguire particolari tecniche antalgiche dette ‘a Radiofrequenza’ che ci permettono di arrivare al ‘cuore del problema’ in modo ancora più sicuro ed efficace” conclude il dottor Intelligente.

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