È arrivato l’autunno, è arrivato il raffreddore

Il raffreddore, che lo si voglia o no, è uno dei simboli della stagione autunnale. Il passaggio dell’anno che fa da ponte tra l’estate e l’inverno è spesso caratterizzato da una serie di disturbi di salute che, anche se lievi, arrecano non pochi fastidi a chi ne è colpito.

Tosse, mal di gola, dolori muscolari e, appunto, l’immancabile raffreddore: difficile restarne indenni per cui è bene saperne di più per capire, nel caso sia necessario, come intervenire.

Parliamo di raffreddore con Daniele Bugada, otorinolaringoiatra presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Bergamo.

Dottor Bugada, il raffreddore tende a presentarsi in coincidenza con i primi freddi. Quale legame c’è tra questo disturbo e l’abbassamento della temperatura?

«Il freddo è una causa favorente nel senso che la temperatura bassa rappresenta lo shock termico che rende la mucosa respiratoria, presente all’interno del naso, più esposta alle infezioni. Possiamo dire che la maggior parte delle volte il raffreddore è una questione virale e che il freddo agevola l’infezione da parte di virus che magari, senza quello, non avrebbero attecchito».

Siamo talmente abituati al raffreddore, che spesso tendiamo a minimizzarne la portata. È giusto o bisogna comunque prestare un po’ di attenzione a questo malanno di stagione?

«È giusto non sottovalutare la portata di un raffreddore, per almeno due motivi. Il primo è un fattore di tipo sociale, che viene quasi sempre dimenticato, soprattutto in Italia. In molte parti del mondo, soprattutto nei Paesi orientali, quando una persona ha il raffreddore indossa la mascherina per evitare di infettare gli altri. È una scelta di grande civiltà, che impedisce che starnuti, colpi di tosse o goccioline di saliva si diffondano nell’aria contagiando le persone più vicine. Il secondo motivo riguarda tutte le persone che, a causa di una determinata conformazione interna del naso, dopo il raffreddore tendono ad avere complicanze più forti che possono svilupparsi in sinusiti».

Che cosa si intende con “determinata conformazione” del naso?

«Si intende un naso non perfettamente ventilato a causa, ad esempio, di una deviazione del setto o di un’ipertrofia dei turbinati. Condizioni che non consentono già di per sé una respirazione ottimale e che possono provocare un blocco del muco che si forma con la presenza di raffreddore e si deposita in eccesso nei seni paranasali, le cavità naturali che circondano naso, occhi e guance. Il muco depositato può infettarsi e provocare sinusiti che a volte possono corrispondere a situazioni di una certa gravità, tanto da richiedere, per essere risolte, interventi di tipo chirurgico. In genere queste persone conoscono i rischi che corrono e prestano quindi attenzione a una situazione che se viene trascurata può divenire complicata e pericolosa».

Quando quello che può apparire come un normale raffreddore deve invece essere sottoposto alla visita di un medico?

«La situazione da sottoporre al medico è quella che ha una durata anomala, protratta per lungo tempo. Un raffreddore normale sfoga il suo momento più intenso nell’arco di due-tre giorni. Se questo dura di più val la pena andare dal medico che, dopo avere effettuato la sua visita, indirizzerà il paziente, in caso di necessità, a uno specialista otorinolaringoiatra».

Spesso sul raffreddore si interviene con cure fai-da-te. A questo proposito, i cosiddetti lavaggi nasali producono effetto?

«Sì, i lavaggi nasali sono molto utili, anche quando eseguiti con acqua normale, perché contribuiscono a portare via l’eccesso di muco accumulato, che poi tornerà a formarsi ma intanto il beneficio momentaneo viene prodotto. Il lavaggio del muco aiuta a evitare che questo si diffonda per ristagnare nei seni paranasali provocando la sinusite o raggiunga le tube di Eustachio ed entri nell’orecchio medio provocano otiti che possono essere molto dolorose o, nei casi più gravi, possono perfino arrivare a perforare il timpano».

E i cosiddetti vasocostrittori nasali, invece, possono essere utili?

«Sono utili perché producono l’effetto di “aprire il naso” consentendo di respirare meglio. Vanno però utilizzati per brevi periodi, solo quando l’infezione è al culmine perché un uso prolungato può provocare l’effetto contrario a quello desiderato. La molecola contenuta in questi vasocostrittori, infatti, all’inizio agisce sulle mucose contraendole e facilitando la respirazione ma alla lunga ne provoca un gonfiore che impedisce al respiro di scorrere in modo naturale».

A quale tipo di visita viene sottoposto un paziente che si reca presso il vostro ambulatorio di otorinolaringoiatria per un raffreddore che non tende a diminuire dopo 4-5 giorni?

«Il paziente viene sottoposto a una visita otorinolaringoiatra che prevede un’analisi del naso, eseguita con l’ausilio di una torcia frontale. La visita può prevedere anche l’uso di una microtelecamera con cui eseguire una rinoscopia con fibre ottiche che permette di individuare eventuali depositi di muco nel frontale o nel mascellare per vedere se c’è una sinusite in corso. Nella stessa visita è possibile anche valutare la situazione dell’orecchio, per valutare se a causa del raffreddore si stia sviluppando un’eventuale otite».

Nel caso in cui si riscontrino problemi di questo tipo, qual è la cura prevista?

«In caso di sinusite o di otite la terapia non è più semplicemente quella dei lavaggi – mirata a ottenere una pulizia meccanica della mucosa – ma è antibiotica. Il cambiamento è dovuto al fatto che il muco prodotto dall’infezione virale che è alla base del raffreddore subisce una sovrainfezione batterica che può essere curata solo con farmaci antibiotici».

In chiusura, dottor Bugada, una domanda legata al nostro tempo. In questi giorni è facile confondere il raffreddore “stagionale” con quello che è uno dei sintomi del Covid. C’è un modo per distinguerli?

«No, non sono distinguibili perché in genere si manifestano nello stesso modo, per cui si può capire quale sia la loro causa solo effettuando un tampone. C’è da dire che mentre al raffreddore normale oltre alla costrizione nasale e alla copiosa uscita di muco si associa per lo più il mal di gola, con il Covid il raffreddore è accompagnato da altri sintomi come l’anosmia, cioè il non riuscire a sentire gli odori, ma anche l’ageusia, cioè la perdita del gusto. Quando c’è presenza di Covid, inoltre, oltre al raffreddore e a questi sintomi ci può essere un’intensa debolezza muscolare, una stanchezza importante accompagnata da un forte dolore delle ossa».

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