Epatiti croniche: inquadramento diagnostico, stadiazione e terapia

Le cause più comuni di epatiti croniche sono correlate ad un’infezione causata dai virus dell’epatite B (HBV) e C (HCV). Per queste forme virali oggi sono a disposizione terapie che consentono un miglioramento della malattia. Per l’epatite C si parla di una probabilità di guarigione nel 98% dei casi. Più complesso, invece, il trattamento dell’epatite B. 

Ne abbiamo parlato con il dott. Massimo Pozzi, gastroenterologo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano Murat.

Dottore, cosa sono le epatiti croniche?

Il campo delle epatiti croniche riguarda tutti quei casi nei quali un paziente presenta un’alterazione degli enzimi epatici. Questi ultimi, quando alterati rispetto ai limiti di norma, rivelano una patologia del fegato e per questo è opportuno verificare se c’è una correlazione con una malattia virale cronica. Si parla di cronicità quando l’infiammazione del fegato si protrae per un periodo superiore ai sei mesi.

Da cosa vengono causate le epatiti croniche?

Queste malattie si contraggono con trasmissione per via ematica, quindi con contatto di sangue, per via sessuale o con scambio di altri liquidi biologici. Una volta posta diagnosi il percorso di presa in carico e trattamento è diverso tra virus C e virus B. 

Come vengono diagnosticate le epatiti croniche?

Per valutare la causa della malattia vengono prescritti degli esami del sangue che includono i livelli di enzimi epatici (transaminasi e gamma GT) e altre variabili di laboratorio correlate alla funzione del fegato. Questi test possono contribuire a confermare o escludere la diagnosi di epatite, nonché a identificare la causa, sia essa di natura virale o correlata ad altri fattori. In generale, quando si parla di epatiti virali croniche, si tratta di malattie in cui è implicato o il virus dell’epatite B o il virus dell’epatite C.

La maggior parte delle persone è asintomatica, ecco perché di frequente la diagnosi è casuale. L’epatite virale cronica può essere così riscontrata in occasione di esami di laboratorio espletate per altre situazioni, oppure in occasione di una donazione di sangue o durante accertamenti prescritti per indagare il sospetto di patologie legate a sintomi che non necessariamente sono correlabili ad una epatite

La spia che identifica la possibilità di presenza di una malattia virus C correlata è la ricerca dell’anticorpo anti-HCV: se positivo non implica necessariamente presenza di malattia ma può indicare anche un contatto pregresso con il virus. Una volta identificata la presenza di questo anticorpo gli accertamenti vanno approfonditi con la ricerca dell’RNA di HCV che misura la presenza di replicazione virale e l’entità, cioè la quantità della carica virale del virus HCV. Viene identificato anche il genotipo (che identifica il tipo di virus C responsabile, se ne conoscono 6 varianti) che consente di fare una terapia mirata. 

Da chi viene fatta la diagnosi di epatite virale cronica?

La diagnosi di epatite virale cronica viene fatta da uno specialista epatologo che valuta il percorso di cura più idoneo. Sarà lui a decidere se la persona con epatite C è idonea a un trattamento antivirale da attuarsi in uno dei centri regionali identificati dal Ministero della Salute. In caso di epatite B il paziente va indirizzato in un ospedale con un centro di epatologia autorizzato all’erogazione di farmaci il cui impiego, seppur privo di rilevanti effetti collaterali, va monitorato. Questi pazienti sono esenti dal pagamento delle terapie, altrimenti estremamente costose e necessarie per tutta la vita, in attesa dello sviluppo di nuovi farmaci.  

Come può essere trattata l’epatite C?

Grazie a farmaci innovativi, gli agenti ad azione diretta (DAA), oggi il successo terapeutico è superiore al 90%. Ciò significa che quasi tutti i pazienti trattati, in qualsiasi stadio della infezione, guariscono dall’infezione, anche se i danni provocati dalla stessa, soprattutto se avanzati (cirrosi, fibrosi) impongono regolari controlli anche successivamente alla guarigione. Si tratta di farmaci che vengono assunti per tre mesi per via orale e che sono sostanzialmente privi di effetti collaterali. 

Il paziente con epatite C può sviluppare cirrosi epatica e per questo motivo esiste indicazione ad un monitoraggio periodico del paziente che verrà stabilito dai medici, imponendosi una sorveglianza attuata attraverso l’osservazione clinica, laboratoristica e strumentale con ecografia.

Cosa succede se l’epatite virale cronica è causata dal virus B?

Se l’epatite virale cronica da virus C oggi guarisce nella maggior parte dei casi, più complesso è il trattamento di quella causata da virus B, una malattia virale cronica provocata da un virus DNA, che può portare a picchi di transaminasi che vanno a creare un danno del fegato importante che nel tempo può evolvere in fibrosi, cirrosi o tumore del fegato (epatocarcinoma). 

Negli ultimi anni si sta assistendo a un aumento dei casi di epatiti virali croniche da virus B legate principalmente al fenomeno dell’immigrazione, va tuttavia ricordato che in Italia, da tempo, il vaccino per questa malattia è obbligatorio. 

Come può essere trattata l’epatite B?

Sconfiggere il virus da epatite B non è semplice e solo nel 2-3% dei casi si assiste a una spontanea risoluzione dell’infezione. Il trattamento antivirale è importante per evitare ulteriori danni al fegato e per una migliore qualità di vita. Tra i farmaci a disposizione c’è l’interferone che generalmente viene somministrato per un anno allo scopo di ottenere una sieroconversione, cioè il passaggio da una fase di malattia più infettiva a una meno infettiva e meno attiva. 

I farmaci attivi per via orale sono molto ben tollerati: si tratta di inibitori della replicazione virale. Tale trattamento è indicato in quei casi che continuano a mantenere attiva la replicazione virale, con fasi di attivazione che possono riaccendere la malattia e portare all’evoluzione di complicanze (fibrosi, cirrosi o tumore del fegato). Gli analoghi nucleosidici e gli analoghi nucleotidici consentono di inibire la replicazione del virus anche se questo resta radicato nel Dna. Il trattamento con questi farmaci deve essere costantemente monitorato nel tempo e gestito da specialista epatologo in ambito di erogazione ospedaliera una volta che la diagnosi è stata correttamente formulata e posta indicazione definitiva al trattamento sulla base di linee guida nazionali e internazionali. 

È possibile prevenire le epatiti croniche?

Oggi il sangue dei donatori viene sottoposto a screening quindi il rischio di infezione da trasfusione è pressoché azzerato. Per l’epatite da virus B, come detto, la vaccinazione ha consentito di ridurre l’incidenza. In caso di soggiorno in paesi endemici, l’indicazione è comunque di sottoporsi a un richiamo (nei soggetti vaccinati), con una dose “booster” che amplifica la risposta immunitaria, se la produzione di anticorpi si è nel tempo attenuata.

Il trattamento, inoltre, può essere multidisciplinare. Se il virus da epatite C o B, ad esempio, si manifesta in un soggetto che ha già un’infezione, come l’HIV, è necessario l’intervento sia dell’infettivologo che dell’epatologo. Se il paziente è oncologico o ha una malattia per la quale è richiesta una immunosoppressione allora servirà la cooperazione in team dell’epatologo e dell’oncologo o dell’immunologo. 

L’esame per la sorveglianza è l’ecografia. Oggi è possibile integrarla con una “biopsia virtuale”, ossia con il fibroscan, una tecnica che consente di evitare la biopsia epatica ( esame più invasivo e con un minimo rischio di complicanze legate alla procedura), determinando il grado di fibrosi o cirrosi del fegato o l’esclusione di entrambe. L’impiego routinario della ecografia consente di identificare precocemente lo sviluppo di tumore primitivo del fegato (cioè nato dalle cellule del fegato) consentendo così di avviare tempestivamente tutte le procedure necessarie: resezione epatica chirurgica, trattamenti ablativi interstiziali percutanei o transcatetere e trapianto epatico

Gastroenterologia
Dott. Massimo Pozzi
Visite ed Esami
Visita gastroenterologica

Sedi

Humanitas Medical Care
Milano Murat
Via Gioacchino Murat, 13, 20159 Milano, MI, Italia
I numeri di Humanitas
  • 12.000.000 Visite
  • 1.000.000 pazienti
  • 7.300 professionisti
  • 190.000 ricoveri
  • 12.000 medici