Esami radiologici e radiazioni: organismo in pericolo?

Quando il medico di base o un medico specialista prescrive esami diagnostici di ‘imaging’ come radiografie, Tac, scintigrafie, Pet, mammografie o risonanze magnetiche, i pazienti si interrogano spesso sulla loro eventuale pericolosità per l’organismo e sulle dosi di radiazioni emesse dai macchinari utilizzati.

Ne abbiamo parlato con il dottor Giovanni Tosi, esperto in Fisica Medica di Humanitas. 

Un po’ di chiarezza: differenze tra raggi e macchinari

Non tutte gli esami di imaging sono uguali e oltre ad essere utilizzati per scopi differenti, utilizzano anche tipologie diverse di tecnologia.

“Per indagare l’interno del nostro corpo il radiologo ha a disposizione differenti apparecchiature – ha detto il dottor Tosi -: alcune utilizzano i raggi X come le usuali apparecchiature radiologiche per le radiografie dello scheletro, la mammografia, la tomografia computerizzata, mentre altre utilizzano radiazioni non ionizzanti come la risonanza magnetica che utilizza campi magnetici e onde radio.

Cosa si intende per dose di radiazioni?

In radiologia, il termine ‘dose assorbita’ corrisponde alla quantità di radiazioni che il paziente assorbe nell’esecuzione di un esame diagnostico, che consente al radiologo di generare immagini del corpo.

I livelli dosimetrici dipendono da vari fattori fra cui: la quantità di radiazioni impiegata, l’età, il sesso, il peso del paziente, ma anche dalla parte del corpo esaminata, poiché differenti tessuti e organi hanno sensibilità diverse alle radiazioni.

Le apparecchiature radiologiche e il team ‘low dose’ in Humanitas e negli ambulatori di Humanitas Medical Care

In Humanitas, fin dal 2013, si eseguono esami diagnostici di imaging con l’intento di ridurre la quantità di radiazioni erogata, pur mantenendo la migliore qualità diagnostica, utilizzando apparecchiature radiologiche di ultima generazione (TAC, radiologiche e mammografiche) capaci di generare immagini emettendo minime dosi di radiazioni.

Inoltre, è stato acquisito un software chiamato DoseWatch capace di raccogliere tutte le informazioni dosimetriche di radiazioni provenienti da ogni singolo apparecchio. Questo consente così di monitorare nel tempo i pazienti e gli esami radiologici effettuati in struttura, programmando meglio anche altri eventuali esami necessari e diminuendo così la dose di radiazioni erogate.

Anche nei centri Humanitas Medical Care, presenti in diverse città lombarde oltre che a Milano in cui è possibile eseguire esami diagnostici di imaging, si utilizzano macchinari ‘low dose’.

Tra le ultime installate, la risonanza magnetica in Humanitas Medical Care De Angeli, a Milano e prossimamente anche nel centro di Monza.

Ma le dosi di radiazioni emesse dalle apparecchiature sono dannose?

“Le attuali dosi di radiazioni che un paziente assorbe nel corso di un esame radiologico sono particolarmente contenute (in particolare per quanto riguarda mammografia e radiografia tradizionale) – spiega il dottor Tosi -. Nell’esecuzione di un esame radiologico, comunque, il radiologo è sempre tenuto a giustificare e ottimizzare l’esposizione del paziente per bilanciare il rischio dovuto all’esposizione alle radiazioni, con il beneficio che tale esposizione porta al paziente”.

“In Humanitas è stato creato già dal 2013 un team composto da radiologi, fisici e tecnici di radiologia, che si occupa di ridurre il più possibile le dosi di radiazione in maniera da garantire la più bassa esposizione dei pazienti”.

E quanto influiscono le radiazioni invece sull’ambiente circostante?

Spesso ci si chiede se le radiazioni emesse dai macchinari possa avere ripercussioni anche sull’ambiente circostante e su chi vi lavora vicino, dal personale ospedaliero ad altri pazienti in reparto o parenti ed amici, fino a persone che abitano nei paraggi dei poliambulatori in centro o vicini ai poliambulatori che propongono questi servizi in città.

“Se non correttamente impiegate, le radiazioni sono ovviamente in grado di influire sulle persone e sull’ambiente circostante – ha detto l’esperto -, ma proprio per tale motivo, prima di poter eseguire un’attività che comporti l’utilizzo di apparecchiature radiologiche, un datore di lavoro è obbligato a servirsi della consulenza di un esperto in materia (esperto qualificato) che, per legge, deve valutare il rischio e consigliare sulle protezioni da adottare”.

“È per questo che tutte le nostre sale radiologiche, sia in ospedale che negli Humanitas Medical Care, vengono schermate con sottili lastre di piombo, in grado di contenere completamente al loro interno le già limitate radiazioni generate dalle apparecchiature radiologiche, mentre le nostre sale di risonanza magnetica vengono schermate con lastre di acciaio speciale e di rame in modo da contenere all’interno della sala il campo magnetico che l’apparecchiatura genera”, ha aggiunto.

Esistono controlli ed ispezioni da parte di enti terzi ed esterni alle strutture per verificare la sicurezza di macchinari e ambienti?

“Certo, ogni attività radiologica prima di essere implementata dev’essere autorizzata dall’autorità competente (ATS); inoltre i funzionari ATS ispezionano i locali autorizzati prima di permettere l’inizio dell’attività”, ha concluso il dottor Tosi.

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