Fratture dell’anca nel paziente anziano, come comportarsi?

La frattura dell’anca è una lesione grave che solitamente interessa il femore, più in particolare, nel punto in cui si unisce all’anca. Sebbene possa capitare a qualsiasi età diventa più frequente nei soggetti anziani (over 65), generalmente a seguito di una caduta, specie in chi soffre di osteoporosi.

Si tratta di una lesione seria – è una delle maggiori esperienze sanitarie nel paziente geriatrico – perché può avere conseguenze importanti, compromettendo, prima di tutto, la mobilità e quindi l’autonomia del paziente. Come bisogna intervenire e a chi possiamo rivolgerci?

Ce ne parla la dott.ssa Cecilia Pasquali, specialista in Ortopedia e Traumatologia, presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Varese

Che cos’è la frattura dell’anca?

È una frattura che si verifica tra la cartilagine dell’articolazione e un punto posto cinque centimetri sotto il piccolo trocantere, quella parte del femore in cui si inseriscono i muscoli che rendono possibile il movimento.

Le fratture dell’anca si classificano a seconda del punto in cui è presente la lesione e possono essere:

·  intra-capsulare: si verificano nel punto in cui il femore si unisce all’anca, all’interno della capsula articolare.

·  extra-capsulare: si verificano al di fuori della capsula articolare e sono a loro volta suddivise in basicervicali, intertrocanteriche e per trocanteriche.

Le fratture possono essere scomposte (le ossa rotte non sono più nella posizione normale) e non scomposte (i frammenti ossei sono ancora allineati)

Come si riconosce una frattura all’anca?

I sintomi possono variare in base al punto in cui si è verificata la frattura; in generale un frattura scomposta suscita vivo dolore ed impotenza funzionale.

I sintomi e  segni sono:

·  Dolore acuto

·  Incapacità di muoversi subito dopo la caduta

·  Difficoltà di stare in piedi e di scaricare il peso sul lato dell’anca lesionata

·  In alcuni casi gonfiore o livido

·  Rotazione verso l’esterno della gamba interessata

·  Deformazione e accorciamento dell’arto interessato

Se sento dolore all’anca devo andare da uno specialista?

In caso di presenza dei sintomi sopra citati, soprattutto in seguito a caduta è necessario chiamare il 112 per il trasporto al Pronto Soccorso più vicino.

Dopo la valutazione clinica ed eventuali esami di approfondimento (come radiografie, TAC o risonanza magnetica), il medico ortopedico potrà elaborare una diagnosi sull’origine del disturbo.

A quali conseguenze può portare una frattura all’anca?

La prima conseguenza è il ricovero ed il successivo intervento di osteosintesi o impianto di endoprotesi. Se il paziente non è idoneo all’intervento per via di patologie gravi è possibile anche non intervenire ma le conseguenze di un allettamento prolungato sono comunque serie in un soggetto anziano.

Come vengono trattate le frattura all’anca nel paziente anziano?

Le fratture laterali (ovvero extra-capsulari) pertrocanteriche vengono sottoposte ad osteosintesi con chiodo endomidollare; le fratture mediali (ovvero intracapsulari) sottocapitate, hanno rare indicazioni ad osteosintesi con viti cannulate, in genere il paziente viene sottoposto ad endoprotesi o ad artroprotesi in caso di giovane età. L’endoprotesi è un intervento più semplice rispetto all’artroprotesi: la cupola che sostituisce la testa femorale si articola direttamente con la cavità acetabolare; l’artroprotesi prevede oltre alla componente femorale anche una componente acetabolare, il cotile.

La frattura all’anca necessita sempre di un intervento chirurgico?

Alcune fratture del collo femorale o del grande trocantere composte o ingranate possono guarire anche senza intervento, in questi casi viene comunque indicato un periodo di allettamento prolungato.

Quali sono i tempi di recupero?

I tempi di recupero dipendono dal tipo di intervento e dalle condizioni della persona; in generale l’endoprotesi e l’artroprotesi consentono un recupero abbastanza rapido, il paziente ha subito la concessione del carico ed inizia nel post operatorio la fisioterapia.

I pazienti sottoposti ad osteosintesi con chiodo o viti hanno tempi di recupero che dipendono dalla stabilità della frattura dopo l’intervento, in alcuni casi il carico viene concesso dopo 2 o 4 settimane.

Il recupero dell’autonomia dipende anche dal fisico e dalle condizioni del paziente, spesso anche in assenza di patologie gravi, l’ospedalizzazione e l’intervento possono “scompensare” l’equilibrio delicato del paziente anziano, in questi casi l’evento traumatico può anche comportare una perdita definitiva dell’autonomia.

Ortopedia
Dott.ssa Cecilia Pasquali
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Visita ortopedica dell’anca

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