Gastrite e reflusso gastroesofageo: aumento dei casi durante la pandemia

Durante la pandemia da COVID-19, i casi di gastrite e reflusso gastroesofageo sono aumentati di circa il 35-40% nel nostro Paese. La causa è dovuta principalmente al cambiamento delle nostre abitudini di vita.

Ne ha parlato il dottor Benedetto Mangiavillano, responsabile della Gastroenterologia e dell’Endoscopia di Humanitas Mater Domini di Castellanza e gastroenterologo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di De Angeli a Milano, in occasione dell’intervista realizzata per Radio Number One, ai microfoni di Laura Basile.

In che modo la pandemia ha inciso sull’aumento dei casi di gastrite e reflusso gastroesofageo?

Il reflusso e la gastrite sono aumentati molto con la pandemia per due fattori:

1) La sedentarietà legata allo smart working. Il reflusso è una patologia correlata con le nostre abitudini di vita: più ci muoviamo e abbiamo un’alimentazione sana, meno episodi di reflusso abbiamo. Lavorando a casa e smettendo di andare in ufficio, per esempio, abbiamo ridotto di molto il nostro movimento quotidiano.

2) La grande preoccupazione (stress o ansia) legata alla pandemia. Quando siamo stressati l’adrenalina sale tantissimo causando un aumento dell’acidità gastrica che unito alla sedentarietà provoca maggiori episodi di reflusso (sensazione di acido che sale dietro l’esofago, a livello toracico).

Quali sono i sintomi del reflusso gastroesofageo?

I sintomi sono moltissimi e non includono solo il comune bruciore, tra questi troviamo:

–   Nodo in gola  

–   Sensazione di corpo estraneo

–   Tosse secca

–   Muco in gola

–   Dolore intercostale

Circa il 10% dei pazienti con reflusso si reca in pronto soccorso per paura che si tratti di un infarto.

Come capire che non è un infarto?

“Non è facile, ma un dolore toracico che va via con un episodio di digestione o camminando non deve destare preoccupazione. Se, al contrario, il dolore non passa, è fondamentale recarsi subito in pronto soccorso”.

La gastroscopia è sempre necessaria?

“No, con un soggetto giovane che non ha familiarità con tumori dello stomaco e dell’esofago, si tenta prima una terapia. Se i sintomi non andranno via si potrà ipotizzare una gastroscopia. Diverso è se ci sono dei sintomi di allarme e il soggetto è un po’ più anziano: ad un sessantenne che ha una sensazione di reflusso con un blocco del cibo, sarà consigliata una gastroscopia.

Le strutture di Humanitas sono tra le poche a fare la gastroscopia dal naso, con uno strumento sottile molto simile al filo di un mouse, totalmente indolore, che permette al paziente di evitare la sedazione e tornare subito al lavoro (o a casa), dopo l’esame”, conclude il dottor Mangiavillano.

Endoscopia Digestiva e Gastroenterologia.
Dr. Benedetto Mangiavillano
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