I bambini piccoli iperattivi: come gestirli senza perdere la pazienza

Un bambino piccolo iperattivo può rappresentare una grande sfida per i genitori che spesso si trovano sopraffatti e demoralizzati di fronte ad un comportamento che non riescono a gestire. Perdono la pazienza, gridano, si arrabbiano, senza ottenere risultati e – nella maggior parte delle volte – pentendosene subito dopo. In questi casi, è importante ricordare che atteggiamenti di questo tipo non sono qualcosa che il bimbo può controllare ma che esistono strategie che si possono adottare per gestire o mitigare l’attività motoria iperattiva, riducendo l’ansia sia per il bambino che per i genitori.

Ce ne parla la dott.ssa Alessia di Costanzo, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Domodossola.

Cosa si intende per disturbo da deficit di attenzione/iperattività?

​​È necessario, per trattare l’argomento, partire dal presupposto che il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI) è una sindrome comportamentale nella quale sono la frequenza e l’intensità dei comportamenti a determinare il disturbo. Atteggiamenti caratteristici del DDAI infatti sono rilevabili anche nella popolazione generale ma non ad una intensità e frequenza tale da influenzare il benessere della persona. Sono tre le aree a cui questi comportamenti possono essere ricondotti: l’iperattività, l’impulsività e la disattenzione

Generalmente, con la crescita il disturbo permane ma la sua espressione si modifica, in particolare disattenzione e impulsività persistono mentre l’iperattività tende a ridursi o a modificarsi in una sorta di irrequietezza. Per questo è importante fornire ai bambini – sin da piccoli – gli strumenti per aiutarli nella regolazione delle proprie emozioni e del proprio comportamento.

Si possono osservare quindi livelli di attività motoria elevati, bambini che faticano a stare fermi e che prediligono attività sensomotorie, bimbi che fanno fatica ad aspettare il proprio turno e a mantenere il focus sull’attività. Attenzione però, come detto poco prima, tali comportamenti sono presenti anche nella popolazione generale, per cui quando osserviamo il nostro bambino è necessario domandarci innanzitutto se tali comportamenti sono caratteristici della fase evolutiva in cui si trova o meno. 

Se avete dei dubbi o delle domande rispetto allo sviluppo del vostro bambino potete fare riferimento innanzitutto al suo pediatra o potete richiedere un consulto neuropsichiatrico e una valutazione neuro e psicomotoria. Affidatevi e chiedete anche alle insegnanti poiché la scuola insieme alla famiglia è il luogo più vissuto dai bambini.

Cosa causa l’iperattività?

Non sono ancora state individuate in maniera chiara le cause del disturbo ma la letteratura ad oggi sembra concordare sul fatto che le fatiche del bambino con iperattività derivino dalla difficoltà di filtrare gli stimoli interni ed esterni che riceviamo costantemente dal nostro corpo e dall’ambiente in cui siamo immersi. Questa capacità è definita inibizione e ci permette di sopprimere le informazioni non utili a svolgere un determinato compito. Immaginiamo di star lavorando al computer, quanti stimoli ci stanno bombardando? La sensazione delle dita sui tasti, il riflesso sullo schermo, il rumore della strada,, la sensazione dei capelli sulla fronte, il telefono che squilla e via dicendo, eppure riusciamo ad attenuarli per  svolgere il compito. Questi processi inibitori avvengono sia in maniera cosciente che in maniera automatica e il loro sviluppo appare particolarmente complesso. La ricerca in questo ambito è ancora aperta ma l’inibizione delle risposte automatiche sembra svilupparsi in maniera significativa tra i due e i cinque anni, mentre la soppressione delle interferenze sembra svilupparsi più avanti, in età scolare.

Immaginiamoci adesso se tutto questo non accadesse, ci sentiremmo sopraffatti dalle informazioni sensoriali e sicuramente non riusciremo a svolgere il compito come vorremmo o nel tempo che vorremmo. In questo senso quindi l’adulto che si occupa del bambino con un disturbo dell’iperattività deve cercare di fungere da filtro e da regolatore

Se riusciamo a guardare attraverso questa chiave di lettura i comportamenti dei nostri bambini sarà più facile anticipare i momenti di disregolazione emotiva e comportamentale ma anche sapere come agire laddove non riusciamo a giocare d’anticipo.

Come gestire un bambino iperattivo?

Se vogliamo aiutare il bambino a regolarsi dobbiamo, in primis, imparare a regolare e modulare le nostre emozioni. L’adulto deve rappresentare per il bambino un facilitatore che possa supportarlo nell’interazione e contenerlo nell’attività.

La prima cosa da fare quindi è lavorare sulle nostre emozioni, conoscere le nostre risposte emotive alle situazioni difficili o frustranti imparando ad individuare e riconoscere i segnali che il nostro corpo ci manda.   Non esiste uno strumento universale perché ognuno di noi vive e percepisce in maniera diversa ma partire dall’ascolto,di noi stessi e poi dei nostri bambini, è fondamentale per individuare quelli giusti.

Nell’ottica dell’ascolto possiamo poi mettere in atto alcune facilitazioni concrete per supportare la regolazione. Possiamo individuare tre aree di intervento: gli spazi, Le routine, Il corpo.

Gli spazi 

La cura degli spazi, avendo in mente quanto detto fino ad ora, è fondamentale. Dobbiamo creare per il bambino degli spazi di gioco sicuri e che possano facilitarlo nella regolazione. Innanzitutto, proviamo a ridurre i giochi a vista o a portata di mano affinché il bambino non passi continuamente da un’attività all’altra e se richiede di cambiare attività coinvolgiamolo attivamente nel riordino, cercando di fare in modo che ci sia sempre un unico materiale a disposizione a cui dedicarsi. 

Può essere anche utile dare una collocazione e un limite chiaro alle attività creando degli “angoli” di gioco definiti, ad esempio, “le costruzioni si usano sul tappeto”, “i pennarelli sul tavolino piccolo”, e via dicendo. In questo modo forniamo al bambino un contenimento visivo e spaziale. Anche creare uno spazio morbido sensomotorio dove sperimentare con il corpo può aiutare a incanalare l’energia motoria del bambino in un contesto positivo e di scoperta.

Le routine

Per i bambini che faticano a regolarsi è utile rendere ciò che avverrà prevedibile . È utile impostare delle routine per quei momenti della giornata nei quali il bambino ha difficoltà nel passaggio da una situazione ad un’altra (la nanna, l’ingresso a scuola, etc). 

Può risultare utile rendere visibili queste routine con delle agende visive con le quali il bambino può interagire e visualizzare concretamente tutti gli step. In questo modo facilitiamo la strutturazione e l’organizzazione. 

Rientra nel tema della prevedibilità anche la questione delle regole. Affinchè siano efficaci devono essere anche esse prevedibili quindi: poche, chiare, concrete e, se possibile, al positivo. Ad esempio “Fare il bravo” non è sufficientemente concreta, cosa vuol dire fare il bravo? Come  rispetto la regola se non so cosa significa? “Quando entro a casa tolgo le scarpe e lavo le mani”, questa è una regola chiara e concreta, il bambino sa esattamente cosa deve fare e quando. In questo modo sarà più facile anche per l’adulto premiare il bambino quando rispetta le regole perché avrà degli indicatori concreti da seguire.

Il corpo

Spesso trascuriamo l’importanza che il nostro corpo gioca nelle comunicazioni e nella relazione con il bambino. Come già riportato in precedenza è fondamentale portarvi l’attenzione affinché trasmetta sicurezza e conforto. Soprattutto coi bambini più piccoli, è fondamentale coinvolgerli in attività di scambio tonico-emozionale per rispondere al bisogno di contenimento fisico e sensoriale:giochi di abbracci e di opposti (morbido-duro, forte-piano), li aiutanoa comprendere come modulare il proprio corpo. 

Nel giocare possiamo guidarli fisicamente mettendo la nostra mano sulla loro in modo che possano sentire la forza necessaria a svolgere l’attività, ad esempio, quando riponendo i giochi li buttano con forza nella scatola, proviamo a guidarli nel movimento. 

Possiamo poi fungere da vero e proprio contenimento facendo da “cuscino” al nostro bambino facendolo sedere tra le nostre gambe, oppure sedendosi accanto a lui al tavolino fungendo da barriera per gli stimoli esterni.

Ricordiamo nell’utilizzo del corpo di assicurarci che il bambino non sia infastidito dal contatto, possiamo espressamente chiedere al bambino se desidera un abbraccio, educandolo già da piccolo al concetto di consenso. Se il contatto fisico rappresenta per lui un buono strumento di regolazione, sarà lui stesso a ricercare il nostro contenimento. Non forziamo quindi il contatto ma aiutiamolo a porre l’attenzione sul suocorpo chiedendogli ad esempio “cosa sente il suo corpo quando sei agitato?” o “come ti senti quando la mamma ti abbraccia?”, in questo modo gli diamo la possibilità di rileggere la propria esperienza attraverso un linguaggio semplice e concreto attraverso cui anche noi adulti possiamo capire come aiutarlo. 

Per supportare il nostro bambino quindi è fondamentale imparare a leggere le situazioni, cercare di capire quali contesti, spazi, stimoli, giochi sono maggiormente attivanti per il bambino e quali invece sembrano attenuare lo stato di agitazione. In questo modo potremo rendere l’ambiente facilitante e porci in un atteggiamento positivo nei confronti del bambino ricordandoci sempre di essere chiari e concreti quando facciamo loro delle richieste. 

Per ricevere il supporto degli specialisti potete rivolgervi ai servizi di neuropsichiatria infantile (pubblici, privati o convenzionati), nello specifico la terapia neuro e psicomotoria e gli interventi psicoeducativi sono i trattamenti più indicati per i disturbi di iperattività e mirano a supportare lo sviluppo del bambino e a fornire ai genitori strumenti concreti per la gestione quotidiana.

Infine, ricordate che se siete in difficoltà nel gestire il vostro bambino state facendo il lavoro più difficile del mondo ed è lecito chiedere il supporto e l’aiuto di un professionista, sia come genitori con il counseling genitoriale sia per il bambino con il supporto di un’equipe professionale. 

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