Iperprolattinemia e gravidanza: il concepimento è possibile?

La prolattina è un ormone prodotto dall’ipofisi, una ghiandola che si trova alla base del cervello, che incrementa sotto la spinta estrogenica e che ha il compito di stimolare la produzione di latte materno dopo il parto, oltre ad avere un ruolo importante sulla fertilità dell’individuo. Un’iperprolattinemia, ovvero un’eccessiva quantità di prolattina circolante, può causare delle irregolarità o perfino la scomparsa del ciclo mestruale, ostacolando l’intento di una donna di ottenere una gravidanza. Come è possibile trattarla?

Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Nazarena Betella, endocrinologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Domodossola a Milano.

Che cos’è l’iperprolattinemia?

L‘iperprolattinemia rappresenta un incremento dei livelli di prolattina nel sangue, condizione fisiologica durante la gravidanza e l’allattamento, mentre è opportuno ricercarne la causa in tutte le altre circostanze. 

Quali sono i valori normali di prolattina?

Generalmente i livelli sono superiori nella donna rispetto all’uomo; sono definiti normali valori di prolattina fino a 25 ng/ml (nanogrammi per millilitro) nella donna al di fuori della gravidanza e fino a 20 ng/ml nell’uomo.

Cosa può portare l’iperprolattinemia?

Sia nell’uomo che nella donna, possono comparire:

  • secrezione di latte a livello mammario (galattorrea) spontanea o provocata (stimolata dalla spremitura del capezzolo) 
  • disturbi della sfera sessuale (ridotto desiderio sessuale, impotenza incapacità di raggiungere e/o mantenere un’erezione durante il rapporto)
  • difficoltà di concepimento (infertilità)

Nella donna spesso il campanello d’allarme è rappresentato dalle irregolarità del ciclo mestruale o dalla scomparsa dello stesso (amenorrea), poiché la prolattina va ad interferire con il fine coordinamento ormonale che caratterizza le varie fasi del ciclo mestruale (fase follicolare, ovulazione e fase luteale).

Nell’uomo, invece, i primi segnali sono i disturbi della sfera sessuale, talvolta trascurati o comunque erroneamente imputati a situazioni stressogene. 

Talora, invece, i pazienti sono del tutto asintomatici (non presentano alcun disturbo).  

Quali sono le cause più comuni di iperprolattinemia?

La secrezione di prolattina può aumentare per cause fisiologiche o parafisiologiche (sonno, stress, gravidanza, stimolazione del capezzolo), farmacologiche o patologiche.

Tra i principali farmaci che inducono un incremento dei livelli di prolattina attraverso un’inibizione del rilascio dell’ormone/neurotrasmettitore che ne limita la secrezione (la dopamina) abbiamo farmaci:

  • anti-emetici (contrastanti nausea e vomito) e procinetici (che favoriscono la motilità gastro-intestinale, contrastando reflusso e stitichezza) (es. domperidone, metoclopramide, levosulpiride, etc)
  • anti-psicotici o neurolettici (es. amisulpiride, risperidone, olanzapina, etc)
  • anti-depressivi (es. inibitori della ricaptazione della serotonina, triciclici, etc)

Tra le patologie che più comunemente fanno innalzare i livelli di prolattina abbiamo:

–   Tumori ipofisari (principalmente benigni)

– Eventi traumatici a livello della parete toracica (es. chirurgia)

–   Ipotiroidismo (ridotta funzionalità della tiroide)

– Sindrome dell’ovaio policistico (iperestrogenismo)

Laddove, dopo aver verificato (presso i laboratori che ne eseguono il dosaggio) anche l’eventuale presenza della cosiddetta “macroprolattina” (molecole di prolattina complessate con immunoglobuline, ovvero con degli anticorpi circolanti), abbiamo la conferma che l’innalzamento della prolattina sia reale ma abbiamo escluso tutte le possibili cause sopra citate, ci troviamo di fronte a un’iperprolattinemia idiopatica.

Come viene valutata la quantità di prolattina?

I livelli di prolattina vengono dosati su un prelievo di sangue, solitamente eseguito al mattino a digiuno. Poiché la secrezione di prolattina viene influenzata dallo stress (anche semplicemente del prelievo), sarebbe meglio eseguire lo stesso in posizione comoda dopo aver lasciato un ago cannula in sede per almeno 30-60 minuti, per limitare al minimo l’ansia del paziente.

Si può trattare l’iperprolattinemia?

Certamente, ma il trattamento dipende dalla causa dell’iperprolattinemia, dai sintomi e dall’età del paziente.

Quindi, come del resto è opportuno fare in ogni contesto medico per arrivare al corretto trattamento, va prima approfondita la storia clinica del paziente ed effettuata una corretta diagnosi.

Quali sono i trattamenti possibili?

Va da sé che, per quanto concerne lo stimolo fisiologico o farmacologico sul rilascio di prolattina, la possibile soluzione è rimuovere il “trigger” stesso, laddove possibile (es. risolvere la condizione di stress o sostituire il farmaco con altro farmaco a diverso meccanismo d’azione).

Nel caso in cui l’iperprolattinemia derivi da altre patologie endocrine, come una ridotta funzione della ghiandola tiroide (ipotiroidismo) o un alterato funzionamento ovarico (sindrome dell’ovaio policistico), il trattamento è mirato al miglioramento della condizione specifica che porta anche a una risoluzione dell’iperprolattinemia.

La causa primaria di iperprolattinemia è il tumore ipofisario benigno (adenoma) secernente in maniera autonoma e sregolata la prolattina (prolattinoma), talora in concomitanza ad altri ormoni (es. ormone della crescita, GH).

Altri tumori dell’area ipotalamo-ipofisaria (l’ipotalamo è una struttura nervosa situata nella parte inferiore del cervello, appena al di sopra dell’ipofisi e che comunica con la stessa tramite un peduncolo) che non producono alcun ormone o che rilasciano altri ormoni, possono comunque indurre iperprolattinemia attraverso un’interruzione/dislocazione del peduncolo che non permette più all’ipotalamo di comunicare correttamente con l’ipofisi, ad esempio non facendovi più arrivare la dopamina, che serve a limitare il continuo rilascio di prolattina.

Fatta tale premessa, è logico intuire come siano proprio i farmaci che agiscono aumentando i livelli di dopamina (i cosiddetti dopamino-agonisti), il trattamento di prima linea del prolattinoma, del quale non solo viene ridotta la produzione di prolattina, ma anche il numero di cellule in grado di produrla, e quindi le dimensioni dell’adenoma.

Ovviamente sulla scelta dell’avvio e successiva sospensione del trattamento con dopamino-agonista vanno tenuti in considerazione:

  • tipo e dimensioni dell’adenoma 
  • livelli di prolattina
  • disturbi lamentati dal/la paziente
  • età del/della paziente (es. età fertile versus menopausa)

In ultima analisi, eccetto per il tumore ipofisario che produce prolattina per il quale il trattamento di prima linea è rappresentato dalla terapia farmacologica, in tutte le altre condizioni di iperprolattinemia determinata dall’effetto “massa” della lesione ipotalamica/ipofisaria, l’opzione teraputica di prima scelta è l’intervento neurochirurgico.

Cosa fare se si desidera una gravidanza?

In caso di iperprolattinemia con difficoltà di concepimento, va richiesta una valutazione endocrinologica per arrivare alla definizione del quadro e al trattamento opportuno, che solitamente consiste nell’intraprendere un farmaco dopamino-agonista, ovvero nell’assunzione di una o più compresse settimanali.

È possibile rimanere incinta dopo il trattamento?

Sì, è possibile. Tuttavia va ricordato che il trattamento farmacologico serve giusto per ripristinare una condizione di fertilità, ma ad avvenuto e verificato concepimento, l’assunzione del farmaco andrà sospesa, a meno di situazioni davvero particolari.

Dott.ssa Nazarena Betella
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