La colonscopia per una diagnosi sicura

La colonscopia è un esame estremamente utile nella prevenzione del tumore del colon e del retto, permette di diagnosticare con precisione patologie e lesioni dell’intestino crasso, e rappresenta lo strumento operativo per l’asportazione dei polipi.

Oggigiorno, in alcuni centri specializzati si effettuano anche colonscopie virtuali, cioè TAC ad alta risoluzione per l’individuazione di lesioni di piccolissime dimensioni.

Poiché vi è molto timore nei confronti di questo esame, abbiamo rivolto alcune domande al dottor Paolo Omodei, gastroenterologo in Humanitas.

Che cos’è la colonscopia?

La colonscopia è un esame che consiste nell’introduzione attraverso l’orifizio anale di una piccola sonda flessibile, che viene fatta risalire lungo tutto il grosso intestino per poterne esaminarne le pareti interne. Le fibre ottiche presenti sull’estremità della sonda trasmettono le immagini a video.

Quando serve fare la colonscopia?

La colonscopia è molto utile per poter effettuare diagnosi certe su qualunque problema connesso a disturbi intestinali come, per esempio, dolori addominali che non sono spiegabili, stitichezza improvvisa, diarrea di lunga durata, perdite di sangue attraverso il retto. Essa rappresenta lo strumento più attendibile per individuare malattie del colon, effettuare biopsie e per l’asportazione di polipi.

È un esame doloroso? Possono verificarsi delle complicanze?

“Si tratta di un esame invasivo, ma generalmente ben sopportato dai pazienti, che ricevono un minimo di sedazione. Essi potrebbero avvertire un leggero fastidio a seguito dell’introduzione di aria, attraverso un canale dello strumento, utile per la distensione delle pareti dell’intestino”, spiega il dottore.

Il rischio di complicanze è minimo e, comunque, dipende anche dalla situazione intestinale del paziente. Raramente si può verificare l’accidentale perforazione intestinale, cioè la fuoriuscita dello strumento dalle pareti dell’intestino. Un’altra complicanza, meno seria, è il sanguinamento legato alla manovra stessa nel corso di biopsie o asportazione di polipi. “In entrambi i casi, il chirurgo interviene immediatamente nel corso della colonscopia stessa”, assicura il medico.

È prevista una preparazione per questo esame?

“Esiste una preparazione specifica alla colonscopia: il paziente deve seguire una dieta, da iniziare quattro giorni prima dell’esecuzione dell’esame, che prevede prima la riduzione e in seguito l’eliminazione delle fibre (frutta e verdura)”, spiega lo specialista. Inoltre, il giorno precedente, egli deve assumere lassativi per la pulizia dell’intestino e introdurre nel corpo solo liquidi.

Poiché nel corso della colonscopia può rendersi necessario procedere con una biopsia o con l’asportazione di polipi, “qualche giorno prima della prova il paziente dovrà fare gli esami della coagulazione al fine di ridurre al minimo il rischio di emorragie”, afferma il medico.

Dopo l’esame si può subito tornare a casa?

“In genere il paziente viene dimesso nel giro di un’ora dopo l’esame e può riprendere da subito a svolgere tutte le attività quotidiane, tranne la guida per le dodici ore successive, a causa della sedazione”, afferma lo specialista.

Dopo l’asportazione di un polipo non si deve mangiare frutta e verdura per almeno cinque giorni, perché le fibre in esse contenute possono formare una grossa massa fecale che potrebbe causare la rimozione prematura della crosta che viene a formarsi in sede. “Se, invece, è prevista l’asportazione di un polipo di grosse dimensioni, il paziente viene solitamente trattenuto in ospedale in regime di day hospital o di ricovero per una notte”, conclude il dottor Omodei.

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