Le fratture negli anziani e le ripercussioni psicologiche

In Italia, cinque milioni di persone sono affette da osteoporosi mentre le fratture di femore sono 80 000; un anziano su tre cade almeno una volta l’anno. Questi numeri riguardano le cadute e le conseguenti fratture negli anziani.

Spesso, purtroppo, una caduta, anche guarita, può causare gravi ripercussioni psicologiche.

Ne abbiamo parlato con il Dottor Flavio Cividini, Responsabile Unità Operativa Traumatologia presso l’Istituto Clinico Humanitas.

Le complicazioni di una caduta

Per un anziano il rischio di cadere non è irrilevante. L’ambiente circostante rappresenta un pericolo, l’equilibrio talvolta è precario e le ossa fragili.

A seguito di una caduta c’è quasi sempre una frattura e quella al femore è la più comune.

Se il tempo di recupero si protrae, il rischio è che l’inattività e l’immobilità causino una diminuzione delle forze muscolari.

A questo punto il paziente potrebbe incorrere in una perdita delle funzioni permanente e non essere più in grado di recuperare la propria autonomia.

In base al tipo di intervento si può guarire in tempi più o meno rapidi.

Quando si tratta la frattura con una protesi il decorso è piuttosto rapido. Per le protesi con una sintesi con chiodo, il tempo di immobilità del paziente può arrivare anche a 60 giorni.

L’operazione al femore viene comunque fatta entro 48 ore dalla caduta, per far sì che il paziente possa tornare a camminare o almeno a sedersi con la maggior tempestività possibile.

Il recupero fisco e psicologico

Oltre al rischio di indurre debolezza muscolare a seguito di un’immobilità prolungata, è importante porre attenzione anche al rischio di depressione che può affliggere il paziente.

Se il recupero fisico tarda o non arriva, il paziente può diventare fragile dal punto di vista psicologico. La perdita di autonomia lo farà sentire un peso per i familiari.

Sarà compito dei medici e dei famigliari far capire al paziente che si può tornare a una vita normale anche dopo una caduta.

 

 

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