L’importanza dell’ecografia alle anche per il bambino

Tra i controlli clinici e diagnostici che è importante effettuare nei primi mesi di vita del neonato vi è l’ecografia alle anche, un semplice esame di screening indispensabile  per diagnosticare in tempo un’eventuale displasia evolutiva dell’anca, un difetto congenito di ossificazione dell’acetabolo (la cavità che ospita la testa del  femore) che, se non trattato precocemente, potrebbe compromettere la corretta deambulazione futura del bambino e richiedere in età adulta l’intervento chirurgico.

In Lombardia, questo esame non è più convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale: tuttavia, alla dimissione post-parto i pediatri lo consigliano vivamente ai genitori a titolo preventivo.

Poiché c’è molta confusione riguardo alla necessità e al momento in cui tale ecografia debba essere eseguita, ne abbiamo parlato con il dottor Adriano Anzivino, Medico Ecografista in Humanitas Medical Care di Arese, Busto Arsizio e Lainate, particolarmente esperto nell’ecografia di screening neonatale per la displasia dell’anca.  

 

Dottore, perché è così importante eseguire questo tipo di esame nei neonati?

Nonostante non rientri più tra i controlli convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale, “l’ecografia delle anche (neonatale) risulta ancora un esame indispensabile che i pediatri e i ginecologi continuano, giustamente, a prescrivere proprio perché è l’unico modo per poter riscontrare con certezza la displasia dell’anca, al fine di intervenire in un’età in cui questa patologia congenita può essere ancora trattata semplicemente attraverso dei piccoli accorgimenti, spiega l’esperto.

È quindi un esame fondamentale, perché se il problema alle anche non viene rilevato alla nascita, esso si manifesterà in età adulta e a quel punto potrà essere risolto solo con un intervento chirurgico, che si sarebbe potuto tranquillamente evitare.

“Tengo a precisare che questo tipo di esame non viene eseguito in tutti gli ospedali, anche perché richiede una certa esperienza da parte dell’ecografista. Humanitas Medical Care di Arese, Busto Arsizio e Lainate forniscono invece questo utilissimo servizio”, sottolinea il dottore.

 

Quando va fatta l’ecografia delle anche?

L’ecografia delle anche è solitamente eseguita tra la decima e la dodicesima settimana di vita del neonato; “si è scelto questo range in quanto l’ossificazione delle anche è ancora in fase di sviluppo e, quindi, si può ancora intervenire con semplici accorgimenti qualora si riscontri un problema”, riferisce il dottore.

“In casi eccezionali, quando per esempio è richiesto dal ginecologo alla dimissione a seguito di traumi durante il parto o in caso di parto podalico, è consigliabile effettuare l’esame entro i primi quarantacinque giorni dalla nascita”, aggiunge l’esperto.

“È bene anche non anticipare troppo questa indagine, in quanto alla nascita potrebbe risultare un’immaturità fisiologica delle ossa dell’anca, che evolve verso la normalità senza alcun tipo di trattamento”, precisa l’ecografista.

 

È un esame fastidioso per il neonato?

Si tratta di un esame assolutamente innocuo e non invasivo, il cui esito viene consegnato subito. “È una banale ecografia che non richiede alcuna preparazione o procedura preventiva e che dura circa 10-15 minuti al massimo. Quindi c’è pochissimo stress per il bambino. Inoltre, viene utilizzato un gel caldo per evitare al piccolo paziente la scomoda sensazione di freddo causata dal gel a temperatura ambiente”, informa il dottore.

 

Nel caso l’ecografia riscontrasse un’anomalia alle anche del neonato, quali sono i possibili trattamenti?

A seconda del grado di displasia, si adottano diversi tipi di rimedi: si parte semplicemente dal doppio pannolino nelle forme più lievi, in modo da tenere le gambine più divaricate, favorendo l’ossificazione del labbro acetabolare in posizione corretta; se ciò non fosse sufficiente, si adottano dei pannolini rigidi. Nei casi più complessi, invece, al neonato vengono posizionati dei divaricatori per dare la possibilità all’anca di ossificare nel miglior modo possibile.

“I rimedi più estremi – aggiunge lo specialista – sono simili a un’ingessatura: al di sopra del pannolino si applica un divaricatore, abbastanza scomodo perché, essendo un dispositivo provvisto di cinghie che stringono e allargano le gambe, costringono il bimbo a stare con gli arti inferiori quasi a 180 gradi; in ogni caso, rientra sempre tra le procedure non invasive”.

Dopo queste tecniche terapeutiche, vengono effettuati dei controlli ecografici periodici per valutarne l’efficacia, sino alla completa risoluzione del problema.

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