Mal di schiena: quando preoccuparsi?

Ad ognuno di noi, è capitato, almeno una volta nella vita, di soffrire di mal di schiena. Si tratta infatti di una condizione molto comune (è tra le prime cause di disabilità in tutto il mondo e motivo di assenza dal lavoro) che può presentarsi in forme diverse: da un dolore lieve che dura pochi giorni ad uno più severo che persiste per settimane. A seconda dell’intensità, la sintomatologia può essere gestita anche a casa, con antidolorifici, pomate, ghiaccio, caldo ed esercizi. Ma come si fa a sapere quando è il momento di rivolgersi allo specialista?

Lo abbiamo chiesto al dott. Andrea Zangarelli, fisioterapista presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.

Perché il mal di schiena è un problema così comune?

Il benessere e il miglioramento della qualità di vita generale ci ha portati da un lato ad ammalarci meno, dall’altro a condurre una vita più sedentaria. Il poco movimento ed esercizio fisico hanno contribuito a rendere il mal di schiena la principale causa di disabilità e di assenteismo dal lavoro. Importante specificare che il mal di schiena è un sintomo e non una malattia. Seppur in crescita, presenta una buona prognosi e tende a risolversi con la giusta assistenza. Non aumenta con l’invecchiamento ed è più comune negli adulti tra i 30 e i 50 anni. La maggior parte delle volte (90%), la sua eziologia è funzionale, quindi non corrispondente ad un danno organico. Negli altri casi, è possibile individuare la causa scatenante con un approfondimento diagnostico (come una radiografia o una risonanza magnetica).

Quando il mal di schiena richiede un consulto medico?

Il mal di schiena, se produce un disagio significativo, ha sempre come oggetto una valutazione medica, idealmente di un fisiatra, per poter inquadrare in modo completo la problematica. Il trattamento dipenderà poi dalla valutazione medica.  

Quali possono essere i segni di sofferenza nervosa?

Il rachide lombare è una struttura la cui funzione, oltre a permettere i movimenti del tronco e degli arti, è anche quella di preservare l’integrità del midollo spinale da cui originano radici e nervi che andranno ad innervare i muscoli della bassa schiena, dei glutei, delle gambe e dei piedi, fornendo loro la sensibilità tattile e dolorosa.

Questo ci fa capire come un’alterazione del rachide lombare può compromettere anche le strutture nervose ivi contenute. Se ciò accade, ad esempio per la presenza di un osteofita (un piccolo speroncino osseo) o di un’ernia discale che irritano ed infiammano la zona ove sono ubicate le radici nervose, si possono generare sintomi spiacevoli che verranno percepiti lungo il territorio innervato dalla radice sofferente.

È il caso, ad esempio, delle lombo-sciatalgie o delle lombo-cruralgie, dove il dolore al contrario delle comuni lombalgie viene percepito non tanto a livello della schiena quanto a livello della coscia, della gamba ed eventualmente del piede.

Tuttavia, come abbiamo visto, anche la sensibilità può essere compromessa: possono manifestarsi quelle che vengono definite parestesie, ovvero formicolii circoscritti o diffusi; le ipoestesie, riduzione della sensibilità; altre forme di alterata sensibilità associabili spesso al dolore anche se quest’ultimo può non essere presente.

Casi più gravi di sofferenza nervosa comportano la perdita di importanti funzioni viscerali, spesso in seguito ad una stenosi del canale midollare, ovvero un suo restringimento, in questo caso avremmo alcuni segni e sintomi come: dolori o alterazioni della sensibilità a livello urogenitale, incontinenza urinaria e/o incontinenza fecale, in questi casi la raccomandazione è di rivolgersi immediatamente ad un medico. Fortunatamente però questi sono anche i casi più rari.

Che cosa può fare il fisioterapista per il mal di schiena e come avviene una seduta?

Il fisioterapista svilupperà un programma di intervento in base a quanto definito dal fisiatra (o talvolta dall’ortopedico), ovvero il medico che definisce una diagnosi indicando una prescrizione. Il primo passo è quello di valutare mal di schiena, quindi il fisioterapista eseguirà, previa valutazione anamnestica fisioterapica, un esame obiettivo volto ad individuare e meglio comprendere il dolore del mal di schiena.

Questo è un passaggio fondamentale non arbitrario, che consente di discriminare i sintomi del mal di schiena, per far ciò, il terapista si avvarrà di una serie di Test fisioterapici e ortopedici volti ad eseguire specifici movimenti o posizionamenti dei complessi articolari presi in esame. Questi vengono svolti in modo attivo, quindi con la partecipazione diretta del paziente o in modo passivo, lasciando al terapista l’onore del posizionamento o dell’analisi palpatoria, valutando e monitorando costantemente eventuali restrizioni di mobilità e rigidità, l’esacerbarsi del dolore o di una sua diminuzione, la forza muscolare dei distretti interessati, il coinvolgimento eventuale di strutture nervose e tutta una serie di altri parametri​​ al fine di individuare il giusto iter riabilitativo da seguire (una sciatalgia è diversa da una sacroileite, anche se entrambe generano dolore nella zona lombare richiedono un trattamento specifico).

Il secondo aspetto da tenere in considerazione è il tempo di insorgenza del mal di schiena.

Inoltre, in una fase acuta o subacuta, tecniche di stress reduction e tecniche di igiene comportamentali, con le quali istruire il paziente nella gestione del dolore, rappresentano un elemento imprescindibile per far si che l’infiammazione, inevitabile in un primo momento, eserciti al meglio la propria funzione, ovvero, quella di ripulire il sito danneggiato e riparare i tessuti. In questa fase tornano utili le terapie strumentali diatermiche che consentono mediante il calore di gestire la sintomatologia e velocizzare il processo rigenerativo.

Nelle fasi successive o in una fase cronica, sarà importante recuperare i movimenti della colonna con tecniche articolatorie, tecniche manuali e di mobilità articolare, lavorando sull’intrappolamento nervoso, se presente e non di pertinenza chirurgica, con tecniche manipolative ed esercizi neurodinamici, riequilibrando il sistema neuro-muscoloscheletrico con tecniche fasciali ed esercizi specifici di rinforzo.

In ultimo, ma non per importanza, il terapista insegnerà gradualmente al paziente ad eseguire in autonomia protocolli di esercizi per l’autotrattamento a casa. L’esecuzione costante e corretta di questi protocolli durante e dopo la fine delle sedute è determinante per ottenere i giusti risultati.

Quante sedute sono necessarie prima di vedere il risultato?

La risposta al trattamento dipende da tutti quei fattori biopsicosociali visti all’inizio, anche la componente stressogena, emotiva e psicologica del paziente ha un ruolo determinante sull’esito dei risultati.

Nei casi in cui ci sia sofferenza nervosa non grave che non richiede un trattamento cruento e quindi nei mal di schiena specifici, ci vorranno più settimane per ridurre la sintomatologia.

La fisioterapia, in base alle evidenze attuali sul mal di schiena, ha dimostrato di ridurre la necessità di interventi chirurgici, migliorare la prognosi velocizzando il recupero e ridurre i costi sanitari.

In linea generale, è utile per il terapista ricevere un feedback costante da parte del paziente per capire se il percorso intrapreso è la strada giusta da seguire, non da meno è importante confrontarsi con il paziente rassicurandolo sulle sue preoccupazioni ed esortandolo a muoversi. Infatti, ridurre il movimento e rimanere a riposo è uno degli errori tipici nella gestione del mal di schiena. Disciplinare e istruire il paziente sui comportamenti da adottare per la gestione del dolore, sugli esercizi da seguire per recuperare la funzione, sugli autotrattamenti da fare a casa e sugli atteggiamenti e vizi da evitare, sono aspetti anche più importanti del trattamento stesso senza i quali difficilmente si raggiungerà l’obiettivo preposto ottimizzando i risultati e velocizzando i tempi di recupero.

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