Il mal di schiena può essere considerato la malattia del secolo. Da piccoli dolori passeggeri a vere e proprie patologie croniche, questo male affligge milioni di persone al mondo, molte delle quali non conoscono nemmeno la causa del proprio male.
Per avere qualche nozione in più sull’argomento abbiamo interpellato i nostri esperti, il Dottor Paolo Gaetani, Specialista in Neurochirurgia e Neurofisiologia Clinica e il Professor Riccardo Rodriguez y Baena, Senior Consultant di Neurochirurgia, entrambi operanti presso l’Istituto Clinico Humanitas.
Come si suddivide il mal di schiena?
Sostanzialmente i medici lo suddividono in due grandi categorie:
- una prima categoria in cui rientrano quei dolori che non interessano i nervi e che quindi sono confinati alla colonna vertebrale.
- Una seconda categoria in cui la patologia colpisce anche le radici dei nervi, causando sintomi quali bruciori e formicolii degli arti.
Come si cura?
Il primo approccio è sempre non invasivo e si ricorre, solitamente, a due strumenti per alleviare o far scomparire il dolore: farmaci e riabilitazione. Solamente, nel caso in cui queste due modalità di guarigione non diano frutti o nel caso in cui si noti la presenza di un’ernia oppure un danno alle vertebre o ai dischi intervertebrali si può pensare all’intervento chirurgico, seguito poi da una fase di riabilitazione.
Quali farmaci utilizzare?
Abbiamo detto che il primo approccio al mal di schiena è di tipo farmacologico. Solitamente, la terapia con gli antinfiammatori non steroidei (come l’aspirina) porta molti benefici a chi soffre di mal di schiena, pur presentando rischi, se assunti in maniera non controllata, soprattutto allo stomaco e per la coagulazione del sangue.
Nei casi di dolori gravi sono molto gettonati i farmaci derivati dal cortisone, un ormone che può ridurre l’infiammazione delle radici nervose.
In ultima istanza abbiamo i farmaci ad azione centrale che agiscono sui meccanismi che controllano il dolore al livello del sistema nervoso, ma che vengono consigliati solo in presenza di una componente neuropatica. Occorre invece evitare gli anti COX2 o le superaspirine, a causa della loro alta tossicità cardiaca.
E la chirurgia?
Nel caso in cui il medico lo ritenga necessario si può intervenire anche con il bisturi. La causa più frequente di questi interventi è indubbiamente l’ernia al disco che negli ultimi anni, nei casi meno gravi, può essere curata anche con tecniche mininvasive che non richiedono il taglio della cute.
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