Pancreatite acuta e cronica, quali sono le differenze?

La pancreatite è un processo infiammatorio che coinvolge il pancreas. Ne esistono due forme: una acuta e una cronica. Quali sono le differenze e come possono essere trattate?

Lo abbiamo chiesto al professor Alessandro Zerbi, specialista in chirurgia generale presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano Premuda, responsabile chirurgia del pancreas di Humanitas e docente di Humanitas University.

Come si manifesta la pancreatite acuta?

La pancreatite acuta tende ad esordire improvvisamente e può essere molto variabile (lieve o severa). Il sintomo principale è un dolore violento nei quadranti più alti dell’addome che talvolta può irradiarsi anche al dorso. In alcuni casi è accompagnato da episodi di vomito e una compromissione delle condizioni generali a causa del dolore.

Cosa causa la pancreatite acuta?

Le cause più frequenti di pancreatite acuta sono la calcolosi della colecisti (in alcuni casi la pancreatite acuta è il primo segnale di calcolosi) e il consumo eccessivo di alcol.

Come si cura la pancreatite acuta?

Nella forma lieve (che riguarda circa l’85% dei casi) è sufficiente tenere il paziente a digiuno per 2-3 giorni, somministrandogli una flebo per rifornire l’organismo dei liquidi persi.

Nella forma severa, può essere necessario anche il ricovero, talvolta perfino in terapia intensiva se il danno ha colpito molti altri organi come rene, polmone, sistema circolatorio.

Quali sono i sintomi della pancreatite cronica?

Anche la pancreatite cronica è caratterizzata da dolore ai quadranti alti dell’addome; tuttavia, a differenza della forma acuta, la sintomatologia è lieve nelle fasi iniziali, poi diviene sempre più intensa e localizzata tra l’ombelico e lo sterno (spesso si estende anche al dorso). 

Il dolore inizialmente compare subito dopo aver mangiato, ma con il progredire della malattia diventa costante fino a costringere il paziente alla continua assunzione di antidolorifici anche maggiori.

La pancreatite cronica da cosa è causata?

La pancreatite cronica è causata soprattutto all’abuso di alcol (colpisce specialmente gli uomini giovani, anche se c’è stato un aumento di casi anche nel sesso femminile). Non si può far regredire ma solo stabilizzare. La pancreatite cronica, a lungo andare, è un fattore di rischio importante per l’insorgenza del tumore del pancreas.

Come si interviene per la pancreatite cronica?

Il primo passo è intervenire sullo stile di vita del paziente, limitando l’assunzione di alcol e il fumo e introducendo una corretta alimentazione (spesso i pazienti non si nutrono in maniera adeguata); inoltre, potrebbe essere indicata l’assunzione di enzimi pancreatici sostitutivi; questi pazienti, infatti, producendo meno succhi ed enzimi, spesso non riescono ad assorbire il cibo in modo adeguato.

A questa terapia medico-comportamentale, può seguirne una endoscopica, con l’inserimento di stent all’interno del pancreas per facilitare il deflusso del succo pancreatico. Nelle forme più avanzate, caratterizzate da calcificazioni, formazioni di masse e dilatazioni dei dotti pancreatici, potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico.  Questo può consistere o in procedure “derivative” (che hanno lo scopo di far defluire meglio i succhi pancreatici) oppure, più frequentemente, in interventi resettivi, con asportazione di una parte del pancreas, per rimuovere masse, calcificazioni e pseudocisti qualora presenti.

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