Polipi nasali: con che cosa abbiamo a che fare?

I polipi nasali sono delle estroflessioni della mucosa nasale che spesso si presentano a causa di una ipertrofia (un aumento di volume della mucosa stessa) o di una iperplasia (alterazione benigna delle cellule).

La scienza, tuttavia, ancora non ha dato una risposta certa sul perché della loro formazione.

Per saperne di più ne abbiamo parlato con la nostra esperta, la Dottoressa Lucia Medina, medico specialista in otorinolaringoiatria presso l’Istituto Clinico Humanitas.

Le teorie più accreditate

Fino ad oggi la causa dei polipi nasali è stata ricercata nelle allergie. Queste, infatti, provocano spesso un rigonfiamento della mucosa nasale e una riduzione dello spazio respiratorio.

Tuttavia, recentemente, gli studiosi hanno notato che la poliposi nasale è in grado di colpire tutti e non solamente i soggetti allergici, sebbene questi ultimi siano più predisposti alla patologia.

Certo è, però, che alla base della loro formazione c’è una condizione di infiammazione locale persistente (data soprattutto da rinite cronica allergica o infettiva).

I sintomi

I sintomi avvertiti più comunemente sono:

  •       ostruzione nasale progressiva;
  •       cefalea frontale;
  •       alterazione dell’olfatto.

Questi sintomi possono essere attenuati temporaneamente grazie all’utilizzo di spray nasali a base di cortisone.

La diagnosi

Per quanto riguarda la diagnosi, invece, si tende ad adottare una di queste 7 opzioni:

  1. Rinoscopia tradizionale

Consiste in un esame delle cavità nasali effettuato con l’utilizzo di un divaricatore nasale e una sorgente di luce. Questo metodo permette, tuttavia, di individuare solo i polipi più esterni e meno nascosti all’interno della cavità nasale.

  1. Endoscopia nasale

Questo metodo prevede l’utilizzo di un endoscopio, un piccolo tubo rigido collegato direttamente a una telecamera che è in grado di riprodurre le immagini interne su un monitor esterno.

Questo metodo consente di diagnosticare anche i polipi nasali più piccoli e, solitamente, è la più utilizzata.

  1. TAC del massiccio facciale

Più che un metodo di diagnosi, questo, è un metodo di accertamento che viene fatto solitamente prima dell’intervento chirurgico per verificare la natura e la presenza delle varianti anatomiche ossee presenti.

  1. Risonanza magnetica

Viene praticata soprattutto in presenza di poliposi monolaterale ed è solitamente accompagnata dal prelievo di piccoli campioni di tessuto da analizzare.

  1. Test allergologici cutanei

Chiamati anche prick tests, non sono altro che i tradizionali esami per evidenziare eventuali allergie.

  1. Tampone nasale

Per accertarsi della presenza o dell’assenza di funghi o batteri nasali.

  1. Studio citologico del secreto nasale

Permette di analizzare i tipi di cellule che compongono il secreto nasale.

La cura

Oggi si sono abbandonati i metodi invasivi di un tempo e si sceglie spesso di utilizzare terapie conservative che mirano a migliorare il più possibile la qualità di vita del paziente.

Si propende, quindi, a un equilibrio tra l’intervento chirurgico e medico (che previene la formazione di altri polipi post-operazione).

Non sono da escludere nemmeno i farmaci corticosteroidi sistemici e topici endonasali (in forma spray) che si accompagnano ad una pulizia quotidiana ed attenta delle cavità nasali.

I vari trattamenti chirurgici sono effettuati in regime di day hospital e in anestesia locale poiché i polipi sono poco vascolarizzati e privi di terminazioni nervose dolorifiche.

Raramente l’anestesia è totale. Ciò si verifica solo in presenza di poliposi massiva (cioè che occupa completamente le fosse nasali).

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