Protesi all’anca, tempi di recupero ridotti con chirurgia mininvasiva?

Sono molti i pazienti che scelgono di sottoporsi ad un intervento di chirurgia protesica dell’anca, a causa di un dolore o una difficoltà di movimento che impediscono di compiere anche le semplici attività quotidiane. Tuttavia, sebbene l’intervento sia spesso risolutivo, alcuni decidono di rinunciarci per paura dei tempi di recupero.

Ne abbiamo parlato con il dott. Franco Astore, ortopedico esperto in chirurgia mininvasiva presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano Premuda.

Quando è necessaria una protesi all’anca?

Generalmente, la chirurgia sostitutiva dell’anca è necessaria quando l’articolazione è usurata o danneggiata in modo da ridurre la mobilità e provocare dolore anche a riposo.

Il motivo più comune è l’artrosi. Altre condizioni che possono causare danni all’articolazione dell’anca includono:

·  artrite reumatoide

·  frattura dell’anca

·  artrite settica

·  displasia ossea

Come avviene l’intervento di protesi all’anca?

In anestesia periferica, attraverso una piccola ferita, rispettando i muscoli, viene sostituita la testa femorale e l’acetabolo degenerati con la protesi che è stata precedentemente programmata dopo uno studio personalizzato a computer. 

I vantaggi di una tecnica mininvasiva sono la modesta perdita di sangue, il minimo dolore post chirurgico e la capacità immediata di camminare grazie al risparmio muscolare.  

Cosa succede dopo l’intervento?

La sera stessa dell’intervento il paziente inizia già a deambulare grazie al team di assistenza, composto oltre che dall’ortopedico, dall’anestesista, dal fisioterapista e dall’infermiere. 

Il programma di recupero rapido (fast track) grazie ad una avanzata fisioterapia permette al paziente in pochi giorni di tornare al proprio domicilio senza necessità di ricoveri in strutture riabilitative.

Quali sono i tempi di recupero? L’età è un fattore discriminante?

La chirurgia mininvasiva garantisce un recupero più rapido della quotidianità, ma i tempi di guarigione dipendono dalla biologia. Il primo mese è necessario usare 2 stampelle per la integrazione primaria della protesi, successivamente vengono abbandonate e viene concessa una leggera attività sportiva in attesa dell’ossificazione matura che solitamente avviene entro sei mesi, dopo la quale può essere ripresa l’attività sportiva da impatto quale la corsa e lo sci, ad esempio.

L’età è un fattore relativamente importante, più significativi sono l’indice di massa corporea (BMI, rapporto tra peso ed altezza), le patologie concomitanti e l’abitudine ad una regolare attività fisica preoperatoria.

È necessario fare fisioterapia dopo? Se sì per quanto?

È sempre necessario fare il percorso intensivo di fisioterapia avanzata post chirurgica di pochi giorni, nel quale il paziente viene istruito sul recupero della quotidianità ed a fare anche le scale. Solitamente può eseguire il suo progetto riabilitativo a domicilio, in autonomia, fino al primo controllo, ad un mese dall’intervento.

Quando potrò ricominciare a riprendere le normali attività?

Il recupero delle attività quotidiane è immediato, nonostante il limite relativo delle stampelle e della convalescenza perioperatoria. Già ad 1 mese molti pazienti abbandonando le stampelle, sono in grado di riprendere le normali attività, eccetto il sovraccarico ed i pesi che necessitano l’avvenuta osteointegrazione della protesi.

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