Prurito? Potrebbe dipendere dall’inquinamento!

A nessuno piace il prurito. Se poi un semplice prurito diventa il fastidioso sintomo di malattie più serie, va tenuto sotto controllo.

Questa sensazione può essere causata dalla dermatite atopica, la prima manifestazione di allergie alimentari, soprattutto nei bambini.

Il numero di casi di patologie allergiche è in costante aumento e il fatto che l’inquinamento ambientale abbia un ruolo importante nello sviluppo di queste malattie è sempre più dibattuto tra gli specialisti. Approfondiamo l’argomento con il dottor Antonio Tiri, specialista in Immunoallergologia di Humanitas Medical Care Arese.

Dermatite atopica: che cos’è?

“La dermatite atopica (DA) è una condizione infiammatoria della pelle, caratterizzata da secchezza cutanea e prurito, che si presenta in forma cronica e recidivante. La secchezza della pelle è dovuta ad un’eccessiva perdita d’acqua attraverso la cute, causata in alcuni casi da un difetto genetico che compromette la produzione di una proteina (filaggrina) che ha il compito di preservare l’integrità della pelle”, spiega lo specialista.

Prurito: mai così importante!

La DA è il primo segnale della predisposizione allergica nel bambino. Compare, infatti, a 2-3 mesi di vita ed è frequentemente associa ad allergia alimentare, dando il via alla “marcia atopica”: dermatite atopica – allergia alimentare – rinite – asma.

Negli ultimi 30 anni, la presenza delle malattie allergiche è aumentata notevolmente e nei paesi industrializzati il 15-30% dei bambini soffre di Dermatite atopica. Il timore, suggerito da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature lo scorso gennaio, è che non sia dovuto esclusivamente alle modificazioni genetiche del DNA, ma all’inquinamento ambientale.

Inquinamento… della pelle!

L’ambiente in cui viviamo è sempre più inquinato e gli idrocarburi aromatici policiclici (PAH), presenti nelle emissioni dei motori diesel, sono i costituenti più pericolosi. Questi ultimi, infatti, “sono in grado di superare la barriera cutanea, legarsi ad un recettore specifico (AsH) sulle cellule della pelle. L’eccessiva attivazione di AsH stimola la produzione di artemina, la quale induce prurito, rendendo la cute lesa ipersensibile a qualsiasi stimolo”, specifica il dottor Tiri.

Si entra, quindi, in un circolo vizioso, dove il prurito induce il grattamento, al quale segue ancora prurito. Il grattamento danneggia sempre più la barriera della pelle, peggiora l’infiammazione locale e favorisce ulteriormente l’ingresso degli allergeni ambientali, facendo progredire la marcia atopica che porta all’asma nella maggior parte dei pazienti geneticamente predisposti.

Come intervenire?

Il consiglio è di non cedere al fai da te, ma di rivolgersi ad uno specialista in grado di verificare le cause del disturbo e consigliare la miglior cura per risolverlo.

Nel frattempo, ogni occasione è buona per lunghe passeggiate in alta montagna alla ricerca di aria fresca e pulita.

 

 

I numeri di Humanitas
  • 12.000.000 Visite
  • 1.000.000 pazienti
  • 7.300 professionisti
  • 190.000 ricoveri
  • 12.000 medici