Quando la pressione è pericolosa in gravidanza?

Con il termine ipertensione, si intende l’innalzamento della pressione sanguigna (la forza che il sangue esercita contro le pareti dei vasi sanguigni) rispetto ai valori normali. Parliamo di ipertensione in gravidanza quando i valori rilevati sono maggiori di 140/90 mmHg. Si tratta di un problema che colpisce tra il 25 e il 40% della popolazione, e che rappresenta un fattore di rischio importante durante la gravidanza.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Rossella Lauletta, ginecologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Varese.

Quali sono le forme di ipertensione in gravidanza?

 Ci sono diversi tipi di ipertensione in gravidanza: 

  • Ipertensione gestazionale: si sviluppa durante la gravidanza (generalmente dopo le 20 settimane).
  • Ipertensione cronica: inizia prima della 20esima settimana di gravidanza o prima della gravidanza. 
  • Preeclampsia: è invece una patologia caratterizzata dall’improvviso innalzamento della pressione, solitamente dopo le 20 settimane di gravidanza, associato al riscontro di elevate quantità di proteine nelle urine. È potenzialmente pericolosa per la salute della mamma e del bambino.

Quali sono le cause della preeclampsia?

In Europa la preeclampsia interessa circa il 3-5% delle gravidanze, i maggiori fattori di rischio sono la maggiore età delle donne alla loro prima gravidanza, l’obesità ,la presenza di malattie croniche, in primis, il diabete.

Come si manifesta la preeclampsia?

I sintomi della preeclampsia possono includere:

  • Pressione alta
  • Proteine ​​nelle urine
  • Gonfiore di viso e mani
  • Mal di testa costante
  • Problemi di vista
  • Dolore nell’addome in alto a destra
  • Problemi di respirazione

Altri segnali sono:

  • Convulsioni
  • Nausea e/o vomito

Quali problemi può causare la preeclampsia?

La preeclampsia può causare:

  • Distacco della placenta
  • Scarsa crescita fetale
  • Nascita prematura
  • Basso peso alla nascita
  • Danni a reni, fegato, cervello e altri organi e sistemi sanguigni
  • Rischio maggiore di malattie cardiache per la mamma

Come avviene la diagnosi di preeclampsia?

In linea generale, occorre un attento monitoraggio della pressione arteriosa in tutte le pazienti durante le visite mensili. Bisogna poi educare le future mamme all’automonitoraggio domiciliare settimanale dopo la 24a settimana di gravidanza. In caso di fattori di rischio (età avanzata, obesità e patologie correlate) anche un controllo bisettimanale se non addirittura a giorni alterni.

Di grande utilità, sono anche il monitoraggio dell’esame delle urine mensile e il controllo dell’emocromo.

Mediante ecografia sarà poi possibile monitorare la crescita del bambino ed eventuali malfunzionamenti della placenta, che possono accompagnare soprattutto la preeclampsia precoce.

Quali sono i trattamenti per la preeclampsia?

Il parto rappresenta la cura risolutiva  per la preeclampsia. Tuttavia, il trattamento dipende dalla gravità, dall’epoca gestazionale e dai potenziali rischi per la mamma e il suo bambino.

  • Se le settimane di gravidanza sono più di  37, probabilmente si farà partorire la gestante.
  • Se le settimane sono meno di 37, la paziente verrà monitorata dal medico con una serie di esami (urine, sangue, ecografie, misurazione frequenza cardiaca e controllo della crescita del bambino). Potrebbe inoltre essere necessario assumere medicinali per controllare la pressione sanguigna ed eventualmente indurre la maturazione polmonare del feto, ovvero somministrare in modo controllato corticosteoidi per accelerare la maturazione dei polmoni fetale (di fatto i polmoni sono l’ultimo organo del feto  a completare il processo di maturazione e qualora si prospetti un parto prematuro è di fondamentale importanza indurne il prima possibile l’autonomia).
Ostericia e Ginecologia
Dr.ssa Rossella Lauletta
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