Il cuore a volte può giocare brutti scherzi. Per quanto il rischio d’infarto sia sempre in agguato, la prevenzione è fondamentale e può salvare la vita.
Secondo il “Journal of the American College of Cardiology”, autorevole rivista americana di cardiologia, adottare uno stile sano può permettere di ridurre dell’80% circa il rischio d’infarto.
Ne abbiamo parlato con il Dottor Bruno Passaretti, Responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione Cardiaca presso l’Istituto Clinico Humanitas.
Qual è il rapporto fra alimentazione e prevenzione?
Un rapporto stretto, sicuramente. Per avere un cuore sano è importante cominciare a evitare del tutto (o assumere saltuariamente) quei cibi che concorrono a innalzare il livello di colesterolo.
Fra questi rientrano le carni grasse, i salumi, il latte intero e i suoi derivati.
È invece necessario fare scorta degli alimenti che caratterizzano la dieta mediterranea, ovvero frutta, verdura e cereali. Ciò permetterebbe di ridurre il rischio d’infarto del 6%.
Oltre a tener d’occhio il peso, occorre fare attenzione alla distribuzione del grasso corporeo. L’obesità addominale è più pericolosa di quella localizzata ai fianchi. La riduzione del rischio d’infarto attraverso il mantenimento del peso forma è pari al 15%.
È necessario evitare l’abuso di bevande alcoliche, poiché possono debilitare le coronarie e compromettere così il funzionamento dell’intero sistema cardiovascolare. In questo modo il rischio di infarto diminuirà almeno del 7%.
Quali sono invece i comportamenti da osservare?
In primo luogo, è necessario smettere di fumare. In questo modo si potrà ridurre del 21% il rischio d’infarto.
Infine, è importante svolgere con costanza ed equilibrio un’attività fisica.
Tenere il proprio corpo allenato per mezz’ora al giorno attraverso una corsa leggera, una camminata a passo svelto, una bella nuotata o un giro in bicicletta, permetterà di ridurre il rischio d’infarto del 20%.
Occorre ricordare che la maggior minaccia per il cuore è rappresentata dalla coabitazione dei fattori sopra citati, che si vanno inevitabilmente a sommare a elementi esterni come l’inquinamento ambientale, aumentando così esponenzialmente il loro grado di pericolosità.
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