Sentire meglio per mantenere il cervello in forma

Giovedì 12 aprile alle ore 12:30 in Humanitas Medical Care Domodossola, l’ipoacusia sarà protagonista dell’appuntamento “Sordità e deterioramento cognitivo”. L’evento gratuito e aperto a tutti. Prenota il tuo posto inviando una e-mail a info@staticmilano.it, oppure chiama il numero 02 33608060 o chiedi informazione alla nostra reception.

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 360 milioni di persone, più del 5% della popolazione mondiale, sono colpiti da un’ipoacusia invalidante e ciò rappresenta un grave problema di sanità pubblica.

In Italia, il 18% della popolazione adulta (8 milioni circa) presenta un deficit uditivo e la sordità, che aumenta con l’avanzare dell’età, è la seconda causa d’invalidità civile.

Numerosissimi studi scientifici hanno dimostrato che esiste una relazione diretta tra la diminuzione della capacità uditiva e il decadimento cognitivo.

Di conseguenza, poiché l’ipoacusia aumenta con l’età, la prevenzione e l’uso di apparecchi acustici non solo potrebbero rallentare la progressione della demenza, ma potenzialmente attenuarne i sintomi.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Elisabetta Iacona, otorinolaringoiatra in Humanitas Medical Care Domodossola.

Perché la diminuzione della capacità uditiva determina deficit cognitivi?

“La deprivazione uditiva modifica profondamente le interazioni con l’ambiente e comporta

modificazioni nelle connessioni tra diverse aree corticali e, in particolari, nelle interazioni tra le diverse aree sensoriali”, spiega la dottoressa.

“Inoltre – aggiunge – la sordità costituisce una barriera tra gli uomini e provoca una disabilità comunicativa che produce frustrazione, isolamento e depressione”.

Si tratta, quindi, di un disturbo invalidante, che peggiora la qualità della vita e rende più complesse le relazioni personali, anche perché i soggetti che presentano questo handicap non sempre ricevono da parte degli udenti quella disponibilità necessaria, anzi spesso c’è distacco.

Quali sono le conseguenze della correlazione tra sordità e declino cognitivo nell’anziano?

Già negli anni ‘80 è stata descritta la forte correlazione tra ipoacusia e peggioramento dei deficit cognitivi nell’anziano e, a partire dal 2012, molti studi hanno confermato che la sordità nelle persone con età avanzata aumenta di cinque volte il rischio di demenza.

Più recentemente, poi, è stata dimostrata anche l’associazione tra ipoacusia e Alzheimer.

“La sordità è anche causa di deperimento fisico, diminuzione del vigore e dell’indipendenza, riduzione delle interazioni sociali, difficoltà nelle attività quotidiane in generale. Essa, come già detto, genera solitudine, isolamento, aumento della tendenza alla depressione e rappresenta un fattore di alto rischio cardiovascolare e di mortalità”, spiega il medico.

La sordità, quindi, rende l’anziano fragile.

Quali misure si possono adottare per risolvere il problema?

È opinione diffusa tra gli esperti che sia possibile ritardare l’invecchiamento cognitivo attraverso una maggiore attenzione alla prevenzione per l’identificazione precoce della sordità. Inoltre, l’uso degli apparecchi acustici può determinare un miglioramento complessivo delle funzioni cognitive e, conseguentemente, posticipare l’insorgenza della demenza.

“Le soluzioni acustiche adatte possono ridurre non solo le difficoltà uditive, ma anche i

comportamenti associati al degrado cognitivo, soprattutto nell’ambito della memoria: una

riabilitazione protesica acustica corretta e tempestiva non solo contribuisce positivamente alla percezione dello stato di salute e dello stato funzionale degli anziani, ma anche a rallentare il decadimento cognitivo”, conclude la dottoressa Iacona.

 

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