Sindrome del tunnel carpale: colpisce soprattutto le donne

La sindrome del tunnel carpale è tra i disturbi della mano più diffusi, colpisce soprattutto le donne con una incidenza nove volte superiore rispetto agli uomini. Spesso la patologia compare durante la gravidanza o nel periodo subito successivo alla menopausa. Si manifesta in qualunque età, normalmente a partire dai 25-30 anni, tuttavia in rari casi non ne sono immuni neanche gli adolescenti, soprattutto se sottoposti a terapie ormonali o in caso di patologie genetiche, mentre ne sarebbe affetto almeno il 20% della popolazione sopra i 60 anni.

Ne ha parlato la dottoressa Laura Frontero, chirurgo della mano in Humanitas Medical Care Lainate.

I sintomi e la diagnosi

Tra sintomi più diffusi e precoci che portano a identificare la sindrome del tunnel carpale – ovvero la compressione del nervo mediano all’interno del canale carpale dove si trova insieme ai tendini flessori delle dita – ci sono i formicolii (soprattutto notturni ma che possono diventare anche diurni nei casi più avanzati), la perdita di forza e di sensibilità delle dita della mano coinvolta e dolore nei casi più severi.

“L’unico modo per poter arrivare ad una diagnosi certa è l’elettromiografia, esame fondamentale per verificare lo stato di salute del nervo mediano che viene eseguito ambulatorialmente da specialisti neurofisiologi: attraverso stimoli elettrici si registrano e si valutano le risposte nervose e la corretta funzionalità delle fibre motorie e sensitive”, ha spiegato la dottoressa. 

Il trattamento: l’intervento chirurgico

Sono rari i casi in cui si riesce a trattare il paziente in modo ‘conservativo’, perché “spesso quando arrivano da noi con i classici sintomi e formicolii è già il momento di intervenire chirurgicamente”, ha spiegato la dottoressa.

L’intervento chirurgico di decompressione del nervo mediano al polso viene eseguito per via endoscopica e si tratta pertanto di un intervento mininvasivo che non compromette la quotidianità del paziente: si esegue in anestesia locale, in day hospital e – esclusa la preparazione per l’ingresso in sala operatoria – dura di fatto meno di 5 minuti”.

“Dopo l’operazione il paziente può muovere da subito la mano e riprendere le abituali attività quotidiane – ha spiegato Frontero -, l’unica accortezza è quella di non bagnare la medicazione per circa 10-15 giorni. Il decorso post-operatorio varia in base allo stadio della malattia: il formicolio scompare praticamente da subito e progressivamente si assiste alla ripresa della sensibilità e della forza”.

“Purtroppo – ha concluso – nei casi più gravi il recupero sarà parziale, soprattutto per quanto riguarda la sensibilità in quanto le fibre nervose vengono irrimediabilmente compromesse da un compressione che si è protratta per troppo tempo. Anche in questi casi è comunque indicato l’intervento che comunque migliora notevolmente la sintomatologia”.

 

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