Soffri d’insonnia? Forse la causa dipende dalla tua respirazione

Non riuscire ad addormentarsi, a mantenere il sonno, o svegliarsi troppo presto per poi non riuscire più a chiudere occhio. L’insonnia può manifestarsi in molti modi e compromettere non solo il livello di energia o l’umore, ma anche la salute, le prestazioni lavorative e la qualità di vita della persona che ne soffre.

Spesso l’insonnia è causata dallo stress o da una situazione che ci mette particolare agitazione, ma talvolta può indicare anche problemi di salute più complessi, come la respirazione.

Ne abbiamo parlato con il dottor Sebastian Ferri, pneumologo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.

Cos’è l’insonnia?

L’insonnia è un disturbo del sonno in cui le persone hanno difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno. È una condizione comune, che interessa circa il 10-30% della popolazione mondiale, ma che è ancora ampiamente sottovalutata. Generalmente i sintomi sono:

·   Difficoltà ad addormentarsi

·   Svegliarsi spesso durante la notte e avere difficoltà a riaddormentarsi

·   Svegliarsi troppo presto la mattina

·   Avere un sonno non ristoratore

·   Avere almeno un problema diurno come affaticamento, sonnolenza, problemi di umore, concentrazione, incidenti sul lavoro o alla guida, a causa del sonno scarso.

L’insonnia varia nella durata e nella frequenza con cui si verifica. Può essere di breve o lunga durata; andare e venire; durare da una notte a poche settimane. Viene definita cronica quando una persona soffre di insonnia almeno tre notti a settimana per almeno 3 mesi.

In che modo la respirazione incide sul nostro sonno?

Durante il sonno la respirazione è controllata da un sofisticato e complesso intreccio neuronale, del tutto indipendente dalla nostra coscienza. Non abbiamo alcun controllo sul modo in cui respiriamo e, in condizioni fisiologiche, non ce ne accorgiamo. In presenza invece di situazioni che possano ostacolare la respirazione si possono verificare emissioni di suoni (es. il russare) o interruzione del respiro, come le apnee, con conseguente superficializzazione e frammentazione del sonno. Tutto ciò che ostacola il fisiologico alternarsi delle fasi del sonno può determinare insonnia, sonnolenza diurna o scarsa qualità del sonno. Se tali alterazioni persistono nel tempo è opportuno pensare che vi sia un problema di salute più serio. Per questo è importante essere consapevoli di come respiriamo.

Quando pensiamo alla respirazione durante il sonno, la prima domanda che dovremmo farci è: “Respiro attraverso il naso o la bocca?”.

La respirazione con la bocca – orale – comporta l’inalazione di un volume maggiore di aria, che a sua volta può interrompere la nostra biochimica e privare il nostro corpo di ossigeno. Le nostre narici, essendo molto più piccole, aiutano invece a rallentare la nostra respirazione con un conseguente aumento del 10-20% di assorbimento di ossigeno nel sangue. Respirare in modo ottimale attraverso il naso non solo aumenta l’ossigenazione del sangue, ma aumenta anche la quantità di ossigeno fornita ai tessuti e agli organi e facilita un sonno sano e salutare. Significa anche che il nostro respiro durante il sonno è tranquillo, calmo, rilassato e quasi impercettibile.

Il naso, inoltre, svolge un fondamentale compito di umidificazione dell’aria che inaliamo, cosa che invece non si presenta durante la respirazione orale che pertanto può generare discomfort come la classica sensazione di bocca asciutta.

La seconda domanda da farci è: “Come respiro?”.

Come detto precedentemente, in condizioni fisiologiche, non ci rendiamo conto di come respiriamo. Se invece vi sono dei problemi è facile che durante il sonno noi (o chi ci dorme vicino) capiamo che qualcosa non va. Spesso infatti è il partner a notare che la respirazione durante il sonno non è normale: perché si russa, come può accadere in caso di ostruzione a livello nasale; perché si emettono strani suoni, come quando la respirazione orale è ostacolata dallo scivolamento della lingua; oppure perché si verificano delle apnee nel sonno.

Cosa sono le apnee nel sonno?

Tra i disturbi del respiratori del sonno, ovvero tutte quelle condizioni che provocano una respirazione anomala durante il sonno, il più diffuso è l’apnea notturna.

L’apnea notturna è un disturbo del sonno potenzialmente grave che si verifica quando la respirazione di una persona viene interrotta durante il sonno. 

Esistono due tipi di apnee notturne: ostruttiva e centrale.

·   L’apnea ostruttiva del sonno: è la più comune delle due, ed è causata da un blocco meccanico delle vie aeree, di solito quando il tessuto molle nella parte posteriore della gola collassa durante il sonno. 

I sintomi diretti dell’OSA possono includere: russamento, irrequietezza durante il sonno, sensazione di soffocamento durante il sonno, eccessiva sonnolenza diurna, affaticamento e difficoltà di concentrazione.

A questi sintomi tuttavia bisogna aggiungere quelli più importanti per la nostra salute, determinati dall’attivazione dell’organismo come risposta all’apnea e alla scarsa ossigenazione che ne consegue, quali nicturia (andare in bagno durante la notte), cefalea al risveglio e irrequietezza fino al riscontro di elevati valori di pressione arteriosa o alterati valori glicemici al risveglio.

·   Nell’apnea centrale del sonno: le vie aeree non sono bloccate, ma il cervello non riesce a dire al corpo di respirare. Questo tipo è chiamato apnea centrale perché è legato alla funzione del sistema nervoso centrale e si manifesta soprattutto in presenza di gravi patologie come lo scompenso cardiaco o l’insufficienza renale, in caso di intossicazione da farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale o quando ci si trova ad alta quota.

Come so se ho un disturbo del sonno?

Nel sospetto di disturbi del sonno è fondamentale definire la tipologia e la severità. A tal proposito la medicina del sonno ha sviluppato diversi sistemi per studiare la quantità e la qualità del sonno nel suo complesso (compresa la regolazione nervosa, la respirazione, l’attività muscolare e cardiaca). Lo strumento principale per tale misurazione è la polisonnografia. Si tratta di un esame ormai di routine e di facile accesso che ci permette di studiare il nostro corpo durante il sonno. In genere è sufficiente una notte di registrazione, quasi sempre eseguibile comodamente a domicilio. La registrazione in ambiente ospedaliero è riservata ai casi più complessi.

In base al numero di canali presi in analisi si parla di:

–   Poligrafia (o monitoraggio cardiorespiratorio notturno) che analizza la respirazione, la posizione del corpo, l’ossigenazione a l’attività cardiaca.

–   Polisonnografia completa, che ai precedenti aggiunge anche l’analisi delle fasi del sonno e dell’attività muscolare e che può essere corredata anche da riprese video (Video-polisonnografia)

Per l’analisi della respirazione è sufficiente eseguire una poligrafia a domicilio, la quale ci permette di definire come respiriamo, se la respirazione è inficiata dalla presenza di ostruzione, se vi sono apnee e quanto sono frequenti.

L’esame, una volta analizzato da un esperto di medicina del sonno, permette di identificare la tipologia e la severità del disturbo (valutata secondo il numero di apnee per ora – AHI) in modo da poter proporre un trattamento o un percorso di cura a seconda dell’entità.

Come si possono trattare i disturbi del sonno?

La poligrafia e la polisonnografia offrono al clinico numerose informazioni.

Limitatamente alla problematica respiratoria, se si riscontra la presenza di limitazioni al flusso, tipiche delle ostruzione a livello nasale, è opportuno focalizzare l’attenzione su questo distretto, richiedendo il supporto di uno specialista otorinolaringoiatra.

In caso di riscontro di apnee del sonno, invece, il trattamento è dipendente dalla severità.

Fisiologicamente è normale avere qualche apnea durante il sonno anche in soggetti sani.

–   Fino a 5 apnee l’ora (AHI<5) si parla quindi di normalità

–   Tra 5 e 15 apnee del sonno per ora, si parla di un disturbo di entità lieve

–   Tra le 15 e le 30 apnee per ora siamo davanti ad un disturbo di entità moderata

–   Un valore di apnee del sonno superiore a 30 episodi per ora (AHI>30) invece è indicativo di un disturbo di grado severo

Spesso le apnee del sonno sono associate al peso in eccesso (sovrappeso o obesità) ma non solo. Indipendentemente dal peso, è possibile sviluppare apnee anche in presenza di alterazioni anatomiche (come lassità o ipertrofia dei tessuti delle alte vie aeree), varianti fisiologiche (come retrognazia mandibolare o macroglossia – ingrossamento della lingua), patologie a livello delle tonsille o delle adenoidi (tipiche dei bambini), problemi extra respiratori (come nella sindrome delle gambe senza riposo o nelle mioclonie).

È fondamentale per il medico di medicina del sonno quindi saper riconoscere e identificare le varie cause – spesso non un’unica causa ma un insieme di fattori facilitanti – responsabili delle apnee, al fine di personalizzare il trattamento (es. perdita di peso, chirurgia o trattamenti posizionali).

In ogni caso, il trattamento d’elezione per le apnee del sonno è rappresentato dalla CPAP, uno strumento che garantisce una pressione positiva costante a livello delle vie aeree, in grado di contrastare l’ostruzione, mediante un getto d’aria umidificata attraverso una maschera.

Il trattamento con la CPAP è mandatorio nei casi severi (AHI>30) mentre è consigliato nei casi lievi-moderati, soprattutto se in presenza di altre patologie (cardiache, endocrinologiche, polmonari o neurologiche).

L’adattamento alla CPAP può essere eseguito a domicilio o in ambiente ospedaliero ed è finalizzato alla identificazione della pressione minima necessaria a garantire il comfort del paziente e il trattamento dell’ostruzione.

Sempre per garantire il comfort e l’efficacia del trattamento esistono diversi modelli di CPAP e di maschere.

Perché è importante il trattamento delle apnee?

Il trattamento delle apnee è fondamentale per due motivi:

  Per regolarizzare la qualità del sonno e la qualità della vita, evitando lo sviluppo di insonnia o eccessiva sonnolenza del sonno. Quest’ultima può avere serie e importanti ripercussioni in termini di performance durante il giorno (a lavoro o a scuola), sulla socialità, sulla stanchezza e sulla psiche. Infine, ma non meno importante, l’eccessiva sonnolenza diurna può essere un serio problema per chi si mette alla guida.

  Per evitare lo sviluppo di altre malattie. A lungo andare gli episodi di apnea determinano un’attivazione dell’organismo che si ripercuote soprattutto a livello cardiaco e metabolico con sviluppo, mantenimento o peggioramento di patologie come l’ipertensione arteriosa, aritmie, diabete finanche responsabile di eventi cardiaci o neurologici che possano mettere a rischio la vita.

Il trattamento con la CPAP in ogni caso non deve essere considerata una “condanna” ma uno strumento in grado di migliorare il nostro sonno, la nostra salute e di conseguenza la nostra qualità di vita.

Come dico spesso ai miei pazienti “non siamo fatti per indossare delle maschere, ma chi soffre di apnee del sonno e prova una CPAP poi non potrà più farne a meno perché tornerà a dormire”.

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