Stare seduti a lungo, soprattutto assumendo la stessa posizione, senza alzarsi e fare movimento di tanto in tanto, può creare problemi alla corretta circolazione sanguigna ed esporre al rischio di incorrere in episodi di trombosi delle vene delle gambe, una condizione sicuramente da non sottovalutare.
È importante sapere che esistono situazioni che predispongono a sviluppare una trombosi, come un errato stile di vita (fumo, sovrappeso, sedentarietà, scarsa idratazione ecc.), terapie ormonali, gravidanza, interventi chirurgici, immobilizzazione forzata degli arti inferiori e molte altre ancora.
Approfondiamo questo importante argomento con la dottoressa Lidia Rota, autrice in Humanitas e Presidente di ALT-Associazione per la Lotta alla Trombosi.
Quali sono le situazioni che possono provocare la trombosi?
L’immobilità mantenuta per ore (o addirittura giorni) da parte di chi lavora sempre alla scrivania, o effettua un lungo viaggio aereo o in auto, o è costretto a letto da una malattia, da un intervento chirurgico o a causa di una gamba ingessata per frattura e altre situazioni ancora, rallenta la circolazione del sangue aumentando la probabilità che si formi un trombo nelle vene delle gambe.
In che modo avviene la trombosi alle gambe?
A seguito della immobilità prolungata, il sangue tende a scorrere con meno velocità nella parte inferiore del corpo (polpacci o cosce) per ragioni di forza di gravità e, in condizioni particolari, questo rallentamento può alterare il sistema della coagulazione del sangue che da liquido si addensa fino a formare un coagulo. “Il trombo che si crea nelle gambe può sciogliersi da solo oppure estendersi all’interno del vaso fino a ostruirlo in parte o totalmente impedendo, così, la normale circolazione sanguigna”, spiega la dottoressa. E aggiunge: “Esso può provocare gonfiore, dolore, rossore e crampi. Se il trombo si forma in organi come il cuore o il cervello, è responsabile di infarto o ictus, mentre, se si frammenta, può provocare un’embolia polmonare, una patologia gravissima, spesso mortale, se non viene presto riconosciuta”.
Quali sono i sintomi?
“I sintomi di una trombosi – spiega l’esperta – dipendono dall’importanza del vaso che viene colpito e da quanto è grande il trombo che si forma. Se questo non occlude un vaso principale o se non lo occlude completamente, i sintomi possono essere molto sfumati o addirittura impercettibili.”
Comunque, devono destare sospetto:
- dolore al polpaccio sotto forma di crampo;
- pelle lucida e infiammata nella zona colpita;
- gonfiore;
- presenza di un cordone rosso e dolente sulla superficie della gamba (in questo caso si parla di tromboflebite superficiale);
- accelerazione del battito cardiaco con accessi di tosse ingiustificata, a volte con dolore al dorso o al fianco, e striature rossastre nel catarro (questi sono sintomi fortemente sospetti per embolia polmonare).
Quali sono i fattori di rischio che possono favorire la trombosi?
“La trombosi non è mai provocata da una sola causa – sottolinea l’esperta – ma è necessaria la complicità di qualche altro fattore di rischio.” In particolare è più esposto:
- chi soffre di patologie cardiache o ha una circolazione del sangue alterata;
- chi ha uno squilibrio nella coagulazione del sangue (a volte ereditario);
- chi ha precedentemente sofferto di malattie da trombosi;
- chi ha le vene varicose;
- chi ha da poco subito un intervento chirurgico;
- gli anziani;
- le donne in gravidanza o che fanno uso della pillola anticoncezionale o seguono la terapia ormonale sostitutiva;
- chi fuma, è in sovrappeso, beve poco e non fa attività fisica regolare;
- i diabetici.
Quali accorgimenti si possono adottare per ridurre il rischio di trombosi?
“Per diminuire la probabilità di andare incontro a questo incidente, è fondamentale, innanzitutto, ridurre i fattori di rischio suddetti – precisa la dottoressa Rota – e, nei limiti del possibile, nel luogo di lavoro alzarsi e muoversi ogni tanto, anche se per pochi minuti.”
E prosegue: “Può essere molto utile anche poter raggiungere l’ufficio a piedi o con i mezzi pubblici, salire e scendere le scale a piedi, fare una passeggiata durante la pausa pranzo, evitare di stare seduti con le gambe accavallate e di indossare biancheria o indumenti che stringono all’inguine (come i jeans), fare esercizi come distendere e roteare piedi e caviglie o contrarre i polpacci mentre si è seduti alla scrivania e fare un po’ di ginnastica in ufficio”.
“Infine, è importantissimo idratarsi, bevendo almeno un bicchiere d’acqua naturale ogni ora”, raccomanda l’esperta.
Anche stare troppo in piedi può far male alla circolazione?
“Esattamente come per chi sta troppo seduto e immobile, anche in chi sta molto in piedi mantenendo la stessa posizione (per esempio, le stiratrici) la circolazione rallenta. Diverso, invece, è il caso di chi sta in piedi, ma ha l’opportunità di muoversi spesso, come per esempio le commesse in un negozio”, conclude la dottoressa Rota.
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