Tiroidite di Hashimoto: le donne sono più a rischio?

Stanchezza, sonnolenza, senso di freddo, ma anche aumento di peso. La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che può presentarsi con diversi sintomi; colpisce principalmente le donne ed è la causa più comune di ipotiroidismo, una patologia che se non trattata, può causare infertilità o problemi durante la gravidanza.

Ne abbiamo parlato con il dott. Luca de Martinis, endocrinologo presso gli ambulatori Humanitas Medical Care di Arese e Lainate.

Che cos’è una malattia autoimmune?

È una patologia causata da una reazione del sistema immunitario che attacca erroneamente i tessuti sani dell’organismo (in questo caso la tiroide), ritenendoli estranei e non riconoscendoli più come parte di sé.

Che cos’è la tiroide?

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo e ha il compito di produrre gli ormoni che controllano il metabolismo, la frequenza cardiaca e la velocità con cui il corpo utilizza le calorie – trasformandole in energia – introdotte nel corpo da ciò che mangiamo.

Quali sono le cause della tiroidite di Hashimoto?

La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune (il sistema immunitario crea anticorpi che attaccano le cellule tiroidee per distruggerle). L’insorgenza di questa patologia non è del tutto chiara, tuttavia, si ritiene che alcuni fattori di rischio possano essere:

·  Fattori genetici (come età, sesso – si sviluppa principalmente nelle donne tra i 30 e i 50 anni, ed ereditarietà)

·  Fattori ambientali (come infezioni, stress o esposizione alle radiazioni=

·  Interazioni tra fattori ambientali e genetici

Quali sono i sintomi della tiroidite di Hashimoto?

La malattia di Hashimoto progredisce lentamente nel corso degli anni.  Alla fine, il calo della produzione di ormoni tiroidei può causare:

·  Stanchezza e lentezza

·  Aumento della sensibilità al freddo

·  Sonnolenza

·  Pelle secca

·  Stipsi

·  Debolezza muscolare

·  Dolori e rigidità muscolari e articolari

·  Mestruazioni abbondanti

·  Depressione

·  Problemi di memoria o concentrazione

·  Gonfiore della tiroide (gozzo)

·  Gonfiore del viso

·  Unghie fragili

·  Perdita di capelli

·  Aumento di peso

Come viene diagnosticata la tiroidite di Hashimoto?

Durante una visita specialistica, il medico raccoglie l’anamnesi del paziente eseguendo un attento esame obiettivo palpatorio della ghiandola tiroidea. Successivamente, richiede alcuni esami del sangue (TSH, FT4, FT3 unitamente alla ricerca degli anticorpi anti-tireoperossidasi e anti-tireoglobulina) per verificare l’eventuale presenza di ipotiroidismo clinico o subclinico. Direttamente in studio, verrà poi eseguita un’ecografia tiroidea, esame fondamentale per confermare la diagnosi del quadro tiroiditico, raccogliendo importanti dati anatomici e volumetrici della ghiandola, oltre ad escludere la possibile presenza/comparsa di noduli tiroidei.

Come può essere trattata la tiroidite di Hashimoto?

In caso di riscontro di ipotiroidismo (manifesto o subclinico) lo specialista decide caso per caso se avviare una integrazione a base di iodio e/o selenio (fondamentali oligoelementi con i quali la tiroide lavora) o avviare una terapia sostitutiva ormonale cronica con levotiroxina. Le opzioni ad oggi sono molteplici e vanno ben oltre il notissimo Eutirox, riservando ad ogni paziente la terapia più congeniale a seconda delle necessità cliniche e personali. Lo specialista accompagna il paziente nel corso dei controlli nell’individuazione, e eventuale revisione, del dosaggio ormonale, che andrà cucito sartorialmente sulla base delle caratteristiche fenotipiche e delle necessità di ognuno.

Tiroidite di Hashimoto e infertilità: è possibile una gravidanza?

La risposta è sicuramente sì, la gravidanza è assolutamente possibile ma andrà attentamente programmata. L’omeostasi tiroidea influenza tutte le fasi che vanno dalla ricerca della gravidanza al concepimento, alla crescita fetale e perfino il benessere della donna nel post-partum. L’ipotiroidismo non trattato infatti può far scadere significativamente le possibilità di concepimento e inoltre può provocare serie complicazioni sulla salute del nascituro. È dunque necessario che la donna parta già prima dell’avvio dei tentativi con uno screening completo per patologie tiroidee, soprattutto in caso di nota familiarità

Qualora invece fosse già affetta da una patologia tiroidea dovrà comunque rivedere il proprio endocrinologo per ritarare completamente il dosaggio ormonale. Durante le settimane di gestazione infatti bisogna fare fronte all’incremento del fabbisogno ormonale legato alla presenza stessa del feto (per buona parte della gravidanza dipendente dalla tiroide materna) e all’aumento di peso fisiologico che si registrerà in gravidanza.

Endocrinologia e Malattie del Metabolismo
Dr. Luca De Martinis
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