Tumore della prostata, chi è più a rischio?

Il cancro della prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile (rappresenta circa il 20% dei tumori nell’uomo), sebbene oggi il tasso di mortalità sia diminuito molto grazie a una diagnosi precoce. Come muoversi? Ne abbiamo parlato con il professor Alberto Mandressi, urologo presso il centro Humanitas Medical Care De Angeli.

Che cos’è il tumore della prostata?

La prostata è un organo sessuale secondario proprio del maschio. Produce un secreto che insieme alle secrezioni di altre ghiandole, delle vescicole seminali e agli spermatozoi, forma il liquido spermatico che si raccoglie durante l’orgasmo nel tratto di uretra (il canale urinario) che attraversa la prostata e da cui viene eiaculato. 

La prostata, che si trova inferiormente alla vescica e anteriormente al retto, ha la forma di una castagna, in età adulta pesa circa 25 ml, ma con l’avanzare dell’età aumenta di volume per la formazione dell’ipertrofia prostatica benigna; quindi l’ingrandimento della prostata non significa presenza di tumore.  

Il tumore della prostata si forma quando una o più cellule prostatiche degenerano e crescendo in modo abnorme compongono il nucleo del tumore. 

Quali sono i sintomi del tumore alla prostata?

Nella fase iniziale, il carcinoma prostatico è assolutamente asintomatico. I disturbi del basso apparato urinario sono perlopiù da attribuire alla presenza dell’ipertrofia prostatica benigna, mentre i sintomi propri del tumore si manifestano nelle fasi avanzate della malattia. Tra questi possiamo trovare:

–   Sangue nelle urine (ematuria)

–   Sangue nello sperma (emospermia)

–   Edema arti inferiori

–   Dolore osseo, perineale e pelvico

–   Ritenzione urinaria.

Chi è più a rischio?

Tutti gli uomini al di sopra dei 50 anni iniziano a sviluppare il rischio che si formi un tumore della prostata e questo rischio aumenta con l’età. È tra la neoplasia più diffusa nel maschio dopo i 60 anni. 

Il fattore di rischio più importante è la familiarità: padre, fratelli, consanguinei maschi con tumore prostatico impongono una valutazione accurata. 

Altri fattori di rischio sono legati all’alimentazione e alle abitudini di vita: 

–   Alimentazione ricca di grassi di origine animale.

–   Sostanze chimiche quali i pesticidi.

– Malattie sessualmente trasmesse.

– Sedentarietà.

Viceversa fattori potenzialmente protettivi sono:

–   Alimentazione ricca di vegetali, soprattutto pomodori e frutti rossi.

– Attività fisica.

Prevenzione e diagnosi

I due mezzi di prevenzione principali, consigliati a partire dai 50 anni, sono il dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico) e la visita urologica con l’esplorazione rettale.

Sulla base degli elementi rilevati, l’urologo indicherà quali approfondimenti diagnostici eseguire: ecografia, risonanza magnetica, ecc.

Qualora al termine del percorso diagnostico venisse rilevato un alto rischio della presenza del tumore, si procederà all’esecuzione della biopsia prostatica, l’unico mezzo per effettuare la diagnosi di adenocarcinoma prostatico.

Come si cura il tumore alla prostata?

Sulla base dei risultati della biopsia e dei valori del PSA è possibile classificare  la malattia in 3 categorie: a basso rischio, a medio rischio e ad alto rischio.

Nella malattia a basso rischio ci sono tre opzioni terapeutiche: la sorveglianza attiva, la chirurgia e la radioterapia. Nella malattia a medio rischio le opzioni si riducono a due: la chirurgia e la radioterapia. La malattia ad alto rischio si avvale, oltre che della chirurgia e della radioterapia anche di trattamenti sistemici, ormonali o chemioterapici.

Oggigiorno l’uso del robot in chirurgia e delle energie guidate precisamente in radioterapia permettono risultati terapeutici ottimali con una riduzione drastica dei danni collaterali.

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