La vitiligine è un disturbo acquisito della cute che si manifesta con la comparsa di chiazze bianche di dimensioni variabili che possono essere diffuse su tutto il corpo oppure localizzate in singole aree.
In alcuni casi, oltre alle macchie, si può presentare anche con la comparsa di capelli o peli bianchi (leucotrichia).
La vitiligine è un disturbo abbastanza frequente che può insorgere a tutte le età senza distinzioni di sesso o etnia, e in circa la metà dei casi insorge prima dei 20 anni.
Questa condizione può avere un forte impatto sulla qualità della vita, generando insicurezza nelle relazioni sociali e personali: in questi casi, un supporto psicologico può rivelarsi di grande aiuto.
Come si cura la vitiligine? Ne parliamo con il dottor Ludovico Rao, dermatologo presso i centri medici Humanitas Medical Care.
Quali sono le cause della vitiligine?
Le cause della vitiligine non sono ancora del tutto chiarite. Tra i principali fattori di rischio si riconoscono la predisposizione familiare e i meccanismi autoimmuni.
Dal punto di vista patogenetico la malattia è causata dalla scomparsa o dall’inattivazione dei melanociti, quest’ultimi infatti vengono erroneamente attaccati dal sistema immunitario smettendo quindi di produrre la melanina, ciò determina la mancanza di pigmento (chiazze bianche) delle aree coinvolte.
Le persone con vitiligine sono a rischio di sviluppare altre patologie autoimmuni, come il diabete mellito di tipo 1 e la tiroidite autoimmune, perciò dopo una diagnosi di vitiligine bisogna indagare anche l’eventuale presenza di queste problematiche potenzialmente associate.
Un ruolo importante nello sviluppo della vitiligine è giocato dai fattori genetici: la familiarità è infatti considerata una possibile causa della vitiligine.
Tuttavia anche lo stress psicofisico, traumi cutanei o pregresse scottature solari possono contribuire alla comparsa della patologia.
Sarà comunque lo specialista a valutare, caso per caso, la combinazione di fattori alla base delle lesioni pigmentarie.
Vitiligine: quali sono i sintomi?
La vitiligine si riconosce per la presenza di chiazze ipopigmentate ben visibili, dai bordi lisci o frastagliati, con un centro nettamente più chiaro rispetto alla pelle circostante.
La malattia si manifesta in due forme principali: non-segmentale e segmentale.
La forma non-segmentale, la più diffusa, è caratterizzata da chiazze simmetriche distribuite su entrambi i lati del corpo oppure sulla linea mediana. Le aree più colpite sono le mani, la regione intorno agli occhi o alla bocca, i gomiti, le ginocchia, le braccia, i piedi e le zone genitali.
La forma segmentale, più frequente nei bambini, interessa invece un’unica area del corpo e tende a rimanere stabile nel tempo, senza estendersi oltre.
Oltre alla cute, la vitiligine può coinvolgere capelli, barba, ciglia e sopracciglia (con comparsa di capelli bianchi precoci), le mucose orali e nasali e, in alcuni casi, anche la pigmentazione retinica.
Come si diagnostica la vitiligine?
La diagnosi di vitiligine si basa innanzitutto su un esame clinico, che prevede l’osservazione diretta delle chiazze depigmentate. Per indagare possibili correlazioni con patologie tiroidee, il medico può prescrivere esami del sangue, come il dosaggio degli anticorpi anti-tireoglobulina, anti-tireoperossidasi, FT4 e TSH.
Per definire l’estensione e la profondità delle lesioni, si utilizza spesso la lampada di Wood, uno strumento che emette una luce nell’ambito degli ultravioletti e che è in grado di evidenziare anche le alterazioni pigmentarie non immediatamente visibili a occhio nudo.
Come si cura la vitiligine?
A oggi non esiste una cura definitiva per la vitiligine, ma sono disponibili diversi trattamenti che possono ridurre l’estensione delle lesioni e, in alcuni casi, stimolare la ripigmentazione.
Nelle forme più leggere vengono impiegati corticosteroidi topici, inibitori della calcineurina (come tacrolimus e pimecrolimus) o analoghi della vitamina D (come il calcipotriolo). A fini cosmetici, il dermatologo può consigliare l’uso di fondotinta specifici per uniformare il colorito della pelle.
Nei casi più estesi, è possibile ricorrere a fototerapia o a immunosoppressori, che possono stimolare la pigmentazione, pur senza bloccare la progressione della malattia. In situazioni particolari, quando la vitiligine interessa gran parte del corpo, si può valutare la depigmentazione delle aree ancora pigmentate, per ottenere un tono cutaneo uniforme.
Un aspetto fondamentale è la protezione solare: le zone depigmentate sono più vulnerabili alle scottature a causa della mancanza di melanina, ed è quindi indispensabile l’uso di creme con alto fattore di protezione. Inoltre, può essere utile integrare la vitamina D (oltre a quella introdotta con l’alimentazione), per compensare l’esposizione solare ridotta e preservare la salute delle ossa.
Quali sono i nuovi farmaci per la vitiligine?
Nel 2024 è stato approvato il primo trattamento mirato per la vitiligine non segmentale: il ruxolitinib.
Quest’ultimo è un inibitore selettivo JAK1/JAK2 che viene somministrato sotto forma di crema topica e che agisce sul meccanismo patogenetico della malattia, stimolando la ripigmentazione.
Il trattamento è indicato per i pazienti con età maggiore di 12 anni affetti da vitiligine non segmentale con localizzazione al volto e con un coinvolgimento cutaneo di meno del 10% della superficie corporea (Body Surface Area – BSA).
Negli studi clinici ha dimostrato una buona efficacia con una percentuale di ripigmentazione maggiore del 75% dopo trattamenti di almeno 6 mesi-1 anno, i risultati migliori si sono ottenuti sul viso. Gli effetti collaterali osservati sono stati lievi e ben tollerati. Il trattamento prevede due applicazioni quotidiane sulle aree interessate.
Il ruxolitinib topico rappresenta oggi un’alternativa per i pazienti non responsivi alle terapie convenzionali.
Sono in fase di studio anche farmaci orali destinati a pazienti con estensione superiore al 10% della superficie cutanea, attualmente disponibili solo all’interno di sperimentazioni cliniche.