Prevenzione cardiovascolare, da dove cominciare?

Stile di vita sano, buona alimentazione, abolizione di sigarette ed esercizio fisico. Ciò che possiamo fare per prevenire le malattie cardiovascolari può dipendere in gran parte da noi (e dalla nostra volontà), poiché anche in presenza di fattori di rischio importanti – come possono essere le predisposizioni genetiche – è più improbabile che la malattia si manifesti se il paziente gode di buona salute.

Ce ne parla la dott.ssa Daniela Maria Guiducci, cardiologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Premuda a Milano.

Chi può fare prevenzione cardiovascolare?

La prevenzione cardiovascolare si rivolge a soggetti non ancora affetti da malattie cardiache e si basa principalmente sulla correzione dei fattori di rischio cardiovascolari (FCV) ma anche sulla modifica dello stile di vita, comprendendo buone abitudini alimentari, un’adeguata e regolare attività fisica di tipo aerobico (per esempio, camminata, corsa, nuoto e bicicletta), una buona igiene del sonno e, laddove è possibile, una riduzione dei fattori stressanti. Anche per la popolazione anziana è importante la correzione di tali fattori di rischio.

Quali sono i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari?

I fattori di rischio possono distinguersi in due gruppi, quelli modificabili in base alle nostre abitudini di vita e quelli non modificabili. La maggior parte dei fattori di rischio risulta comunque correggibile.

Fattori di rischio modificabili

Uno dei principali fattori di rischio, perché molto comune nella popolazione occidentale, è l’ipertensione arteriosa

È importante sapere che valori pressori superiori alla norma aumentano la mortalità e la probabilità di andare incontro ad una malattia cardiovascolare anche invalidante.

I valori di pressione sono da considerarsi ottimali quando la sistolica è inferiore a 120 e la diastolica inferiore a 80mmHg; normali tra 120 e 129 e 80-84mmHg; normali alti tra 130-139 e 85-89mmHg.

Si parla invece di ipertensione arteriosa di 1° grado se i valori sono 140-159 per la sistolica e 90-99mmHg per la diastolica; di 2° grado 160-179 e 100-109mmHg; di 3° grado quando la sistolica è maggiore o uguale a 180 e la diastolica maggiore o uguale a 110mmHg; di ipertensione arteriosa sistolica isolata quando solo la massima è superiore o uguale a 140 e la minima risulta invece normale.

La prevalenza di questo fattore di rischio cardiovascolare aumenta con l’età raggiungendo una percentuale maggiore al 60% superati i 60 anni di età.

Il fumo rappresenta per importanza il secondo fattore di rischio: un fumatore cronico ha infatti il 50% di probabilità di andare incontro ad una patologia grave che lo porterà al decesso a causa delle sigarette fumate. Lo sapevi che il danno prodotto da 1 sigaretta nella donna è uguale a quello prodotto da 5 sigarette nell’uomo? E che le donne smettono di fumare meno dell’uomo?

È fondamentale smettere di fumare in ogni momento della vita sapendo che ci sono programmi specifici che aiutano a raggiungere l’obiettivo.

Diabete mellito di tipo 1 (giovanile) e di tipo 2 (dell’età adulta): risulta essere un fattore di rischio indipendente nei confronti delle malattie cardiovascolari, e aumenta da solo il rischio di ben 2 volte. Le donne affette da diabete mellito tipo 2 hanno un rischio particolarmente elevato rispetto alla popolazione non diabetica di andare incontro a scompenso cardiocircolatorio.

Per i soggetti affetti da diabete pertanto lo stile di vita, il controllo dei valori pressori e del quadro lipidico risulta ancora più importante. Lo stesso per il controllo del peso corporeo: un cambio radicale nelle abitudini di vita che deve prevedere modifiche della dieta, perdita di peso ed inserimento di attività fisica regolare consente una regressione della malattia dopo un anno nel 46% circa dei casi, quindi quasi uno ogni due, indipendentemente dalla terapia farmacologica.

La sedentarietà e quindi l’obesità. La sedentarietà è un importante e noto fattore di rischio cardiovascolare: condurre una vita sedentaria, infatti, predispone allo sviluppo di aterosclerosi e quindi di un’eventuale malattia coronarica, mentre un regolare esercizio fisico apporta benefici paragonabili a quelli dati dalla somministrazione di un farmaco ed è consigliato a soggetti sani e non.

La sedentarietà si modifica iniziando un’attività aerobica quasi quotidiana, ricordiamoci che basta una camminata di 10.000 passi al giorno con una buona andatura da abbinare ad una dieta sana ed equilibrata per ottimizzare il peso corporeo (ad esempio la dieta mediterranea) e correggere anche l’obesità.

L’attività fisica dovrebbe essere sempre personalizzata così come l’intensità, la frequenza e la durata di ciascun allenamento, il tipo e la progressione di allenamento. È importante scegliere un’attività fisica che piaccia e che generi piacere per mantenere il più possibile costanza di allenamento nel tempo.

Ipercolesterolemia: il valore cui si deve prestare particolare attenzione è quello delle LDL più del colesterolo totale. Più basso risulta il loro valore minore sarà il rischio di sviluppare una malattia cardiaca. Tale valore dovrebbe essere mantenuto inferiore a 100mg/dL negli individui sostanzialmente sani, il target si riduce a 70mg/dL per i pazienti ad elevato rischio CV complessivo e a 55mg/dL per i pazienti già cardiopatici o diabetici.

Tale valore si corregge in prima battuta con una dieta ricca di frutta di stagione integrabile con frutta a guscio (mandorle e nocciole da usare come snack), verdura, legumi con pochi insaccati carne rossa (350-500 gr/settimana) e formaggi stagionati. Da preferire il pesce, meglio se azzurro, da introdurre almeno una volta alla settimana. I carboidrati (pasta e pane) meglio se integrali e quindi ricchi di fibre (l’ideale sarebbe 7 gr die). 

Si devono eliminare i cibi ricchi di salse e condimenti e ai cibi confezionati sono da preferire i cibi surgelati. Importante, inoltre, diminuire la quantità di sale, per ridurre la pressione arteriosa (introdurre meno di 5 gr di sale al giorno conteggiando quello aggiunto sugli alimenti e quello già contenuto negli alimenti stessi) e la quantità di zucchero, soprattutto le bevande zuccherate compresi i succhi di frutta se zuccherati e l’assunzione di alcool, massimo 100gr a settimana.

Con questo nuovo stile di vita ho già ridotto il rischio di andare incontro ad una malattia cardiovascolare.

Fattori di rischio non modificabili

Viceversa, l’avanzare dell’età, il sesso maschile e la familiarità sono i fattori di rischio non modificabili. Per familiarità per malattia cardiovascolare intendiamo la presenza nei consanguinei di malattia cardiaca soprattutto se esordita in giovane età.

Nel concreto in presenza di un genitore iperteso la mia probabilità di andare incontro ad elevati valori pressori risulta essere aumentata (non certa!), pertanto dovrò porre maggior attenzione ai miei valori pressori iniziando un periodico controllo degli stessi precoce e costante, controllo che, se donna, dovrà essere intensificato dopo la menopausa; quest’ultima infatti può contribuire ad un incremento pressorio. 

Entrando nel mondo femminile e facendo un accenno alla medicina di genere, questo significa che non siamo tutti uguali e che i fattori di rischio devono essere differenziati nei due sessi sottolineando che nell’esistenza femminile esiste uno spartiacque naturale costituito dalla menopausa con le modificazioni ormonali note che ne conseguono. È inoltre importante considerare se ci sono stati incrementi pressori durante la gravidanza o in prossimità del parto, in tal caso il rischio di andare incontro ad ipertensione arteriosa in età adulta risulta aumentato. 

Il possibile ruolo di prevenzione primaria cardiovascolare di una terapia ormonale sostitutiva in donne sintomatiche in menopausa è ancora viceversa dibattuto. Inoltre, il cuore femminile tende ad essere più suscettibile alle scariche di adrenalina causate da forti emozioni. La sindrome di Tako Tsubo è una sindrome acuta caratterizzata da angina perchè il cuore, sollecitato da una forte scarica di neurotrasmettitori, si deforma soprattutto a carico della punta assumendo la forma di un cesto da pesca e tale deformazione causa una perdita reversibile di forza contrattile. Ai fattori di rischio propriamente detti ne esiste uno solo femminile sul quale desidero puntare l’attenzione, rappresentato dalla diversa percezione che la donna ha nei confronti della sua salute e, conseguentemente, del suo stato di malattia. La donna infatti ha una concezione di malattia profondamente diversa dall’uomo, ritenendosi da sempre esente da una possibile patologia cardiovascolare ritenuta culturalmente di pertinenza pressoché esclusivamente maschile. Da qui si capisce perché esista ancora una scarsa attenzione alla prevenzione primaria da parte della maggior parte delle donne stesse. Questo atteggiamento di trascuratezza si traduce, in molti casi, in ritardi di cura evitabili e accessi in ospedale tardivi con un danno miocardico più esteso.

Malattia oncologica

Esiste una sovrapposizione di fattori di rischio predisponenti sia la malattia cardiovascolare sia la malattia oncologica. Da sapere che i trattamenti chemioterapici e la radioterapia possono sviluppare una importante tossicità al livello cardiaco determinando un affaticamento del cuore con possibile evoluzione verso lo scompenso cardiaco. Inoltre, tali trattamenti, peraltro molto differenti tra loro, possono indurre anche un incremento dei valori pressori, aritmie cardiache anche maligne ed un incremento di incidenza di infarto del miocardio e di ictus.

Tali effetti possono aversi in acuto ma anche a distanza di anni dall’effettuazione di tali terapie.

Una possibile cardiotossicità dipende quindi dal tipo di sostanza utilizzata nella cura della malattia oncologica, dalla dose complessiva somministrata, dalla modalità di somministrazione e per la radioterapia dall’estensione dell’area cardiaca colpita dalla radioterapia stessa. È da ricordare che esiste anche una suscettibilità individuale legata a diversi fattori tra i quali l’età, il sesso e l’eventuale presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare.

Pertanto i pazienti che si sono sottoposti a tale tipo di terapia oncologica, anche se in età pediatrica, dovranno sottoporsi ad una attenta valutazione cardiologica periodica.

Calcolo del rischio globale

Se i fattori di rischio sono molteplici esiste un effetto moltiplicativo, come dire che tali fattori si potenziano vicendevolmente.

Al fine di una corretta valutazione complessiva del paziente è sempre corretto eseguire quindi una valutazione del rischio complessivo del paziente e per ottenere questa valutazione si devono utilizzare le carte del rischio a disposizione di tutti i medici che consentono di ottenere un numero che esprime la probabilità per ciascun paziente di andare incontro ad un evento cardiovascolare nei 10 anni di vita successivi.

Per spiegare meglio il concetto di valutazione del rischio globale basta capire che il medesimo valore di pressione sistolica, ad esempio 145mmHg, in un paziente senza altri fattori di rischio lo espone ad un rischio basso, rischio che diventa viceversa moderato/elevato in presenza di almeno tre fattori di rischio che abbiamo imparato a riconoscere.

Saranno soggetti a Rischio Elevato/Molto Elevato i pazienti che presentano:

  • Cardiopatia ischemica pregressa
  • Valori di pressione molto elevati, PAS ≥180 mmHg e/o PAD ≥110 mmHg
  • Diabete mellito
  • Nefropatia
  • Sindrome metabolica

Il riconoscimento del livello di rischio individuale è importante perché influenza le scelte terapeutiche, il loro timing e la loro intensità di cura.

Cuore: quali sono i segnali da non sottovalutare?

Infine è fondamentale non sottovalutare alcuni sintomi, i cosiddetti campanelli d’allarme, che devono indurre a rivolgersi quanto prima al cardiologo per ulteriori accertamenti:

  • Dolore al petto: un dolore toracico di tipo oppressivo (oppressione toracica), gravativo, trafittivo o urente, che può localizzarsi al petto, alle spalle o al dorso, che può irradiarsi al collo e ai denti, che dura per qualche minuto e che in genere si associa allo sforzo ed a sudorazione intensa;
  • Palpitazioni (battiti mancanti, irregolari o veloci). In generale, sporadiche palpitazioni non sono motivo di preoccupazione e possono essere un riflesso naturale del cuore. Tuttavia, se prolungate, non riconducibili ad eventi scatenanti o se associate ad importanti capogiri o addirittura a perdite di coscienza potrebbero essere indizio di una aritmia significativa.
  • Anomalie respiratorie, riferite come difficoltà respiratoria e affaticamento improvvisi, di nuova insorgenza, durante un’attività consueta che prima veniva ben tollerata.

Come viene diagnosticata una malattia cardiovascolare? 

Un importante aiuto alla diagnosi può essere fornito dal paziente stesso con la sua capacità di raccontare allo specialista i sintomi e le condizioni in cui si sono manifestati. Per accertare la loro natura, a seconda del disturbo, il medico potrà prescrivere, tra i vari esami, un ECG dinamico secondo Holter delle 24 ore, ovvero la registrazione dell’elettrocardiogramma nell’arco di una giornata intera, durante la quale si è chiamati a segnare su una sorta di diario le attività svolte (lavoro, riposo, forti emozioni ecc ) ed eventuali sintomi, un test da sforzo che potrebbe rilevare comparsa di sofferenza cardiaca durante attività fisica ed un ecocardiogramma, esame ad ultrasuoni che consente di valutare le dimensioni cardiache, l’efficienza della funzione contrattile e l’aspetto delle strutture valvolari o un monitoraggio pressorio delle 24 ore se si sospetta un incremento dei valori pressori da “camice bianco”, ossia indotto dall’ansia per la visita medica stessa.

Il cardiologo potrà quindi valutare in maniera più precisa ed approfondita il quadro clinico; se si sospetta la presenza di una malattia cardiaca lo specialista procederà alla richiesta di esami più approfonditi detti di II livello, quali la TAC coronarica o la coronarografia stessa che prevede un breve ricovero ospedaliero.

Schematizzando se ho più di 60 anni quali esami devo fare per la mia prevenzione?

Ogni 3 anni gli esami di laboratorio

Ogni 6 mesi un controllo della pressione arteriosa

Ogni 5 anni una visita cardiologica con elettrocardiogramma

Se sei un fumatore almeno una spirometria

Buona prevenzione a tutti.

Specialista in Cardiologia
Dott.ssa Daniela Maria Guiducci
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