La tendinopatia calcifica è una condizione caratterizzata dalla presenza di un deposito di calcio all’interno dei tendini (è maggiormente osservata nella spalla ma può essere presente in tutto il corpo). Assai più frequente nel sesso femminile, spesso colpisce entrambe le spalle, con sintomi clinici differenti nell’intensità e nella tempistica.
In genere è asintomatica e viene scoperta per caso durante esami di accertamento per indagare altre patologie. In alcuni casi, invece, può manifestarsi con un dolore cronico di tipo intermittente.
Ce ne parla il dottor Eugenio Cesari, specialista in ortopedia e traumatologia presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli e Bergamo e Responsabile di Chirurgia della spalla di Humanitas Gavazzeni e Castelli di Bergamo.
Cosa causa la tendinopatia calcifica?
La tendinopatia calcifica ha una forte componente costituzionale e non è di origine traumatica.
Molte persone credono che sia dovuta a un’eccessiva assunzione di calcio e pensano sia necessario modificare la propria dieta per ridurne la quantità nell’organismo, ma non è così. È importante seguire una dieta sana e bilanciata dal punto di vista calorico e in grado di fornire almeno 1 grammo di calcio al giorno, soprattutto negli anziani e nelle donne in fase post menopausale.
I depositi di calcio nella spalla sono più comuni nella popolazione femminile tra i 35 e 65 anni ma si possono presentare anche in quella maschile.
Come può essere classificata la tendinopatia calcifica?
La tendinite calcifica, a seconda della durata dei sintomi, può essere classificata in:
- acuta (generalmente durata dei sintomi 2 settimane)
- subacuta (3-4 settimane)
- cronica (più di 4 settimane).
I depositi calcifici possono essere solo tendinei o a prevalenza bursale, in alcuni casi possono migrare nell’osso omerale sottostante, creando delle vere e proprie carie, molto dolorose.
Che problemi possono causare i depositi di calcio nella spalla?
I depositi di calcio nella spalla possono essere asintomatici per molti anni (in alcuni casi possono persino auto riassorbirsi); tuttavia, in altri casi, possono iniziare a dare segnali della loro presenza con sintomi dolorosi molto acuti e inaspettati, a causa delle conseguenti importanti borsiti sottoacromiali.
L’attacco acuto di tendinopatia calcifica è certamente la prima causa di accesso al pronto soccorso per algia alla spalla non traumatica, tanto può essere l’intensità del dolore avvertito dal paziente. I sintomi sono la completa perdita del movimento per la forte contrattura antalgica dell’intero arto, magari a seguito di un banale movimento o sforzo a cui non si è abituati. Maggiore è la grandezza della calcificazione (>1 cm), maggiore generalmente è la sintomatologia dolorosa a essa associata.
Come sono fatti i depositi calcifici?
In alcune circostanze le calcificazioni millimetriche possono andare autonomamente, nel loro ciclo vitale, incontro ad auto riassorbimento, a seguito di un episodio clinico acuto. Questo episodio corrisponde infatti – dal punto di vista anatomo patologico – a una fase di rimodellamento della calcificazione stessa, che assume un aspetto fluido, cosiddetto “a pasta di dentifricio”, differente da quello cronico solido, simile al calcare. Questa circostanza risulta anche la più idonea per intervenire chirurgicamente all’asportazione della calcificazione, proprio per la sua consistenza che rende l’intervento più semplice e favorisce una rapida risoluzione del dolore.
In alcune circostanze, gli stessi depositi di calcio cronici possono, invece, determinare l’erosione progressiva del tessuto tendineo fino alla completa lesione della cuffia dei rotatori.
Come viene diagnosticata una tendinopatia calcifica?
Gli esami gold standard sono sicuramente la radiografia in tre proiezioni e l’esame ecografico della spalla. La risonanza magnetica può essere utile per individuare lesioni tendinee associate.
Come trattare i depositi di calcio nella spalla?
In fase acuta l’infiammazione può essere trattata con impacchi di ghiaccio e riposo del braccio in un opportuno sistema di sospensione; in alcuni casi possono essere utili anche antiinfiammatori cortisonici per via orale o infiltrativa locale (se prescritti dal medico).
In caso di episodi ricorrenti acuti e dolorosi, o un discomfort continuo con fallimento del trattamento conservativo con onde d’urto e riabilitazione, si può prendere in considerazione l’ipotesi dell’asportazione chirurgica per via artroscopica (generalmente avviene quando le calcificazioni superano il centimetro, non riescono ad auto riassorbirsi e sono più sintomatiche con continue riacutizzazioni).
La scelta terapeutica deve sempre essere personalizzata, in base ai sintomi e alle caratteristiche del paziente.
Che tipo di intervento viene eseguito per la tendinopatia calcifica?
L’intervento è effettuato in anestesia loco-regionale durante un breve ricovero in day hospital. Durante l’operazione il paziente non avverte nessun dolore e, dopo l’intervento la gestione dello stesso è controllata da un opportuno protocollo anestesiologico.
In caso di associata lesione della cuffia dei rotatori potrà rendersi necessaria una riparazione del danno tendineo con soft anchor in solo filo, senza metallo, oltre all’asportazione prevista della calcificazione. Tale gesto influirà solamente sui tempi di ripresa post chirurgici, a causa dell’allungamento dei tempi biologici richiesti dalla guarigione tendinea.