Ablazione della fibrillazione atriale

Ablazione della fibrillazione atriale

Che cos’è la fibrillazione atriale?

Si tratta di un’aritmia cardiaca che si caratterizza per un’attività atriale rapida e non ritmica, con perdita della contrazione degli atri. Gli atri difatti non sono più in grado di espellere tutto il sangue, che rimarrà parzialmente all’interno delle camere con il rischio di formazione di coaguli. Questa alterazione del ritmo è assolutamente compatibile con la vita, ma può causare complicanze potenzialmente molto invalidanti.

Tra le possibili cause della fibrillazione atriale si riscontrano l’assunzione di farmaci, caffeina, tabacco e consumo di alcol, difetti delle valvole cardiache o difetti cardiaci congeniti, l’ipertiroidismo o altri squilibri metabolici e l’apnea notturna. Nella maggioranza dei casi la fibrillazione atriale è pertanto la conseguenza di una malattia cardiovascolare, ma può verificarsi altresì in individui che non soffrono di cardiopatia alcuna.

In tali casi, si usa parlare di fibrillazione atriale isolata (30% dei casi). Se alla fibrillazione atriale è associabile anche un vizio strutturale del cuore si parla di fibrillazione atriale concomitante (50% dei casi). Alcuni soggetti affetti da fibrillazione atriale non manifestano alcun sintomo o, se sono presenti, non vengono riconosciuti dal paziente, che si limiterà ad adeguare il proprio stile di vita. Molto spesso questi soggetti vivono ignari della loro condizione finchè questa non viene rilevata dal medico nel corso di un esame obiettivo o durante un elettrocardiogramma. I pazienti che presentano invece dei sintomi, più frequentemente lamentano dispnea, palpitazioni, debolezza o affaticabilità, raramente sincope e dolore toracico.

La diagnosi viene eseguita tramite esame obiettivo, elettrocardiogramma o ECG holter delle 24 ore. Da un punto di vista clinico, essa si suddivide in base al modo di presentazione in parossistica (quando gli episodi si presentano e si risolvono da soli in un periodo di tempo inferiore a una settimana), persistente (quando l’episodio non si interrompe spontaneamente ma solo in seguito a interventi terapeutici esterni) e permanente (quando gli interventi terapeutici si siano dimostrati inefficaci).

Che cos’è l’intervento di ablazione chirurgica della fibrillazione atriale?

Quando sia la terapia farmacologica che un’eventuale cardioversione elettrica si siano dimostrati inefficaci nel controllo vuoi del ritmo vuoi della frequenza – in presenza di importanti sintomi invalidanti – un’ablazione transcatetere può essere la cura opportuna per cercare di risolvere il problema in caso di fibrillazione atriale isolata. Qualora anche l’ablazione transcatetere risulti inefficace, un’ablazione chirurgica (con la chiusura dell’auricola sinistra) può essere effettuata con maggiore probabilità di riuscita, sebbene a scapito di una maggiore invasività.

In caso di fibrillazione atriale che sia concomitante con un’altra patologia strutturale del cuore, l’intervento sarà eseguito secondo le modalità e l’approccio richiesti dalla patologia cardiaca strutturale (sternotomia o minitoracotomia con circolazione extracorporea o a cuore battente). Nel caso di fibrillazione atriale isolata di tipo parossistico, l’ablazione potrà essere eseguita mediante una doppia toracoscopia a cuore battente, con un’invasività minima. In caso di fibrillazione atriale persistente o cronica, l’ablazione verrà eseguita in minitoracotomia, con l’ausilio della circolazione extracorporea.

La probabilità di ripristino del ritmo sinusale (ritmo normale del cuore) varia dal 70 al 90%, in base al tipo di fibrillazione atriale ed alla durata della fibrillazione prima di essersi sottoposti all’intervento.

L’intervento di ablazione chirurgica della fibrillazione atriale è pericoloso o doloroso?

I rischi connessi a tale tipo di intervento sono le infezioni, il sanguinamento, il danno neurologico e il possibile impianto di un pace-maker.

Follow-up

Dopo l’intervento il soggetto sarà trasferito in terapia intensiva, dove resterà in osservazione per 12-24 ore, prima di essere ritrasferito in reparto di degenza. Dopo 4 o 5 giorni dall’intervento il paziente potrà essere dimesso per essere trasferito – a seconda dei casi – direttamente presso un centro di riabilitazione cardiologica, dove resterà ricoverato per circa 15 giorni o direttamente a domicilio.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono da intendersi come indicazioni generiche e non sostituiscono in alcuna maniera il parere dello specialista.