Artrodesi intersomatica

Artrodesi intersomatica

Si tratta di un’opzione chirurgica per la cura delle degenerazioni avanzate della colonna vertebrale, come la discopatia degenerativa di alto grado. Sono queste delle condizioni che limitano di molto la qualità della vita del paziente fino a rendergli impossibile qualsivoglia movimento. L’artrodesi è una pratica operatoria cui si ricorre anche nel trattare le recidive multiple della stenosi (restringimento) del canale radicolare, delle ernie discali, dell’espondilolistesi di grado III e IV in combinazione, in questo caso, con altre tecniche (artrodesi lombare e discectomia bilaterale).

L’intervento può essere effettuato con diverse tecniche chirurgiche, ma in tutti i casi tende a raggiungere lo stesso obiettivo: ristabilire – tramite l’utilizzo di elementi realizzati con materiali di ultima generazione – la corretta distanza tra due (o più) dischi intervertebrali deteriorati, che non sono più in grado di assolvere la loro primaria funzione, non assorbono più gli urti o comprimono le strutture nervose della colonna, provocando un dolore quasi sempre insopportabile.

Che cos’è l’artrodesi intersomatica?

E’ un intervento chirurgico per la cura di degenerazioni avanzate della colonna vertebrale. I traumi, la postura errata, l’invecchiamento e la predisposizione del soggetto possono determinare un’alterazione della giusta conformazione della colonna provocando dolore e ostacolando il movimento.

Questo trattamento permette di stabilizzare l’area interessata dalla degenerazione, ristabilendo la corretta distanza tra i dischi vertebrali al fine di impedire che comprimano le strutture nervose.

L’artrodesi intersomatica viene indicata per la cura:

  • della stenosi (restringimento) del canale radicolare;
  • della discopatia degenerativa di alto grado;
  • di recidive multiple di ernie discali;
  • della spondilolistesi di grado III e IV.

In tutti questi casi tale pratica viene adottata quando altre soluzioni non chirurgiche – tra cui quelle conservative – non abbiano avuto successo oppure per rimediare ad esiti di trattamenti chirurgici precedenti.

L’intervento si effettua con diverse tecniche tramite le quali il chirurgo – dopo aver praticato un’incisione proporzionata allo spazio in cui opererà – inserisce e posiziona degli elementi (chiamati cage), realizzati con materiali di ultima generazione (in titanio, carbonio, etc.) ancorandoli alla colonna al fine di ristabilire la giusta distanza tra i dischi vertebrali.

Quali pazienti possono sottoporsi all’intervento?

L’intervento non esclude particolari categorie di soggetti. Grado della degenerazione ed età sono alcuni dei fattori che vengono valutati caso per caso, così come la presenza di altre concomitanti patologie.

Qual è l’ospedalizzazione richiesta?

Si tratta di un intervento di alta chirurgia, che deve essere svolto in centri di alta specializzazione e da neurochirurghi esperti che abbiano alle spalle un buon numero di interventi. Prima dell’intervento il paziente viene preso in carico dal team chirurgico e dal team anestesiologico.

Dopo essersi sottoposto a tutti gli esami preoperatori, il paziente viene condotto in sala operatoria; l’intervento viene praticato in anestesia totale e per tutta la sua durata gli anestesisti tengono monitorata la procedura.

La tecnica prescelta dipende dalla tipologia dei mezzi di sintesi che vengono applicati alla colonna vertebrale. Viene praticata un’incisione che sia adeguata al posizionamento di una struttura a gabbietta (detta cage). L’obiettivo è quello di minimizzare l’invasività chirurgica e la pratica tende oggi a preferire l’approccio posteriore, grazie al quale il taglio viene eseguito soltanto sulla schiena.

Si procede quindi nel rimuovere il disco danneggiato o disallineato e di altre porzioni ossee e legamentose al fine di consentire il posizionamento della cage che lo sostituirà, stabilizzando l’area tramite altri mezzi di sintesi (peduncoli, etc.) e l’applicazione di strutture ossee che provengono dallo stesso individuo e dette, per questo motivo, autologhe.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del trattamento?

A questo trattamento si ricorre quando tutti gli altri trattamenti conservativi (farmaci, osteopatia, ultrasuoni) non abbiano avuto successo.

Per contro l’intervento – come tutti i trattamenti chirurgici – può andare a determinare delle problematiche operatorie e post-operatorie: danni alle radici nervose o al sacco durale, una fusione ossea non ottimale, mobilizzazione delle cage, pseudoartrosi, fibrosi epidurale, fistole durali, instabilità. Molte di tale evenienze possono essere limitate con un’attenta pianificazione dell’intervento e l’impiego di materiali e tecniche mini-invasive.

L’artrodesi intersomatica è un intervento doloroso e/o pericoloso?

Viene praticata in anestesia generale ed è considerata un intervento sicuro sia per le condizioni di esecuzione che per l’affidabilità dei materiali impiegati. Tuttavia – in considerazione della sede in cui opera e a seconda della tipologia di degenerazione da trattare – la fase successiva si caratterizza per dolore post-operatorio (anche intenso) e necessita di una fase di riabilitazione. Il controllo di questo come di altri sintomi fa parte di una pianificazione ottimale di ogni fase.

L’intervento chirurgico, come peraltro tutte le pratiche mediche, non è scevro da rischi. Vanno inclusi i rischi legati all’anestesia generale (problemi respiratori, reazioni ai farmaci).

Follow up

Dopo una chirurgia alla colonna lombare il paziente viene richiamato al fine di monitorare la stabilizzazione e la fusione dei componenti. Si tratta di un programma di visite, con relativi esami diagnostici, cui il paziente deve attenersi in maniera scrupolosa.

Il supporto principale per garantire il buon esito dell’intervento è il trattamento di riabilitazione. Si tratta di un percorso specifico che viene appositamente creato per ogni paziente in base all’età, la procedura chirurgica effettuata, le richieste funzionali, le menomazioni e le disabilità pre-intervento e quelle che sono le priorità del paziente.

La terapia riabilitativa ha quattro principali obiettivi:

  • accelerare i tempi di risoluzione dei sintomi ed in particolare del dolore;
  • favorire il più rapido recupero funzionale e il reinserimento lavorativo;
  • evitare o limitare la cronicizzazione dei sintomi;
  • prevenire le complicanze e le ricadute.

Norme di preparazione

Per la preparazione all’intervento è necessario digiunare almeno sei ore e, se si assumono farmaci, osservare tutte le altre indicazioni fornite dallo staff medico.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono da intendersi come indicazioni generiche e non sostituiscono in alcuna maniera il parere dello specialista.