Aiuto, mi sta venendo l’Alzheimer?

Dimenticarsi dove sono le chiavi della macchina, dove abbiamo messo gli occhiali, o semplicemente qualcosa che stavamo per fare o dire, capita a tutti nella vita. Eppure, la prima domanda che spesso viene in mente, è: “Mi sta venendo l’Alzheimer?”. Come è possibile riconoscere la demenza dai segnali che invece il nostro corpo ci manda quando siamo troppo stanchi o stressati?

Lo abbiamo chiesto al dottor Giovanni Cuccia, neurologo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.

Che cos’è la demenza?

La demenza è un termine usato per descrivere una serie di sintomi che influenzano la memoria, il pensiero e le capacità sociali, interferendo con la qualità della vita di chi ne è colpito. La sua caratteristica è che tende a peggiorare nel tempo, rendendo spesso il paziente invalido e incapace di accudire a se stesso.

La malattia di Alzheimer è la causa più comune di demenza negli anziani, rappresentando circa il 60-80% dei casi.

Come si riconosce la demenza?

L’età in cui compaiono i sintomi è il primo fattore riconducibile a demenza. Dopo i 65 anni, in Italia, circa 5 persone su 100 sono affette da una forma di demenza; dopo i 90 anni addirittura 20 su 100.

“Vedo spesso nella mia pratica clinica pazienti di 50-60 anni rivolgersi a me impauriti ed allarmati perché, da qualche mese, cominciano a perdersi mentre fanno un discorso oppure vanno in una stanza e dimenticano quello che dovevano fare; capita pure che non riescano a ricordare il nome di una persona che, magari, non vedevano da tempo”, continua il dott. Cuccia.

I sintomi della demenza variano a seconda della causa, i più comuni includono:

·   Perdita di memoria, che di solito viene notata da qualcun altro

·   Difficoltà a comunicare o a trovare le parole

·   Difficoltà con abilità visive e spaziali, come perdersi durante la guida

·   Difficoltà nel ragionamento o nella risoluzione dei problemi

·   Difficoltà a gestire compiti complessi

·   Difficoltà con la pianificazione e l’organizzazione

·   Difficoltà con la coordinazione e le funzioni motorie

·   Confusione e disorientamento

Come interpretare quindi questi indizi?

“Spesso parlando con il paziente, mi accorgo che questi problemi di memoria sono dovuti solo allo stress o a un determinato problema di cui non riesce a liberarsi. Siamo sempre travolti dalla quotidianità del lavoro, della famiglia, degli impegni e delle responsabilità, cercando di “strafare” e perdendo spesso il controllo di quello che per noi dovrebbe essere invece la cosa più preziosa, ovvero il tempo.

A volte il nostro cervello è simile ad un grande calderone in cui tentiamo di stipare più cose possibili; quando però esageriamo e mettiamo più di quello che può contenere, lui stesso si rifiuta di venirci incontro e comincia, in maniera più o meno consapevole, a selezionare ciò che è emotivamente importante da quello che non lo è. E così iniziamo ad avere la sensazione di dimenticare.

In realtà è il nostro corpo che ci sta dicendo “rallenta”, “trova spazio per te stesso”, “per fare ciò che ti piace” senza sentirti necessariamente in colpa, metti ordine nella tua vita cancellando ed eliminando quello che crea caos, impara a gustare il valore del tempo.

E se il corpo ci parla così, credo sia importante ascoltarlo attentamente.

Il quadro che vi ho appena descritto, nel gergo medico, viene chiamato “pseudodemenza” ovvero un insieme di sintomi che mimano la demenza ma spesso sono legati ad elevate componenti ansiose o di depressione.

Nella mia esperienza ho capito che spesso è necessario fare una piccola pausa, prendersi i propri spazi e il proprio tempo, senza la necessità di fare ricorso ad una terapia farmacologica per l’ansia o per la depressione. Quindi rallentate, tranquillizzatevi e ricordate sempre che il mondo andrà avanti lo stesso senza di me, di te, di voi”, conclude il dott. Cuccia

Neurofisiopatologia ed Epilettologia Diagnostica per l'adulto
Dottor Giovanni Cuccia
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