Alluce valgo: come curarlo?

L’alluce valgo non è solo un problema estetico, ma una vera e propria patologia molto diffusa. Colpisce soprattutto le donne – ne soffrono oltre un terzo delle italiane – colpa non solo di una predisposizione innata e naturale, ma anche di calzature poco adatte al piede, come i tacchi alti e le scarpe a punta che costringono in particolare le prima dita del piede. Ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Bianchi, ortopedico di Humanitas Medical Care che ora svolge la sua attività anche nel nostro centro di Milano in piazza De Angeli.

Alluce valgo: di cosa si parla

Con alluce valgo si intende lo spostamento verso l’esterno della base dell’alluce e la deviazione della punta dell’alluce stesso verso le altre dita. Una deformità che modifica di fatto la morfologia dell’avampiede.
Se trascurata, l’avanzare di questa patologia può̀ provocare dolore anche intenso, a causa dell’infiammazione del metatarso e una limitata capacità di movimento dell’alluce.
Nei casi più gravi la deviazione del primo dito può portare anche all’ accavallamento del dito con il secondo dito del piede fino a casi addirittura invalidanti.

Le cause

Le cause che portano a questa deformazione sono tante e diverse a partire da una predisposizione genetica e una malformazione congenita, all’utilizzo di calzature inadatte (pianta stretta, punta stretta e tacco alto) come anticipato prima; anche eventuali traumi o lesioni a carico del piede possono portare a soffrire di alluce valgo. Infine, problemi di peso, di postura o di tono muscolare e alcuni tipi di artrite sono tra i fattori di rischio di questa patologia.

I primi sintomi

Anche i sintomi, come le cause, possono essere diversi a seconda del paziente e anche a seconda della camminata e della postura: alcuni pazienti lamentano, ad esempio, un maggiore dolore e fastidio al secondo dito anziché all’alluce, mentre altri riferiscono di provare un dolore acuto e improvviso, senza notare però deformità̀ notevoli al piede.
In generale i sintomi più diffusi oltre al dolore – che ad alcuni pazienti impedisce addirittura di calzare le scarpe – sono il gonfiore alla base dell’alluce, comunemente detto ‘cipolla’, l’arrossamento anche intorno all’alluce, ispessimento della pelle.

Cura e prevenzione

Il trattamento dell’alluce valgo varia da paziente a paziente, in base alla gravità del disturbo e al dolore che provoca. Nei casi meno gravi, il medico consiglierà trattamenti ‘conservativi’ come fasciature e bendaggi o cuscinetti separa dita e plantari che mantengono il piede in posizione normale, riducendo lo stress sull’alluce, distribuendo il modo corretto il peso del corpo e alleviando il dolore. Su indicazione del medico è poi possibile anche utilizzare farmaci antidolorifici.
Non è raro che chi soffre di questo disturbo riscontri una sintomatologia dolorosa, a tal punto da arrivare, in alcuni casi, a compromettere la deambulazione: “diviene quindi necessario in questa circostanza intervenire chirurgicamente – ha spiegato il dottor Bianchi -. Se fino a pochi anni fa sottoporsi a questo tipo di operazione poteva spaventare a causa delle fasi operatorie e post operatorie piuttosto lunghe, dolorose e di non semplice risoluzione, oggi, grazie ad una nuova tecnica percutanea, denominata PBS (Percutaneous Bianchi System), è possibile intervenire in maniera più efficace, meno invasiva, meno dolorosa, e molto performante”.

L’intervento PBS

“Con la tecnica PBS l’alluce valgo viene risolto con un intervento percutaneo in anestesia locale, senza l’inserimento di viti o chiodi, che permette di camminare immediatamente e recuperare in breve tempo la funzionalità del piede”, ha chiarito ancora il medico.
Attraverso piccoli fori vengono inserite frese di dimensioni ridotte per provocare micro fratture nei punti giusti così da permettere il riallineamento delle ossa. Le fratture provocate vengono lasciate libere in modo tale che la guarigione avvenga secondo il carico reale del paziente, messo in condizioni da subito di camminare. Al termine viene praticato un bendaggio che il paziente terrà all’incirca 20 giorni.
“I vantaggi di questa tecnica sono la rapidità dell’intervento, la riduzione della sintomatologia dolorosa che in molti casi è addirittura assente. L’assenza di grosse ferite, la possibilità di successivi interventi per conservare o accentuare l’allineamento ottenuto e la totale assenza di mezzi di sintesi che provocano maggior dolore e che possono sostenere intolleranze e infezioni”, ha concluso Bianchi.

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