Ansia da astinenza da nicotina

Chi cerca di smettere di fumare può andare incontro ad alcuni disturbi fisici e psicologici temporanei: si tratta dei sintomi d’astinenza da nicotina, sostanza contenuta nel tabacco. Tra questi c’è l’ansia.

Ricercatori americani hanno scoperto che a provocare l’ansia è un circuito di neuroni che si attiva quando non si assume più nicotina. Questi neuroni ricevono degli input da due aree cerebrali: quella tradizionalmente associata agli effetti di gratificazione che si provano quando si assumono sostanze stupefacenti e quella in cui avviene il rilascio di glutammato, il più importante neurotrasmettitore eccitatorio del cervello. Intervenendo su questo meccanismo, potrebbero nascere nuove possibilità di trattamento della dipendenza da nicotina.

Abbiamo parlato di questa sindrome con la dottoressa Licia Siracusano, oncologa e referente del Centro Antifumo di Humanitas Cancer Center.

Che cosa succede in chi cerca di smettere di fumare?

“Quando si smette di fumare, fanno la loro comparsa i sintomi d’astinenza da nicotina, ovvero ansia, depressione, aumento dell’appetito, agitazione, irritabilità e molti altri ancora. Chi fuma sta meglio perché la nicotina concorre al rilascio di ormoni come la serotonina e la dopamina che placano queste sensazioni”, spiega la dottoressa.

Com’è possibile tenere sotto controllo le crisi d’astinenza?

Un aiuto può arrivare dai farmaci: “I farmaci disponibili, come ad esempio i cerotti, sono dei sostituti della nicotina e agiscono proprio sui suoi recettori”. Il più efficace è la vareniclina, un agonista parziale della nicotina: finge di essere nicotina tenendo a bada i recettori (diminuisce la voglia di nicotina e blocca la sensazione di appagamento derivante dalla stessa se si decide di ricominciare a fumare). Così è possibile gestire le crisi d’astinenza: “circa il 30-40% delle persone che assumono questo farmaco riescono a resistere fino a cinquantadue settimane”, afferma la specialista.

Come si combatte, invece, la dipendenza psicologica?

La dipendenza psicologica è concatenata a quella fisica. Chi fuma sa che il tabacco lo fa stare meglio e quindi tende ad accendere una sigaretta ogni volta che ne ha bisogno: ad esempio, si sente solo o nervoso o ha appetito e allora fuma. La sigaretta diventa una valvola di sfogo. “Per spezzare questo legame è bene, dunque, cambiare stili di vita, evitando quelle situazioni che in passato si associavano a quell’abitudine”, suggerisce la dottoressa Siracusano.

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